mercoledì 18 aprile 2012

Viva il Regno delle Due Sicilie (s.p.a.) !

Ebbene sì, non c'è una sola idea della quale non se ne sia servita la stupidità, per citare Musil. Il Regno dell Due Sicilie è, negli ultimi anni, oggetto di revisionismo storico: monarchia assoluta o illuminata? Terra di latifondo o di progresso? Borbone mecenati o retrogradi sovrani? E i "briganti" che si opposero ai piemontesi furono delinquenti o eroi? Difensori della Patria o dei loro clan "camorristici"?

Questi e molti altri quesiti interessantissimi che riguardano il Risorgimento stanno riemergendo. Ma, al di là dei meriti dei suddetti dubbi, ho avuto modo di imbattermi in cose che mi hanno lasciato esterrefatto: gadget con sopra impresso il simbolo duosiciliano di tutti i tipi, dalle bandiere ai cuscini, dalle tazze ai portachiavi.

Passato lo sgomento iniziale, mi sono tornate alla memoria le leggi della Storia, argomento di dispute filosofiche da Plotino a Nietzsche, da Epicuro a Hegel, secondo cui la Storia va avanti secondo leggi statiche ed immutabili e ogni processo del Geist hegeliano accada in funzione di queste. E mi sono tornati alla memoria anche gli anni adolescenziali del sottoscritto, in cui era più al di là che al di qua della sottile linea di demarcazione tra l'idealismo e l'ingenuità.

Erano anni passati con la voglia di cambiare il mondo, senza sapere che cosa sia effettivamente, di voler cambiare il futuro senza pensarci poi tanto. Erano anni passati con i falsi miti libertari e rivoluzionari del comunismo, della realizzabilità dell'anarchia, di personaggi come Bakunin. Erano anni passati con la divinità di Ché Guevara le cui biografie occupavano tutta una giornata, tra un canto di Pablo Neruda e un disco dei Pink Floyd. E proprio sulla figura dell'argentino vorrei soffermarmi.

Fu un indiscutibile mito di democrazia, di cambiamento, così in voga a quei tempi. Purtroppo è diventato, col passare degli anni, un marchio commerciale, capitalista (povero lui..) come l'Adidas o la Nike. La causa qual è? Chi può dirlo?! L'unica cosa certa è che lo hanno ucciso come nessuna spia statunitense, acerrimi nemici del Ché, avrebbe saputo fare. Il suo marchio è dappertutto, sui prodotti più impensati: maglie, felpe, cappelli, polsini, adesivi a mo' di immagine votiva che il popolino affigge sul retro della propria auto assieme a Maradona e a Padre Pio (non immaginando nemmeno l'imbarazzante lontananza tra i tre personaggi), persino sui pacchetti di sigarette.

Nel tentativo di renderlo immortale, paradossalmente, tutti lo hanno dimenticato. Ben pochi di coloro che espongono la sua effige sulla T-shirt conoscono la sua data di nascita o di morte, per non parlare delle sue missioni rivoluzionarie in Congo e in Bolivia. Se usassi dietrologia (che talvolta si confonde con intuizione) direi che sono stati proprio i servizi segreti della CIA, nota studiosa dei comportamenti della psiche umana, a inventare questo geniale metodo di distruzione di miti, a riuscire dove i dittatori del passato hanno fallito: se vuoi che un simbolo e qualsiasi cosa esso rappresenti venga distrutto e cancellato con bisogna vietarlo, bandirlo, cacciarlo, in modo da creare martiri. Bisogna sdoganarlo, bisogna ripeterlo ossessivamente finché non verrà connessa ad un'immagine comunissima e, come tale, priva di significato

Col Ché ci sono riusciti. Egli è stato umiliato come la sua ideologia, rivelatasi solo una fabbrica di miseria e distruzione, è morto insieme alle proprie idee di uguaglianza e democrazia che avrebbero potuto seriamente mettere in crisi "qualcuno". Ci sarebbero molti altri esempi da prendere in considerazione, ma reputo questo il più emblematico al fine della mia questione.

Lo stesso processo di sdoganamento è in atto verso il Regno delle Due Sicilie, portatore di un ritrovato orgoglio meridionale che potrebbe minare lo status quo nordista. Riprendendo l'esempio di Ché Guevara, le lobby nordiste governative (o, se risulta troppo paranoico, la gente che abbraccia simili teorie con la violenza e la superficialità di un tifoso allo stadio) potrebbero aver incentivato il mercato di tutti i gadget da me elencati precedentemente.

Così, bandiere, portacellulari, adesivi per frigo, poster e magliette sono mezzi con i quali si propaga, con un ultimo colpo di coda, la retorica savoiarda. Per cui lancio un appello a tutte le genti del Sud: non acquistate simili oggetti. Essi non hanno alcuna attinenza con il ritrovato orgoglio sudista, con la nuova vecchia identità; non sbandierate i vessilli borbonici negli stadi (leggi qui il mio articolo in proposito).

Lasciamo fare ai leghisti simili pagliacciate. Preoccupatevi di leggere, di documentarvi sull'argomento e di sviluppare i vostri pensieri e le vostre ricerche in maniera indipendente. Pensate con la vostra testa. Il vostro orgoglio meridionale si dimostra studiando la vostra Storia Vera, diventando cittadini esemplari, aiutando, con qualsiasi mezzo, la vostra terra.

1 commento:

  1. Questo testo è uno sproloqui demenziale, ovvero, in termini più plebei, una vera cagata!

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