giovedì 24 gennaio 2013

Salviamo Sibari


Aiutiamo il Parco Archeologico di Sibari…
COME?:
1) Firmando l’appello organizzato dal Quotidiano della Calabria per sollecitare l’attenzione del Capo dello Stato sulla grave situazione; per farlo basta inviare una mail, comunicando il proprio nome e cognome, la qualifica, la località in cui si esercita la professione, e un proprio recapito mail all’indirizzo: salviamosibari@finedit.com
2) Contattare redazioni dei media nazionali richiedendo che venga posta la giusta attenzione verso uno dei luoghi simbolo della civiltà (anche le pagine sociali delle redazioni giornalistiche vanno bene).
3) Facendo conoscere alle Vostre cerchie di amici la situazione attuale al Parco Archeologico della Sibaritide…
4) Ancora, aderendo come Volontari. Attenzione però, facendo seguito all’appello fatto dall’Archeologa e Responsabile dell’area, la Dott.ssa Silvana Luppino, per meglio canalizzare ed ottimizzare la voglia di aiutare di eventuali volontari che vorrebbero partecipare aderendo all’appello… confermiamo che il supporto di volontari sarà indispensabile a breve, è necessario e fondamentale che, chi può e vuole proporsi per contribuire a riportare al suo splendore un luogo così importante, invii prima una mail con oggetto “volontario sibaritide” a: sba-cal@beniculturali.it
all’attenzione della Soprintendente regionale Dott.ssa Simonetta Bonomi e per conoscenza all’Architetto Silvana Luppino specificando tempi e modi della propria disponibilità alla collaborazione.
Quindi, cosa  aspetti, aiutaci a salvare anche la Tua Storia, aiuta a fare avere a questa terra il Suo Futuro!

venerdì 11 gennaio 2013

Il 14 gennaio 2013 sarà votata la mozione del Comitato No Lombroso. Diamo una mano!


La mail inviata a tutti i sottoscrittori della petizione No Lombroso. FATE GIRARE!



Gentilissimi sottoscrittori della petizione No Lombroso, Lunedì prossimo 14 gennaio 2013 sarà votata la mozione del nostro Comitato portata in discussione dal consigliere Domenico Mangone. Il dibattito sarà accesissimo e come molti di voi già sanno, i giornali nazionali ne hanno parlato tutti. Se il consiglio comunale di Torino voterà a favore della nostra mozione sarà una vittoria decisiva del nostro Comitato per conseguire la restituzione dei resti di Giuseppe Villella e non solo, e per la loro debita sepoltura. Sarebbe una vittoria epocale contro i rigurgiti di razzismo di cui il Museo Lombroso è testimonianza attiva.
E' evidente che maggiore sarà il numero di mail che i consiglieri riceveranno e maggiore sarà la probabilità che la mozione passi.
Vi incolliamo sotto Oggetto e testo della mail che dovreste inviare e naturalmente l'elenco degli indirizzi mail dei consiglieri
Procedura solita di invio mail con il vostro programma preferito: Copiate ed incollate tutto il pacchetto degli indirizzi di posta sottoriportati in Destinatario e per sicurezza il vostro indirizzo mail in CopiaConoscenza per avere conferma dell'avvenuto reale invio, idem per il soggetto e idem per il testo ricordandovi di mettere in calce  il vostro nome e cognome.
Grazie di cuore per l'aiuto,
Comitato No Lombroso (Domenico Iannantuoni)

Soggetto: Mozione Domenico Mangone "Sepoltura resti umani di Giuseppe Villella"
Gentile Consigliere della Città di Torino,
ti chiediamo di sostenere la mozione presentata dal Dott. Domenico Mangone riguardante la legittima, etica
e cristiana sepoltura delle spoglie trattenute nel museo "Cesare Lombroso" di Torino.
Mozione che verrà posta in votazione lunedì 14 p.v.
Grato per quanto potrai fare,
Nome e Cognome
<paola.ambrogio@tin.it>, <paola.ambrogio@regione.piemonte.it>, <paola.ambrogio@comune.torino.it>, <ferdinando.berthier@libero.it>, <ferdinando.berthier@comune.torino.it>, <vittorio.bertola@movimentotorino.it>, <vittorio.bertola@comune.torino.it>, <mimmo.carretta74@gmail.com>, <domenico.carretta@comune.torino.it>, <avv.cassiani@libero.it>, <luca.cassiani@comune.torino.it>, <marcogrimalditorino@gmail.com>, <marco.grimaldi@comune.torino.it>, <vicepresidente.levi@comune.torino.it>, <plm@pieralevimontalcini.it>, <info@enzoliardo.it>, <liardoe@email.it>, <enzo.liardo@comune.torino.it>, <lorusso.stefano@gmail.com>, <stefano.lorusso@comune.torino.it>, <comunicazione.gruppopd@comune.torino.it>, <domenico.mangone@comune.torino.it>, <mangonemimmo@gmail.com>, <alberto.musy@musybiancoassociati.it>, <terzopolo@comune.torino.it>, <alberto.musy@comune.torino.it>, <giovanniporcino@libero.it>, <giovanni.porcino@comune.torino.it>, <misto-maggioranza@comune.torino.it>, <fabrixio.ricca@gmail.com>, <fabrizio.ricca@comune.torino.it>, <nicla.lavilla@comune.torino.it>, <fli@comune.torino.it>, <federica.scanderebech@hotmail.it>, <federica.scanderebech@comune.torino.it>, <andreatronzano@hotmail.com>,andrea.tronzano@comune.torino.itinfo@may-c.it

venerdì 28 dicembre 2012

Agghiaccianti testimonianze sui "soccorsi" del terremoto di Messina del 1908

Un giovinetto sui quindici anni, bello, biondo, ricciuto, dalle fattezze delicate e che a tutt'i segni pareva di gentile lignaggio [...] s'era salvato per un prodigio e, avendo trovato una camicia e un paio di pantaloni fra le macerie, li aveva raccattati per vestirsi. Arrestato (per sciacallaggio)... andava chiamando invano "mamma! mamma!". Il buon maggiore guardò la creatura supplichevole, guardò i carabinieri accigliati [...]. Si voltò dall'altra parte e ordinò:"Fate il vostro dovere", riferisce un cronista e testimone, Giovanni Alfredo Cesareo. Fucilato!




Un vecchio si avvicinava piangendo a un gruppo di soldati "richiede d'aiuto, perché la sua figliola gemeva viva ancora sotto le macerie. Non possiamo - gli risposero: Aspettiamo il nostro capitano", riferisce Longo. E poi: "Gemeva la famiglia Borzì, sotto le macerie [...] i genitori e altri figli erano ancora in condizioni tali da poter essere salvati [...]. Un ufficiale di fanteria li sentì - li vide ed ebbe l'empio coraggio di andare oltre, mormorando: Ho da fare".


Goffredo Bellonci, del "Giornale d'Italia", racconta di "un vecchio bianco, curvo, con gli occhi aridi e un tight frusto" che "domanda ad ogni minuto", all'onorevole Micheli (uno dei veri eroi civili, di quel disastro, per quanto bene fece, al fine di risollevare le condizioni e il morale dei sopravvissuti):"Mi dà il permesso di prendere mio figlio?". Il corpo del ragazzo è sotto le macerie e il padre non vuole che imputridisca sotto la pioggia, vorrebbe almeno rispettare i resti. Ma nemmeno l'onorevole può contraddire l'ordine del generale Mazza, il vecchio rischierebbe d'essere giustiziato sul posto. Nel muto imbarazzo dell'interpellato, l'uomo continua la sua cantilena:"Mi dà il permesso, onorevole?". Il giornalista si allontana sconvolto.




"Lasciate che io riveli la miseria di questa spedizione governativa, che non ha provveduto a nulla e a nessuno [...] sono morti di inazione e di soffocazione parecchie migliaia di uomini sepolti". Il Duca di Genova arrivò a Messina tre giorni dopo il sisma, "con a bordo 3200 uomini di truppa, barelle e altra roba, scarsa sì, ma di pronto soccorso", annota Longo: ma nessuno e niente scese dalla nave, per tre giorni, perché il generale Mazza non aveva completato i suoi piani.



Un cronista narrò che i superstiti di Villa San Giovanni tentarono invano, per giorni, di attirare l'attenzione di possibili soccorritori:" Passavano navi italiane, si gridava, si tiravano fucilate: esse proseguivano. Era l'esclusione totale dal mondo dei viventi, mentre i feriti gemevano, i morti imputridivano.... Cinquecento persone di più sono morte per mancanza di soccorsi".



Fonte: Pino Aprile, "Giù al Sud".

giovedì 20 dicembre 2012

Mail inviata a Striscia la Notizia

Ho inviato questa mail di protesta all'indirizzo:

gabibbo@mediaset.it

per l'indecente drammatizzazione  effettuata ai danni dei napoletani. 

Vi invito a fare lo stesso.





Gentile Redazione di Striscia la Notzia,

Sono rimasto alquanto deluso dopo aver preso visione dello spezzone mandato in onda durante la puntata del 19 dicembre 2012 a proposito dei furti nei parcheggi al supermercato. Siete partiti con un intento nobile: mettere in guardia persone vulnerabili e ingenue, come le persone anziane, da truffatori da due soldi. E poi? Cosa è successo? Siete caduti come pere cotte sulla drammatizzazione dei suddetti furti, vi siete autoimprigionati in pregiudizi e luoghi comuni che una televisione vista da tutti gli italiani come voi non può permettersi.

Era proprio necessario far parlare in napoletano i truffatori e in milanese le vittime? Per qualche motivo avete fatto tutto ciò? Era così difficile assumere dei doppiatori con un neutro accento italiano? Io non credo ai complottismi, però sono cose che mi danno da pensare; cose che dicono che gli italiani non sono ancora tutti uguali; cose che testimoniano ancora dei tentativi di denigrazione e di diffamazione degli uni rispetto agli altri. Ripeto la mia delusione nei vostri confronti. 

Buona serata.

lunedì 17 dicembre 2012

Il decreto di Ferdinando I di Borbone sull'immigrazione del 17 dicembre 1817

Ecco il decreto promulgato il 17 dicembre 1817 da Ferdinando I sull'immigrazione all'interno del Regno Delle Due Sicilie. Anche qui il Sud era avanti anni luce rispetto alle altre nazioni anche dell'attuale Italia.


“Ferdinando I, Per la grazia di Dio, Re del Regno delle Due Sicilie, di Gerusalemme, Infante di Spagna, Duca di Parma, Piacenza, Castro, Gran Principe ereditario di Toscana”, è la sequenza dei titoli che precedono il testo della legge che, sin dal preambolo, chiarisce che a poter beneficiare della concessione della cittadinanza potranno essere solo chi è utile allo Stato: “Volendo dare un attestato della nostra benevolenza verso di quegli stranieri i quali pe’ loro talenti, pe’ loro mezzi, o per via di contratti vincoli si rendono giovevoli allo Stato, con accordar loro il godimento di quei diritti, che dalla naturalizzazione risultano …Abbiamo risoluto di sanzionare, e sanzioniamo la seguente legge”.
Nell’articolo I si precisa che “potranno essere ammessi al beneficio della naturalizzazione del nostro regno delle Due Sicilie”, nell’ordine:
1. Gli stranieri che hanno renduto, o che renderanno importanti servizi allo Stato;
2. Quelli che porteranno dentro lo Stato de talenti distinti, delle invenzioni, o delle industrie utili;
3. Quelli che avranno acquistato nel regno beni stabili, su i quali graviti un peso fondiario almeno di ducati cento all’anno.
Al requisito indicato né suddetti numeri 1, 2, 3 debbe accoppiarsi l’altro del domicilio nel territorio del regno almeno per un anno consecutivo.
4. Quelli che abbiano avuta la residenza nel regno per dieci anni consecutivi, e che provino avere onesti mezzi di sussistenza; o che vi abbiano avuta la residenza per cinque anni consecutivi, avendo sposata una nazionale.

lunedì 3 dicembre 2012

Il manifesto di Donatella Galli NON è un fake

Ha fatto il giro del web questo manifesto apparso dopo il commento della leghista Donatella Galli su Facebook in cui inneggiava al Vesuvio, all'Etna e al Marsili per far scomparire il Sud:




Arriva pronta la rettifica della diretta interessata, minacciando anche battaglie legali contro chi ha preso la sua foto, modificata e distribuita. Non voglio entrare nel merito delle frasi, considerate vergognose e inqualificabili  da chiunque sia sano di mente e con un briciolo di cultura e umanità. Ma si è davvero certi che questo sia un "fake"?

Analizzando ogni frase del manifesto si ottiene tale riscontro:
  • Io sono una BASTARDA leghista e me ne vanto: frase che non sorprende nessuno che conosca bene la Lega, anzi, in piena sintonia con il linguaggio rozzo intrinseco nell' "ideologia" leghista;
  • Voglio che il Vesuvio e l'Etna facciano una strage di meridionali: su Facebook, sotto l'immagine satellitare ritoccata di un'Italia senza il Sud, commentò:"Forza Etna, forza Vesuvio, forza Marsili". Il commento è veritiero, concreto e verificabile al 101%, quindi non c'è proprio nulla di falso;

  • I meridionali per me come erano gli Ebrei per Hitler e vanno messi nei forni: questa è l'affermazione che più potrebbe far riflettere: sarebbe un vero suicidio politico-giudiziario inneggiare Hitler e alla Shoa in un manifesto pubblico. Una volta che il sangue sia defluito dal cervello, si potrebbe ragionare e perdere la fede dell'autenticità del manifesto. Vorrei, però, ricordare che stiamo parlando della Lega, partito anticostituzionale, palesemente xenofobo e razzista che siede in Parlamento in barba a qualsiasi norma civile, morale, culturale e giuridica. Inoltre, da un partito che pubblicò un manifesto (autentico al 100%) come quello riportato a fianco, ci si può aspettare di tutto: 





In conclusione:

Dov'è il falso? Dove sono le bugie? Si può dire che non l'ha creato di proprio pugno e di non spontanea volontà, ma i medesimi concetti sono stati ribaditi numerosissime volte sia da lei che dai suoi colleghi. L'affermazione riguardate Hitler è anch'essa veritiera in quanto solo una diretta conseguenza delle sue parole.























venerdì 30 novembre 2012

La diffidenza e il pregiudizio Piemontese descritti anche nel Gattopardo


La concezione del Sud posseduta da chi pretende di essere chiamato patriota, la freddezza, la diffidenza, il pregiudizio degli "illuminati governatori", degli "amanti della libertà" piemontese è ben descritta in molti testi e in molti documenti. Nella varia letteratura, vorrei farvi leggere questo estratto del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa:



"La corriera giunse sul far della notte con la sua guardia armata a cassetta e con lo scarso carico di volti chiusi. Da essa discese anche Chevalley di Monterzurolo, riconoscibile subito dall'aspetto esterrefatto e dal sorrisetto guardingo; egli si trovava da un mese in Sicilia, nella parte più strenuamente indigena dell'isola per di più, e vi era stato sbalzato dritto dritto dalla propria terricciuola del Monferrato. Di natura timide e congenitamente burocratica si trovava molto a disagio.

Aveva avuto la testa imbottita da quei racconti briganteschi mediante i quali i Siciliani amavano saggiare la resistenza nervosa dei nuovi arrivati e da un mese individuava un sicario in ciascun usciere del proprio ufficio ed un pugnale in ogni tagliacarte di legno sul proprio scrittorio; inoltre, la cucina all'olio aveva da un mese posto in disordine le sue viscere.

Adesso se ne stava lì, nel crepuscolo, con la sua valigetta di tela bigia e guastava l'aspetto privo di qualsiasi civetteria della strada in mezzo alla quale era stato scaricato; l'iscrizione "Corso Vittorio Emanuele" che con i suoi caratteri azzurri su fondo bianco ornava la casa in sfacelo che gli stava di fronte, non bastava a convincerlo che si trovasse in un posto che dopo tutto era la sua stessa nazione;

e non osava rivolgersi ad alcuno dei contadini addossati alle case come cariatidi, sicuro di non essere compreso e timoroso di ricevere una gratuita coltellata nelle budella sua che gli erano care benché sconvolte. [...]


A cena mangiò bene per la prima volta da quando aveva toccato le sponde sicule, e l'avvenenza delle ragazze, l'austerità di Padre Pirrone e le grandi maniere di Don Fabrizio lo convinsero che il palazzo di Donnafugata non era l'antro del bandito Capraro e che da esso sarebbe probabilmente uscito vivo; ciò che più lo consolò fu la presenza di Caviraghi che, come apprese, abitava lì da dieci giorni ed aveva l'aria di star benissimo ed anche di essere un grande amico di quel giovanottino Falconieri, amicizia questa tra un siciliano ed un lombardo che gli apparve miracolosa"