venerdì 18 febbraio 2011

150 anni di bugie. NON FESTEGGIARE!



Scrivo quest'articolo con un mese di anticipo. Volevo tenermi stretto stretto la mia filippica per il 17 marzo, 150° anniversario dell'unità d'Italia, tema davvero molto caro a me. Eppure non ci riesco, sono eccessivamente disgustato dagli spettacoli (vedi ieri Benigni a Sanremo) e dalle celebrazioni che si stanno preparando da mesi ormai.

Il 17 marzo 1861 fu dichiarata l'unità d'Italia con Vittorio Emanuele re. Il movimento risorgimentale in Italia iniziò con le famose Cinque Giornate di Milano (18-22 marzo 1848) dando vita alla Prima Guerra di Indipendenza contro gli austriaci. Il generale austriaco Radetsky fu rinchiuso nel Quadrilatero (Verona-Legnago-Peschiera-Mantova), contemporaneamente con Venezia insorgente. Sempre nel 1848, Daniele Manin dichiarò la nascita della Repubblica di San Marco (anche se Repubblica non era). Carlo Alberto, re del Regno di Sardegna, fu chiamato ad intervenire a Milano onde evitare la nascita di una repubblica. Andò per davvero a Milano per rafforzare la sua autorità, ma solo per dar vita ad una guerra di espansione del Piemonte: il suo progetto, infatti, era di strappare il Lombardo-Veneto all'Austria per via diplomatica essendo l'Austra una nazione molto più forte. Furono inviati molti volontari dallo Stato della Chiesa, dal Granducato di Toscana e da Napoli ma furono ritirati quasi tutti subito (il Regno delle Due Sicilie era alle prese con i moti indipendentisti della Sicilia, la Toscana con la Repubblica Fiorentina di Montanelli, Guarrazzi e Mazzani e lo Stato Pontificio con la Repubblica Romana di Mazzini, Saffi e Armellini e, comunque, il Papa ritornò sui propri passi perchè non poteva muovere guerra alla cattolicissima Austria). I piemontesi furono sconfitti a Custoza e il 9 agosto 1848 finì la prima fase della Guerra.Il 23 marzo 1849 riprese la Guerra sempre con Carlo Alberto, ma furono sconfitti di nuovo nella Battaglia di Novara. Lo stesso giorno, Carlo Alberto abdicò a favore del figlio Vittorio Emanuele.

In questo periodo ci fu un exploit di moti mazziniani come, ad esempio, il caso dei Martiri di Belfiore e degli sciagurati Fratelli Bandiera e Pisacane ma nessuno di loro andò a buon fine nonostante fossero anche meglio equipaggiati e accurati dei Mille di Garibaldi (fatto abbastanza strano). Nel Regno di Savoia si è vista l'ascesa alla carica di Presidente del Consiglio di Camillo Benso conte di Cavour la cui politica interna non rientra negli argomenti trattati da questo articolo. Basti sapere che iniziò come Ministro delle Finanze, poi come Ministro dell'Agricoltura, fece parte del Partito Liberal-Moderato e soppiantò il governo D'Azeglio con il famoso 'Connubbio' con Urbano Rattazzi. In politica estera ,invece, partecipò al fianco della Francia e dell'Inghilterra contro la Russia alla Guerra di Crimea. Fu criticato per la sua entrata in guerra a prima vista inutile ma con il secondo fine di ottenere il Lombardo-Veneto dall'Austria, che avrebbe aiutato senz'altro la Russia (ma poi si dichiarò a sorpresa neutrale e questa fu una delle ragioni che spiegano l'isolamento austriaco durante la Prima Guerra Mondiale), in un trattato di pace post-guerra. Nonostante avesse vinto la guerra, e non potendo avanzare pretese territoriali sull'Austria, riuscì a segnalare il problema dell'unificazione italiana dal punto di vista internazionale. Così, Cavour ottenne da Napoleone III, imperatore di Francia dopo il'48 parigino, la stipulazione del Trattato di Plombiérs (luglio 1858) che prevedeva quanto segue:
  1. La Francia sarebbe intervenuta in un'ipotetica guerra austro-piemontese solo se fosse stata l'Austria ad attaccare.
  2. Dalla conseguente vittoria, il Piemonte avrebbe ottenuto il Regno dell'Alta Italia
  3. La Francia avrebbe ottenuto i regni dell'Italia Centrale con a capo il cugino Girolamo Bonaparte più Nizza e la Savoia.
  4. Lo Stato Pontificio sarebbe stato smembrato e il Papa sarebbe stato messo a capo di una confederazione sul modello tedesco
  5. Il Regno delle Due Sicilie non sarebbe stato toccato, ma si sarebbe tentato di mettere sul trono dei Borbone un discendente di Gioacchino Murat, già re di Napoli nel periodo napoleonico.
Come si può notare, a Cavour non importava un fico secco dell'unificazione e della libertà italiana, ma solo di ottenere quante più terre possibili per il suo Piemonte.

Restava, quindi, solo da provocare l'Austria al fine di essere attaccati e di ricevere l'aiuto di Napoleone III. Quindi, Cavour militarizzò molto il Piemonte con squadroni per ogni dove. L'Austria, che non era al corrente del Trattato di Plombiérs, lanciò un ultimatum al Piemonte intimando di smilitarizzare i suoi confini. Cavour, ovviamente, rifiutò, l'Austria attaccò il Piemonte, Napoleone III partì il giorno stesso e si ebbe la Seconda Guerra di Indipendenza (26 aprile 1859). Da ricordare le battaglie di San Fermo, Varese, Solferino e San Martino. Ma successe un imprevisto: tra maggio e giugno 1859, i sovrani dei Ducati di Modena, Parma e il Granduca Leopoldo di Toscana scapparono. A Bologna e a Modena si formarono governi provvisori chiedendo l'annessione al Piemonte. Napoleone, quindi, non avrebbe più potuto ottenere le terre dell'Italia Centrale come previsto dall'accordo di Plombiérs e, inoltre, subì gravissime perdite soprattutto a Solferino (quasi 20.000 uomini). Così, Napoleone, Vittorio Emanuele e gli austriaci, firmarono l'Armistizio di Villafranca (8 luglio 1859) all'insaputa di Cavour. L'Armistizio prevedeva che la Lombardia fosse francese (che poi sarebbe stata girata al Piemonte) e un ritorno almeno dei sovrani precedenti nell'Italia Centrale. Ciò non avvenne. I governi provvisori di Modena, Parma, Firenze e Bologna formarono una forza comune. Nel marzo 1860, quindi, si fece ricorso ai Plebisciti che sancirono l'annessione al Regno di Savoia di Modena, Parma dell' Emilia Romagna e della Toscana.

Dopo la Seconda Guerra di Indipendenza (che fu considerata un fallimento nonostante la conquista della Lombardia e dell'Italia Centrale) mancavano ancora la Valle d'Aosta, il Trentino, il Veneto, lo Stato della Chiesa e il Regno delle Due Sicilie.Per conquistare il Sud Italia, Cavour finanziò la campagna di Garibaldi che partì dal porto di Quarto (GE) con i suoi famosi Mille uomini. Fu appoggiato dall'Inghilterra ovviamente. L'11 maggio 1860, Garibaldi sbarcò a Marsala in un Regno delle Due Sicilie in crisi per le rivolte a Palermo di Francresco Riso e di Rosalino Pilo. I garibaldini sconfissero i Borboni a Calatafimi e Milazzo, conquistarono l'isola e dichiararono la propria dittatura per non far pensare a Cavour che fosse un repubblicano mazziniano (20 giugno 1860). Garibaldi e Vittorio Emanuele allora fecero un attacco combinato: Garibaldi continuava la sua spedizione da sud a nord conquistando prima la Calabria (20 agosto 1860) ed entrando a Napoli il 7 settembre 1860 (a bordo di un treno per beffare la capitale partenopea che aveva la prima ferrovia Napoli-Portici e la prima locomotiva a vapore dal lontano 1839 mentre loro a stento sapevano cos'era il carbone), Vittorio Emanuele da nord a sud strappando l'Umbria e le Marche allo Stato della Chiesa con la battaglia di Castelfidardo (18 settembre 1860) per poi incontrarsi a Teano (CE) dove Garibaldi dava a Vittorio Emanuele tutto il Regno delle Due Sicilie che da allora in poi vide una crisi che dura ancora oggi. Torniamo, così, all'inizio dell'articolo. Dopo le annessioni plebiscitarie delle popolazioni meridionali, umbre e marchigiane, il 17 marzo 1861, si proclamò il primo Parlamento del Regno d'Italia con Torino capitale, lo Statuto Albertino come Costituzione e Vittorio Emanuele re.

Come si può facilmente notare anche senza un eccessivo spirito critico, la festa del 17 marzo è del tutto effimera. A quell'epoca, mancavano ancora il Veneto, il Trentino, la Valle d'Aosta e lo Stato Pontificio all'appello. Il Veneto fu annesso all'Italia dopo la Terza Guerra di Indipendenza (1866), lo Stato Pontificio crollò definitivamente con la famosa Breccia di Porta Pia il 20 settembre 1870 e il Trentino e la Valle d'Aosta furono italiane solo nel 1919 alla fine della Prima Guerra Mondiale e con lo scioglimento dell'Impero austro-ungarico. Ai fini della mia contestazione alla celebrazione del 17 marzo come festa nazionale non è importante conoscere le condizioni e le cause nel dettaglio che completarono il puzzle italiano.

Ritengo sia opportuno rivedere tutte le tappe della storia dell'unificazione italiana anche se potete star certi che circa i 3/4 di coloro che festeggiano come scimmiette cieche,mute e sorde la Guerra di Espansione Piemontese non sanno quasi nulla di tutto ciò, vedono Garibaldi come un eroe rivoluzionario, Mazzini come un martire del libero pensiero e Cavour un paladino della giustizia e della libertà. Come si può ben vedere dalle voci della storiografia ufficiale che vi ho esposto poc'anzi, questa unificazione altro non fu che l'espansione, la colonizzazione da parte del Regno di Savoia. Il bersaglio di tutta questa ferocissima campagna è stato soprattutto il Sud. Fino all'unificazione, il Sud era la potenza più grande in Europa dopo l'Inghilterra, erano ricchi, all'avangurdia, meta di intellettuali e filosofi. Hanno scritto la storia in modo che la politica dei Borbone fosse fatta apparire arretrata, con una pesante e spossante burocrazia. Niente di tutto questo. Re Ferdinando IV era un liberale che si metteva in tasca Cavour o Ricasoli, che fece vivere Napoli al massimo del suo splendore. Il Regno delle Due Sicilie era il più ricco e il più avanzato Stato pre-unitario nonchè il più popolato. Aveva la terza flotta mercantile al mondo e questo provocò un'occupazione operaia senza precedenti, con lavoratori provenienti dal Piemonte, dal Lazio, dalla Toscana e dalla Liguria. Napoli fu la prima città italiana per numero di tipografie (113), per pubblicazione di giornali, riviste, conservatori musicali e teatri nonchè il primo Stato ad attuare l'istruzione obbligatoria (alla faccia delle stime che danno l'analfabetismo con una media dell'85% al Sud con punte di 90% in Sicilia). Inoltre, i giovani potevano sposarsi senza chiedere il permesso ai propri genitori e le donne non erano costrette a portare la dote. Napoli ebbe il primo osservatorio astronomico, ebbe il primo telegrafo italiano, la prima città con illuminazione a gas in Italia (terza in Europa dopo Londra e Parigi) nonchè la prima nave a vapore in Italia e il primo transatlantico al mondo che collegava Palermo a New York. Questo è il poco che mi viene a mente, per approfondire, andate qui, qui, qui e qui .

L'unità d'Italia è una maschera di infamia, retorica, insignificanti idee di libertà ed uguaglianza. Altro non è stata che una colonizzazione. Sì, il Sud è solo una colonia del Nord. "Loro" erano i civilizzatori e "noi" gli ignoranti da conquistare. Il Sud è un Commonwealth, un aggregato Non appena si è conquistato il Sud subito si è provveduto a depredarlo e ad un uccidere, si è aperto subito il campo di concentramento di Fenestrelle dove morirono più meridionali lì che in tutt'Italia durante la guerra civile del '45. Da allora iniziò il vuoto economico, politico e morale che ancora oggi si vive. Il Sud è stato privato della propria storia, delle proprie tradizioni e della propria cultura. Hanno gettato via la memoria meridionale. Si è voluto creare l'immagine delllo schiavo che non è davvero schiavo, è libero e la sua condizione non è mai stata migliore di questa. Questo è il messaggio che viene lanciato da queste campagne pro-unità. Nonostante mancassero diversi importanti terreni, ad esempio, si è proclamato il Regno d'Italia proprio dopo la conquista del Sud per cominciare ad estirpare dalle menti meridionali qualsiasi tipo di indipendenza, di autonomia o di intellettualità. La loro mente è stata straziata inculcando loro la convinzione di essere davvero inferiori, le loro città distrutte, i loro abitanti deportati e le loro donne stuprate. Ma non ci sono ricordi di tutto questo. C'è, anzi, la beffa di festeggiare il loro eccidio. Il Regno d'Italia è una truffa ed una colonia. Quando una nazione non unisce vuol dire che ha fallito. Pertanto va distrutta.

Ma, direte voi, come è possibile non essersi ripresi dopo 150 anni? Se avevano davvero la flotta più potente d'Europa, come mai hanno ceduto a Mille umini disarmati e incapaci di combattere? La verità è che i Mille di Garibaldi non hannno dovuto far altro che avanzare. Lo scontro non ci fu affatto. I Borbone avrebbero potuto schiacciare quella misera Armata Brancaleone come una mosca. Non avvenne. Napoli, la capitale degli intellettuali, non aveva potuto fare a meno di richiamare noti esponenti della massoneria i quali non attaccarono i loro confratelli (come avvenne nella Guerra di Indipendenza Americana). Gli scontri furono assolutamente ridicoli. La massoneria napoletana, però, era contraria al governo dei Borbone così hanno voluto distruggerlo definitivamente anzichè organizzare un plebiscito fasullo ma pacifico come in Emilia Romagna, in Toscana, in Umbria e nelle Marche. I Borbone furono uccisi e sconfitti con brutalità il 1° ottobre 1860 nella Battaglia del Volturno dai garibaldini (di cui non uno era italiano. Tutti africani, svizzeri o tedeschi) e dalla massoneria inglese che, ovviamente, aveva tutto l'interesse di conquistare una terra tanto importante per i commerci sul Mediterraneo.

In conclusione, l'unità d'Italia si basa sul tradimento, sull'alterazione delle menti e dei documenti, sui complotti e sulla sottomissione. Si basa sullo sfruttamento, sulla violenza, sulla cattiveria. Io di certo non mi sento italiano, non voglio essere figlio di questa relatà e senz'altro boicotterò qualsiasi festeggiamento. Io non festeggio 150 anni di sottomissione e tu?

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