martedì 29 marzo 2011

Roberto Benigni a Sanremo 2011: commento con tutte le bugie





Sono davvero indignato. "Che novità!" penserete voi. Ma stavolta sono davvero furioso e mi rammarico di aver fatto un mese di ritardo. Sono stato assolutamente sconvolto dalla retorica e dalle bugie dette da Roberto Benigni nella serata del 17 febbraio 2011 a Sanremo. Vorrei fare un piccolo elenco di questo episodio che ha fatto venire i brividi a milioni di persone e che è stato chiamato ad essere uno dei discorsi più belli mai fatti in tv. Per favore, mettete play al video e seguite la mia lista. Dopo un passabile inizio passato a sfottere Berlusconi come al solito, abbiamo:

  • Minuto 10:02. I Carbonari altro non erano se non cospiratori pagati dalla Massoneria internazionale e appoggiati dalla camora;
  • Minuto 10:50. La Casa di Savoia erano degli infami, ladri e soppressori. Tra di loro abbiamo Re Carlo Alberto chiamato il "Re Tentenna" per la sua codardia; Vittorio Emanuele II macchiatosi dell'eccidio e della sottomissione del Meridione; Umberto I coinvolto nei peggiori omicidi e, addirittura, nelle repressioni del '48 in Italia; Vittorio Emanuele III era un codardo scappato a Brindisi lasciando Roma in mano ai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale; Vittorio Emanuele intercettato per vari reati tra i quali addirittura l'omicidio e poi Emanuele Filiberto di cui, spero, non ci sia bisogno di fare commenti;
  • Minuto 13:13. La cosiddetta "impresa" è stato frutto di un accordo preso con i Massoni inglesi e finanziato dalle casse del Piemonte (difatti, Ippolito Nievo ebbe un naufragio proprio per questo: un inviato dai servizi segreti piemontesi, mise una bomba sulla sua nave diretta da Palermo a Napoli per evitare che venissero a galla alcuni documenti scottanti per il Piemonte);
  • Minuto 13:37. Il "mondo" viveva ancora nella serena pace del Congresso di Vienna. L'"impresa" italiana fu talmente importante che non fu considerata una guerra tale da sconvolgere quell'equilibrio. Poco più di una rissa in un bar;
  • Minuto 14:14. Garibaldi un mito per chi? Per i colonizzatori piemontesi e per i camorristi che presero in mano i plebisciti per annettere gli altri Regni al Piemonte?
  • Minuto 14:38. Il Piemonte ha dato tutti a chi? A che cosa? Ha dato tutto a se stesso forse. L'Italia è solo una Guerra di espansione piemontese e noi siamo costretti a ricordarla. E' come se la Polonia celebrasse l'invasione tedesca del settembre 1939;
  • Minuto 14:59. Paragonare Charles Dickens a Dante e a Shakesperare è un po' un azzardo. Avrei cose da dire, ma lasciamoglielo.
  • Minuto 15:30. Esempio della peggior retorica di regime degna del miglior Mussolini.
  • Minuto 16:06. Qualcuno vuole spiegargli che il compimento di una nazione non è per forza un atto di civiltà? Oppure che la Germania si è unita 10 anni dopo l'Italia e, nel frattempo, aveva già dato vita al Romanticismo con lo Sturm und Drung, all'idealismo filosofico con Fichte, Schelling ed Hegel e che avevano già scritto le leggi della fisica con Kirchoff e Ohm mentre in Italia non c'era nemmeno l'istruzione obbligatoria? Una vergognosa bugia ed ancora più vergognosi gli applausi di un pubblico ignorante e caprone.
  • Minuto 16:26. E lui cosa sta facendo? Non sta facendo un'esaltazione falsa e retorica considerando il proprio Paese migliore di tutti mentre gli altri solo barbari e ignoranti, come poi vedremo?
  • Minuto 17:53. Non è affatto vero. Loro hanno avuto solo mercenari a carico così come loro stessi.
  • Minuto 18:00. Quale casta di italiani hanno arricchiato?
  • Minuto 18:25. Sono assolutamente d'accordo. Ecco perchè sto scrivendo questa lista di bugie dette da Benigni.
  • Minuto 19:00. Cosa ha fatto, ha descritto il Sud dopo l'annessione al Piemonte?
  • Minuto 21:01. Questo discorso sull'allegria come prerogativa italiana è un qualcosa di raccapricciante.
  • Minuto 22:03. La politica Borbonica fu molto avanzata. Ha avuto delle grandezze, delle ricchezze e dell'avanzamento culturale che il resto d'Italia poteva solo sognare. Solo gli ignoranti credono ancora alla storia del Piemonte avanzato e i Borbone arretrati quali, purtroppo, Benigni. Ma con ciò non voglio dire che non avesse lati negativi, ma io preferisco un miliardo di volte la "dittatura Borbonica" alla "democrazia italiana" che ci ha portato solo tonnellate e tonnellate di spazzatura sulle nostre fantastiche strade. Meglio non dire qual era la democrazia e la tolleranza dei piemontesi. Meglio glissare su questo fatto.
  • MInuto 22:16. Oggi l'Italia è giusta e felice, giusto?
  • Minuto 23:46. Come è possibile che una persona che lotta per l'unità d'Italia difenda la Repubblica Romana? Mi sembra una leggera contraddizione no?
  • Minuto 23:51. D'accordissimo. Per questo il discorso di Benigni è una totale vergogna e niente ha contribuito più ad addormentare le persone.
  • Minuto 26:20. Che vergogna, che schifo. Addirittura un incitamento al razzismo che lui ha tanto detto di aborrare. Cos'ha contro la cultura fenicia? Perchè l'Italia avrebbe dovuto essere inferiore se fosse stata fenicia? Non sa che il primo alfabeto è stato fenicio? Non sa che la lingua italiana, che lui ha deciso di amare, deriva da lì? Benigni per questa frase dovrebbe solo vergognarsi. Ma lui si può permettere tutto, lui è un intellettuale....
  • Minuto 27:14. Roma era una città di bruti e di bifolchi. La sua grandezza di cultura è da attribuirsi al contatto con la cultura ellenistica. I primi documenti scritti sono di Livio Andronico, di cultura e nascita greca, deportato come schiavo a Roma dopo la conquista di Taranto che spalancò le porte alla cultura estera che fece grande Roma. Identico discorso per le forme d'arte e per le tecniche di combattimento, esportate dai popoli conquistati. Quanta ignoranza ha il nostro Benigni....
  • Minuto 28:34. O degli immensi ladri...
  • Minuto 29:00. Cos'è quell'espressione schifata sulla sua faccia alla pronuncia di "stranieri"? Che lo spettro del razzismo e del "nazionalismo" abbia posseduto il nostro Roberto?
  • Minuto 32:00. Incommentabile. Una vergogna.
  • Minuto 33:37. Questa non l'ho capito. Molto oscuro...
  • Minuto 33:38. Peccato che Totò e Luciano De Crescenzo abbiano tradotto in napoletano le opere di Shakespeare, di Gray e persino dell'Odissea e sono tutte dei capolavori immensi.
  • Minuto 35:52. Ennesima esasperazione dell'Italia. Forse gli è sfuggito che la bandiera italiana altro non è che una volgare copia di quella francese. Ci sono bandiere assolutamente simboliche e fantastiche. Mi riferisco, ovviamente, alla Gran Bretagna e agli Usa.
  • Minuto 36:25. "Unione", "amore", "popoli". Ha citato tre delle parole più retoriche e prive di significato presenti nella lingua italiana. Non ho capito nulla di cosa voleva dire.
  • Minuto 37:26. Secondo voi è un onore quello di essere uccisi mentre si scappa dal nemico?
  • Minuto 39:34. Cioè? Ora sta cercando di dire che l'espressione più alta dell'unità d'Italia sia la Lega? I leghisti, quei pochi che abbiano aperto un libro di storia (seppur modificata, sempre storia è), ricordano quell'evento non perchè abbiano difeso l'Italia, ma per segnalare la superiorità dei Comuni esistenti solo al Nord (fatto visto come estremo avanzamento dalla storiofrafia ufficiale, ma non ha appena detto che se siamo uniti siamo più forti? All'epoca esisteva già il Regno di Napoli ed era pressocchè identico al Regno delle Due Sicilie poi distrutto) e per il fatto di aver respinto uno straniero con la forza.
  • Minuto 41:48. Qualcuno gli vuole ricordare che, in uno scenario di guerra, il più pulito ha la rogna? In tutte le guerre sono presenti mercenari ed atti di infamia. Questi espisodi sono polvere, servono solo ad accrescere la retorica di regime.
  • Minuto 42:26. Chi violentava chi? Cosa hanno fatto i cari piemontesi nell'invasione del Regno delle Due Sicilie? Altro che violenza. Hanno fatto il più grande genocidio della storia italiana. Come mai non parla del campo di concentramento di Fenestrelle?
  • Minuto 46:12. Morti per chi? Di certo non per tutti
  • Minuto 46:20. Che squallora, che vergognosa retorica..
Il tutto si conclude con un' esecuzione dell'inno di Mameli. E' una vergogna. Benigni è davvero caduto in basso con questo. A me non è mai piaciuto, ma l'ho considerato sempre una persona intelligente, pseudo intellettuale di sinistra sì, ma pur sempre intelligente. Ora che l'ho sentito sparare questa quantità industriale di bugie narrate dalla storia delle elementari, anche col compenso di 500 000 euro pagati dagli abbonati, non avrò più la stessa opionione. Se Benigni pensa sul serio le stupidaggini che ha detto vuol dire che è un ignorante non poi così intelligente, se invece le conosce allora vuol dire che è un venduto e non merita l'attenzione di nessuno. Mi dispiace Roberto, sei stato una delusione.

lunedì 21 marzo 2011

Pensando alla Guerra in Libia...


Alla fine la situazione è degenerata per andare nelle braccia della peggior soluzione possibile. Sabato 19 marzo alle ore 17:49, sono partiti gli aerei francesi per dare il via ai bombardamenti, seguiti dai sottomarini inglesi e americani. Si è mobilitata l'intera NATO con l'appoggio della Lega Araba e la partecipazione del Qatar e degli Eau. Le nazioni che partecipano alla cosiddetta Odissey Dawn sono: Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Usa, Norvegia, Qatar e Eau contro la Libia del rais di Gheddafi. I raid si susseguono sulle varie città libiche con una sconvolgente giostra di bugie: entrambi gli schieramenti si accusano a vicenda dicendo che l'uno fa stragi di civili al contrario dell'altro, ci sono bombardamenti da ambo i lati, anche dagli stessi libici su città libiche. Entrambi si riempiono la bocca di paroloni insignificanti e retorici: i "gheddafiani" dicono che il popolo libico è per Gheddafi perchè unico ad aver dato loro la libertà negata dagli Usa, gli altri che Gheddafi è un dittatore illiberale e il loro unico scopo è di dare libertà ai popoli arabi oppressi. Addirittura il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito queste rivolte tunisine, algerine, egiziane, barahiniane e libiche "Risorgimento Arabo". Ogni giorno ci sono notizie contrastanti e forse false entrambe su bombardamenti e uccisioni, si parla addirittura della morte del figlio di Gheddafi. L'Italia, dal canto suo, ha messo a disposizione ben 7 basi aeree agli americani e agli inglesi: due in Puglia, uno in Sardegna, uno in Veneto e ben tre in Sicilia. Le operazioni, gli sbarchi e gli attacchi saranno coordinati dall'imponente base NATO di Napoli costruita nell'aereoporto civile di Capodichino (e, guarda caso, anche quest'ultimo coinvolto nelle operazioni con decine di aereoporti militari in giro), in un quartiere davvero sporco, degradato e desolato. Di solito certe costruzioni portano prestigio al quartiere di appartenenza, ma nel caso di Napoli, purtroppo, così non fu.

Credo sia superfluo dire che questa è una guerra di espansione delll'Inghilterra o degli USA per avere il petrolio o per costruire centrali nucleari in posti "isolati dalla civiltà". Non mi stupirei se si venisse a sapere che persino la rivolta libica iniziale sia stata tutta organizzata da qualche congregazione di Alti (vedi articolo sulla Questione Meridionale) che hanno senz'altro in mano la NATO e tutte le forme di diplomazia internazionale. L'Italia, quindi, si è messa in fila elemosinando una briciola delle ricchezze che i potenti guadagneranno come un cane che si siede vicino ai piedi del padrone che mangia nella speranza che questi gli dia qualche crosta o qualche briciola. Con la solita fedeltà e con la solita onestà che contraddistingue la sua politica estera fin dalla sua nascita (dalle famose Guerre di Indipendenza già ampiamente trattate, passando dall'invasione della Libia nell'età di Giolitti,guarda caso, giusto 100 anni fa, passando con la rottura della Triplice nella Prima Guerra Mondiale e una serie di altri e alti tradimenti), l'Italia ha violato numerosi trattati di pace con la Libia. Ora vi riporto la versione integrale facilmente consultabile andando su camera.it :
DISEGNO DI LEGGE
presentato dal ministro degli affari esteri
(FRATTINI)
di concerto con il ministro dell'interno
(MARONI)
con il ministro della difesa
(LA RUSSA)
con il ministro dell'economia e delle finanze
(TREMONTI)
con il ministro dello sviluppo economico
(SCAJOLA)
con il ministro delle infrastrutture e dei trasporti
(MATTEOLI)
con il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca
(GELMINI)
con il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali
(SACCONI)
con il ministro per i beni e le attività culturali
(BONDI)
con il ministro per i rapporti con le regioni
(FITTO)
e con il ministro per le politiche europee
(RONCHI)
Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008
Presentato il 23 dicembre 2008



Onorevoli Deputati! - Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia è stato firmato a Bengasi il 30 agosto 2008 dall'onorevole Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e dal leader della Rivoluzione, Muammar El Gheddafi, a coronamento degli sforzi compiuti negli ultimi anni per trovare una soluzione soddisfacente ai contenziosi storici e per definire un nuovo e bilanciato partenariato. L'Italia è stata, negli anni dell'isolamento internazionale della Libia, il principale partner di riferimento per Tripoli. Nonostante ciò, mentre la Libia andava normalizzando i propri rapporti con i Paesi occidentali, continuavano a pesare sul rapporto bilaterale italo-libico tutte le problematiche e i contenziosi retaggio del passato coloniale. Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione persegue, pertanto, l'obiettivo strategico, per un verso, della chiusura definitiva del «capitolo del passato», con la soluzione dei contenziosi bilaterali, e, per l'altro verso, della costruzione di una nuova fase delle relazioni italo-libiche, basata sul rispetto reciproco, sulla pari dignità e su un rapporto paritario e bilanciato. Tale duplice finalità è affermata esplicitamente nel Preambolo del Trattato, nel quale si fa anche riferimento al rammarico già espresso dall'Italia per le sofferenze arrecate al popolo libico a seguito della colonizzazione italiana, alle iniziative già realizzate dal nostro Paese in attuazione delle precedenti intese, nonché al contributo dato dall'Italia al superamento dell'embargo nei confronti della Libia. Sempre nel Preambolo, le due Parti esprimono l'intenzione di fare del Trattato il quadro giuridico di riferimento per lo sviluppo di un rapporto bilaterale «speciale e privilegiato», caratterizzato da un forte e ampio partenariato politico, economico e in tutti gli altri settori di collaborazione. Su un piano più generale, dopo aver rimarcato i legami di amicizia tra i due popoli e il comune patrimonio storico e culturale, le due Parti riaffermano il loro impegno a operare per il rafforzamento della pace, della sicurezza e della stabilità, in particolare nella regione del Mediterraneo. A questo riguardo è fatto anche riferimento, sempre nel Preambolo, alla partecipazione dell'Italia e della Libia rispettivamente all'Unione europea e all'Unione africana, nei cui ambiti le Parti si riconoscono impegnate nella costruzione di forme di cooperazione e di integrazione in grado di favorire l'affermazione della pace, la crescita economica e sociale e la tutela dell'ambiente. Oltre al Preambolo, il Trattato si compone di 23 articoli, suddivisi in tre capi: il primo (articoli 1-7) relativo ai princìpi generali; il secondo (articoli 8-13) concernente la chiusura del capitolo del passato e dei contenziosi; il terzo (articoli 14-23) relativo al nuovo partenariato bilaterale.

Capo I (articoli 1-7). Princìpi generali.

I princìpi generali riguardano: il rispetto della legalità internazionale, in base al quale le Parti, sottolineando la centralità delle Nazioni Unite nel sistema delle relazioni internazionali, si impegnano ad adempiere in buona fede agli obblighi derivanti dai princìpi e dalle norme del diritto internazionale universalmente riconosciuti, nonché inerenti al rispetto dell'ordinamento internazionale, con implicito riferimento alle norme di carattere pattizio cui sono vincolate (articolo 1); il rispetto dell'uguaglianza sovrana degli Stati (articolo 2); l'impegno a non ricorrere alla minaccia o all'impiego della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica della controparte o a qualunque altra forma incompatibile con la Carta delle Nazioni Unite (articolo 3); l'impegno alla non ingerenza negli affari interni e, nel rispetto dei princìpi della legalità internazionale, a non usare né concedere l'uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile nei confronti della controparte (articolo 4); l'impegno alla soluzione pacifica delle controversie (articolo 5); il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, conformemente alle rispettive legislazioni e agli obiettivi e princìpi della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione universale dei dritti dell'uomo (articolo 6); l'impegno al dialogo e alla comprensione tra culture e civiltà, mediante l'adozione di tutte le iniziative che, ispirate ai princìpi della tolleranza, della coesistenza e del reciproco rispetto, consentano di disporre di uno spazio culturale comune (articolo 7).

Capo II (articoli 8-13). Chiusura del capitolo del passato e dei contenziosi.

L'Italia si impegna a realizzare in Libia «progetti infrastrutturali base» (articolo 8), che dovranno essere concordati tra i due Paesi, nei limiti di una spesa complessiva di 5 miliardi di dollari americani, per un importo annuale di 250 milioni di dollari americani per venti anni. Le aziende italiane provvederanno alla realizzazione di tali progetti secondo un calendario concordato tra le Parti. I fondi finanziari saranno gestiti dalla Parte italiana mentre la Libia renderà disponibili i terreni, senza oneri per l'Italia o per le aziende costruttrici. Queste saranno altresì agevolate dalla Grande Giamahiria nel reperimento in loco dei materiali necessari e nell'espletamento di procedure doganali e d'importazione, in esenzione dalle relative tasse. Parimenti in esenzione dalle tasse saranno i consumi di energia elettrica, gas, acqua e linee telefoniche.
Al fine di individuare le caratteristiche tecniche dei progetti di cui all'articolo 8 e di stabilire l'arco temporale complessivo, nonché le cadenze della loro realizzazione, è prevista l'istituzione di una Commissione mista paritetica, costituita da componenti designati dai rispettivi Stati (articolo 9).
La Commissione mista individuerà, inoltre, indicando tempi e modalità di affidamento e di esecuzione, importanti opere infrastrutturali, progetti industriali e investimenti che la Libia si impegna a garantire a società italiane, sulla base di specifiche intese dirette e a prezzi da concordare tra le Parti. La conclusione e il buon andamento di tali intese rappresentano le premesse per la creazione di un forte partenariato italo-libico nel settore economico, commerciale e industriale, ai fini della realizzazione degli obiettivi del Trattato, in uno spirito di leale collaborazione. In altri termini, la creazione di un solido e ampio partenariato economico-industriale è condizione essenziale per la realizzazione del Trattato nel suo complesso e, quindi, per il rispetto anche degli impegni assunti dall'Italia.
Alla Commissione mista sono attribuiti compiti di verifica degli impegni presi, di segnalazione ai Ministeri degli affari esteri dei due Paesi di eventuali inadempienze e di proposta di soluzioni a livello tecnico.
L'Italia si impegna, inoltre, a realizzare, per un ammontare di spesa complessivo che sarà concordato tra i due Paesi, alcune «iniziative speciali» (articolo 10): la costruzione di 200 unità abitative; l'assegnazione di borse di studio universitarie e post-universitarie a un contingente di 100 studenti libici, rinnovabili più volte e che saranno oggetto di una specifica intesa; un programma di cure presso istituti italiani a favore di alcune vittime dello scoppio di mine in Libia; il ripristino del pagamento delle pensioni di guerra ai titolari libici, civili e militari, e ai loro eredi; la restituzione alla Libia di manoscritti e di reperti archeologici trasferiti in Italia in epoca coloniale.
La definizione delle modalità di esecuzione di tali «iniziative speciali», e del limite di spesa annua da impegnare per ognuna di esse, sarà affidata ad appositi Comitati misti.
A fronte degli impegni assunti dall'Italia, la Libia si impegna: ad abrogare tutti i provvedimenti e le norme regolamentari che impongono vincoli o limiti alle sole imprese italiane operanti in Libia (articolo 9, paragrafo 2); a concedere, dalla firma del Trattato e senza limitazioni o restrizioni di sorta, visti di ingesso ai cittadini italiani espulsi nel 1970 (articolo 11); a sciogliere l'Azienda libico-italiana (ALI) (articolo 12), che, pur essendo stata originariamente concepita con finalità opposte, finora si è rivelata nei fatti un serio ostacolo allo sviluppo della presenza economica italiana in Libia (le nostre aziende sono state costrette a versare contributi obbligatori all'ALI pari fino al 5 per cento del valore dei contratti acquisiti, con una evidente discriminazione a danno delle stesse aziende rispetto alla concorrenza). Tali contributi, già versati, saranno utilizzati per la costituzione del Fondo sociale, che sarà gestito da un Comitato misto paritetico per le finalità che erano state previste al punto 4 del Comunicato congiunto italo-libico del 4 luglio 1998, in particolare per l'avvio della realizzazione delle «iniziative speciali» relative all'assegnazione delle borse di studio e al programma di cure di cui al citato articolo 10 (iniziative queste già previste da precedenti intese intergovernative e realizzate dall'Italia). Definite le modalità di gestione dell'ammontare già costituito e le iniziative da finanziare (oltre a programmi di cura per vittime dello scoppio di mine e a progetti di formazione universitaria e post-universitaria, anche eventuali progetti di bonifica dalle mine e di valorizzazione delle aree interessate), le Parti considereranno definitivamente esaurito il Fondo sociale. Il finanziamento da parte italiana per la realizzazione delle «iniziative speciali» continuerà, quindi, in attuazione delle disposizioni del Trattato.
La Libia si impegna a raggiungere con uno scambio di lettere una soluzione dell'annosa questione dei crediti vantati dalle aziende italiane nei confronti di amministrazioni ed enti libici, sulla base del negoziato finora condotto nell'ambito dell'apposito Comitato misto sui crediti (articolo 13). Nel medesimo scambio di lettere sarà anche definita la questione dei debiti di natura fiscale e/o amministrativa di aziende italiane nei confronti di enti libici (per un ammontare peraltro assai limitato rispetto ai crediti vantati dalle stesse aziende).
Sulla base di una ricognizione effettuata nel 2003, su incarico di entrambi i Governi, dalla banca italo-araba UBAE e dall'ALI, le pretese creditorie delle aziende italiane nei confronti di amministrazioni ed enti libici ammontano complessivamente a oltre 620 milioni di euro solo in conto capitale (non tutti i crediti sono peraltro corredati da sufficiente documentazione probatoria), mentre i debiti di natura essenzialmente fiscale e doganale, che solo alcune aziende hanno nei confronti della Libia, ammonterebbero, complessivamente, a 33 milioni di euro.

Capo III (articoli 14-23). Nuovo partenariato bilalerale.

L'articolo 14 prevede meccanismi di consultazione politica, con riunioni annuali a livello di Capi di Governo, definite «Comitato di partenariato», e di Ministri degli affari esteri, definite «Comitato dei seguiti». A quest'ultimo spetterà in particolare il compito di seguire l'attuazione del Trattato, adottando i provvedimenti che si rendessero necessari. Sono altresì previste, nello stesso articolo, regolari riunioni tra altri esponenti dei due Governi. Gli articoli da 15 a 18 prevedono l'impegno delle Parti in favore di varie forme di collaborazione, ai fini dell'intensificazione della cooperazione scientifica, culturale, economica e industriale, tra cui la realizzazione di programmi di formazione e di specializzazione post-universitarie, nonché lo sviluppo di rapporti tra università e istituti di ricerca e di formazione delle due Parti (articolo 15); contatti diretti tra enti e organismi culturali dei due Paesi (agevolando in particolare l'attività dei rispettivi istituti culturali a Roma e a Tripoli) e l'ulteriore impulso alla collaborazione nel settore archeologico (articolo 16); la promozione di progetti di trasferimento di tecnologie, la collaborazione nei settori delle opere infrastrutturali, dell'aviazione civile, delle costruzioni navali, del turismo, dell'ambiente, dell'agricoltura e della zootecnia, delle biotecnologie, della pesca e dell'acquacoltura - relativamente alle quali si prevede la realizzazione di un'intesa tecnica, già in fase di negoziato - nonché lo sviluppo degli investimenti diretti e la costituzione di società miste (articolo 17); il rafforzamento del partenariato nel settore energetico, con un'attenzione particolare alle energie rinnovabili (articolo 18). Nell'ambito della cooperazione culturale di cui al citato articolo 16, è in particolare prevista una specifica collaborazione archeologica in materia di restituzione dei reperti e dei manoscritti rinvenuti in Libia in epoca coloniale, con l'istituzione di un apposito Comitato misto. All'articolo 19 è prevista l'intensificazione della collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all'immigrazione clandestina, con un richiamo all'Accordo firmato a Roma il 13 dicembre 2000 e con un esplicito riferimento alle successive intese tecniche, tra cui in particolare, per quanto concerne la lotta all'immigrazione clandestina, i Protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007, dei quali ci si attende pertanto una compiuta attuazione da parte libica. Le due Parti promuoveranno la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle competenze tecnologiche necessarie. L'Italia si è impegnata a sostenere il 50 per cento dei costi di realizzazione di tale sistema, mentre per il restante 50 per cento Italia e Libia chiederanno all'Unione europea di farsene carico, tenuto conto delle intese intervenute tra Tripoli e Bruxelles, anche su questo aspetto, con la firma di un Memorandum of Understanding (MoU) nel luglio 2007. Su un piano più generale, le due Parti collaboreranno alla definizione di iniziative volte a prevenire il fenomeno dell'immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori. L'articolo 20 riguarda la collaborazione nel settore della difesa, prevedendo la finalizzazione di specifici accordi relativi allo scambio di missioni tecniche e di informazioni militari, nonché lo svolgimento di manovre congiunte. Le Parti si impegnano, altresì, ad agevolare la realizzazione di un forte e ampio partenariato industriale nel settore della difesa e delle industrie militari. È infine previsto, sempre in tale articolo, l'impegno politico dell'Italia a sostenere nelle opportune sedi internazionali la richiesta della Libia di indennizzi per i propri cittadini vittime dello scoppio di mine e per la riabilitazione dei territori danneggiati. L'articolo 21, relativo alla non proliferazione e al disarmo, tratta di collaborazione politica internazionale. Le Parti si impegnano infatti, nel pieno rispetto degli obblighi internazionali in materia, ad adoperarsi per fare del Mediterraneo una zona priva di armi di distruzione di massa. L'articolo 22 concerne l'intenzione delle Parti di favorire la collaborazione tra le rispettive Istituzioni parlamentari e gli enti locali. L'articolo 23, relativo alle disposizioni finali, ribadisce come il Trattato, sottoposto a ratifica secondo le rispettive procedure costituzionali, costituisca, nel rispetto della legalità internazionale, il principale strumento di riferimento per lo sviluppo delle relazioni bilaterali, in sostituzione del Comunicato congiunto del 4 luglio 1998 e del Processo verbale delle conclusioni operative del 28 ottobre 2002. Il Trattato, che entrerà in vigore al momento dello scambio degli strumenti di ratifica, potrà, come d'uso, essere modificato previo accordo tra le Parti e le modifiche entreranno a loro volta in vigore alla data di ricezione della seconda delle due notifiche. A suggello, infine, della nuova fase nelle relazioni tra Italia e Libia aperta dal Trattato, nello stesso articolo 23 si prevede che il 30 agosto sia considerato in entrambi i Paesi come «Giornata dell'amicizia italo-libica». Anche se non espressamente previsto nel Trattato, i libici si sono, di conseguenza, impegnati a non celebrare più, il 7 ottobre, la cosiddetta «Giornata della vendetta», che ricordava l'espulsione degli italiani dalla Libia nel 1970. La firma del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione con Tripoli segna, in definitiva, un cambiamento «storico» nelle relazioni bilaterali e se, come riteniamo, da parte libica si vorrà onorare in buona fede gli impegni assunti, la sua applicazione consentirà di superare definitivamente i contenziosi bilaterali e di avviare una nuova fase nel rapporto tra l'Italia e la Libia, caratterizzata dal rafforzamento della collaborazione in tutti i campi di reciproco interesse e dalla creazione di un forte partenariato politico ed economico.


Come vedete è tutto riportato qui, nero su bianco, l'infame tradimento di cui l'Italia si è macchiata, l'ennesimo e qualcosa mi dice non ultimo della sua storia. L'Italia ha fatto sì che il signor Muhammar Gheddafi, forse uno degli uomini più disgustosi presenti sullo scenario della diplomazia mondiale, abbia ragione nei confronti dell'Italia e abbia ragione nell'odiare gli italiani. Ora l'Italia partecipa ad i raid e uccide come chiunque altro. Purtroppo ora non si può più parlare nemmeno di guerra. Ora, nella neolingua degli Alti, si chiama missione umanitaria o azioni necessarie per salvaguardare i civili. Propinano ai Bassi il loro concetto becero, contorto e malato di guerra giusta, di guerra di liberazione. Nessuna guerra è giusta perchè nessuna è civile e nessuna aiuta le "democrazie". Le guerre rappresentano un'inutile carneficina di soldati mandati al massacro, di gente ,già di per sè violenta e senza scrupoli, la cui cattiveria è stata acuita da mesi di caserma e di lavaggio del cervello. E alla fine? Chi ne trarrà profitto da un destino di una guerra? Gli Alti. Loro e sempre e soltanto Loro. La guerra è la massima espressione di come gli Alti possono davvero far ciò che vogliono di chiunque. Sono retti su scale di diamante. A tutto questo squallido teatrino partecipa anche il presidente americano Barack Obama, premio Nobel per la pace. Una vera delusione sotto tutti i punti di vista. Abbia almeno la decenza di riconsegnare il Nobel.

L'altro giorno stavo guardando uno spezzone di Annozero. Ho sentito le dure critiche di Gino Strada, fondatore della ONG Emergency, nei confronti dell'entrata in guerra dell'Italia. Mi sono oltremodo imbarazzato ascoltando la risposta di Ignazio La Russa, grande promotore della guerra e non dimentico del suo passato da picchiatore fascista nell'Msi, il quale sosteneva che "la pace mondiale è un'utopia, soddisfatto che la sinistra abbia finalmente lasciato nel cassetto le loro bandiere multicolori" e "le guerre esistono da quando esiste l'uomo". Una vergogna, una totale mancanza di senso civico. Le guerre esistono da quando l'uomo scoprì una fonte di guadagno in tutto, da quando nei primitivi Alti nacque il senso di bramosia che tutto muove. Oggi è lo stesso ragionamento. Come mai non sono intervenuti in Tibet? Come mai nelle dittature sudamericane, indonesiane e asiatiche non sono mai intervenuti? Perchè, forse, non avrebbero tratto gadagno? Non c'era il petrolio o il gas a fare da magnete? E poi che ragionamento è questo? Come è vero ciò che ha detto lui, è vero anche che l'uomo ha ucciso un altro uomo da quando è stato messo al mondo. Questa allora sarebbe una buona ragione per scendere in strada e fare una strage con una mitraglietta? Sarebbe una valida ragione quella di dire "è un'utopia pensare che l'uomo smetta di uccidere un altro uomo, quindi lo faccio anche io"? Una bestia davvero. Sono disgustato ed indignato.

Ma sto dilagando. Io sono sempre contro qualsiasi maledetta guerra perchè non è altro che una manipolazione. Perchè non vanno Frattini, La Russa, Berlusconi, Obama e Gheddafi a combattere? Non che la sinistra sia meglio. Non hanno mai difeso la pace, anzi hanno pressato Berlusconi perchè non è intervenuto prima. Una vergogna. Ma questo è il mondo e tale rimarrà finche ci sarà questa gerarchia tra Alti e Bassi.

mercoledì 16 marzo 2011

Perchè il nucleare sarebbe un fallimento in Italia


Dopo la tremenda catastronfe in Giappone, i soliti sciacalli di sinistra approfittano di questra indicibile tragedia per attaccare Berlusconi sulla sua legge a favore della diffusione di centrali nucleari in Italia. Nonostante io sia alle prese con i festeggiamenti della falsa unità d'Italia già da un bel po', il Giappone è un punto fisso nella mia mente perchè è un guaio mondiale, non solo giapponese.

Nella notte italiana tra venerdì e sabato, un tremendo terremeto di 8.9 -9.0 gradi della scala Richter ha colpito il Giappone. Finora nulla di preoccupante dato che i terremoti di magnitudo non inferiore a 6.0 gradi sono all'ordine del giorno. C'è un'organizzazione, un progresso e un avanzamento che l'Italia può solo vedere nei suoi sogni più belli. Nell'istante in cui il terremoto viene percepito, la popolazione viene avvertita con degli sms in un intervallo tra i 40 e gli 8 secondi prima della scossa, inoltre vengono annunciate le scosse con altoparlanti nella città, le metropolitane si fermano, le centrali nucleari si stoppano. Riescono a fermare tutto il Paese in uno schiocco di dita per poi riprendere la sessione come se nulla fosse (da dire che se la scossa è minore di 3.0 gradi Richter, non viene nemmeno segnalato. Il terremoto all'Aquila del 6 aprile 2009 era "appena" di 5.9 gradi e i danni sono ancora sotto gli occhi di tutti dato che nessuno si dà la pena di ricostruire. Dopo la super-scossa, il Giappone ha avuto almeno altre 4 scosse di circa 7.0 gradi e non hanno fatto alcun danno). No, il Giappone è riuscito a sostenere anche un terremoto così tremendo. Il problema è stato lo tsunami. Si sono registrate onde di almeno 10 metri di altezza con una forza spaventosa travolgendo centinaia di piccoli paesi e la prefettura di Miyagi, sommergendo interamente le 260 isole che costituivano l'arcipelago di Sendai. E' stato il quarto terremoto più forte della storia e i morti accertati sono circa 3mila. Ma, purtroppo, la tragedia non finisce qui.

A complicare la situazione ci hanno pensato le centrali nucleari presenti sul territorio. Le centrali nucleari più avanzate (e potete star certi che il Giappone aveva le migliori possibili) hanno attivato il sistema di autospegnimento. Ma lo tsunami e le successive scosse a ripetizione hanno fatto sì che il nocciolo si danneggiasse. Ma prima chiariamo come funzione una centrale nucleare, almeno per sommi capi: le centrali nucleari sfruttano un processo fisico-chimico chiamato fissione ossia la scissione del nucleo di atomi pesanti (di solito l'uranio o il plutonio) per creare atomi più piccoli e leggeri e sfruttare l'immensa energia liberata. Questo processo avviene in una porzione chiamata nocciolo che funge la funzione di preservare le scorie e le radiazioni che scaturiscono da questo processo. Quando il nocciolo fonde, è come se il tutto avvenisse senza protezione per cui l'ambiente sarà inevitabilmente ed eternamente contaminato. Sarà morto e rimarrà tale per un periodo quasi infinito. Ma non solo, grazie ai processi di condensa e con la formazione di nuvole, tutto il mondo sarà contagiato. Tale è stata la sciagura di Chernobyl, in aprile del 1986. Ormai in Italia si sorvola sulla tragedia e si dà la colpa di tutto questo all'uomo. Si criticano aspramente i piani del governo che prevede un impianto nucleare in Italia con una legge dell'aprile 2008. Proprio a questo proposito, il 12 giugno 2011 ci sarà il referendum a favore dell'abolizione della suddetta legge.

Io penso che ci siano ben poche persone capaci di dare una risposta completa e dettagliata su come funziona sul serio una centrale nucleare. Penso che sia inutile improvvisarsi professorini. Ora espongo il mio punto di vista: il nucleare è un grandissimo segno di civiltà e di progresso. E' segno di avanzamento tecnologico e culturale. Con delle centrali nucleari, l'Italia si renderebbe finalmente indipendente dal petrolio (e così davvero si darà uno schiaffone a Gheddafi e gente come lui), dalla schiavitù del gas dall'Est Europa e dalle nocive, pericolose e centomila volte più inquinanti e infette discariche, per non parlare dei vari inceneritori chiamati termovalorizzatori per dare un nome più bello. Inoltre, la Svizzera, la Francia e la Spagna sono piene zeppe di centrali nucleari, per cui l'Italia è comunque in pericolo, centrali nucleari o meno. Le scorie e le radiazioni sono facilmente smaltibili, la Svezia e altri Paesi scandinavi ne sono l'esempio più lampante. Diremmo addio al giogo delle energie esauribili. Io sono del parere che qualsiasi cosa sia giusta purchè fatta per bene. Anche i termovalorizzatori sarebbero perfetti se fossero davvero tali. Questo in Italia non è possibile, pertanto, costruire centrali nucleari sarebbe un autentico suicidio. Avremmo fusioni del nocciolo con una media di una volta ogni 6 mesi, ogni singola area del territorio sarà devastata e avvelenata dalle scorie e dalle radiazioni oltre i quotidiani carichi di rifiuti industriali, di amianto, di toner per stampanti delle aziende del nord sepolte nelle campagne del casertano. La mafia e la camorra prenderebbero il jackpot ancora di più di come fa oggi con le discariche, con l'edilizia e con i vari settori industriali e agricoli. E' impossibile che una centrale nucleare italiana sia a norma di sicurezza, il personale sarebbe poco e male istruito dato che sono rarissime le facoltà universitarie di questo settore.

Detto ciò, io ribadisco di essere assolutamente favorevole all'energia nucleare (un mio progetto è di diventare un tecnico in una centrale), ma in Italia è un progetto assolutamente irrealizzabile. Al referendum del 12 giugno io voterò assolutamente SI'.


P.S.= Vorrei segnalare un'iniziativa. Da Tim, Vodafone, Wind, Tre, CoopVoce, Tiscali o da telefono fisso Telecom, Infostrada, Fastweb, Teletu e Tiscali si può donare 2 euro alla CRI mandando un sms al numero 45500