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mercoledì 13 aprile 2011

BORGHEZIO DA LUCIA ANNUNZIATA - In mezz'ora 10/04/2011


Ormai questo blog sta diventando monotematico e la monotonia ne sarà una diretta conseguenza. Eppure il seguente argomento sta ancora divampando nella mia mente scombussolata: questa maledetta unità d'Italia. Ma non temete, non farò l'ennesima stancante, ripetitiva e pomposa orazione sulla Conquista del Sud e sulla celebrazione forzata delle terre colonizzate. Aprirò solo una piccola parentesi su un episodio che mi ha riguardato in prima persona a scuola. Durante la nostra lezione normale, il vicepreside ci avvisa che dovevamo "salire sopra per visualizzare un docu-film sull'Unità d'Italia (ed era il 31 marzo) ". Io, stanco e spossato dalle continue discussioni e dibattiti avvenuti con i professori e con i conoscenti che non erano a conoscenza di un'altra visione dei fatti, ero sull'orlo delle lacrime. Non ne potevo davvero più, non potevo credere che tutte quelle centinaia di persone credessero ad una storiella simile senza aver ascoltato nemmeno una campana diversa. E' da dire che la maggioranza delle persone che celebrano ipocritamente come forsennati l'unità d'Italia non sanno nemmeno loro cosa si stia celebrando, ma è snervante lo stesso. In ogni caso, dopo la visione di un "filmato" squallido, privo di contenuti e di insegnamenti e fatto con spezzoni di vari film (tra i quali persino uno di Celentano), alla solita domanda del "Chi vuole parlare?", mi sono alzato, ho preso la parola e ho impiantato un discorso su due piedi riguardante le centinaia di punti oscuri mai chiariti su quel periodo, sui rapporti tra piemontesi e camorristi, sull' infamia sabauda e sulla colonizzazione e Olocausto del Meridione. Parlare davanti a centinaia di persone, tutte molto attente, è stato bello e secondo me utile. Chissà, può darsi che qualcuno di loro abbia iniziato a cercare qualcosa ed ora ha delle vedute più larghe sugli avvenimenti di quel triste arco storico. Mi aspettavo risposte che nessuno mi ha dato, nessuno ha saputo contrastarmi; solo farfugliamenti dissennati sul fatto che l'Unità d'Italia deve essere trattata dagli "storici colti" e che tutto il processo revisionista che sta correndo su internet sia una strumentalizzazione politica da parte di qualcuno. In ogni caso, ho subito solo interruzioni quando ho cominciato a dare argomenti troppo convincenti (a mio parere. Ottimo esempio di retorica di regime e di chiusura mentale. Questi dovrebbero essere i cittadini dell'Italia "fondata sulla democrazia e sulla libertà di pensiero e di parola". In ogni caso è stata una giornata positiva. Ma chiudiamo qui questa parentesi.


Volevo parlare di ben altro, ma sempre in qualche modo connesso alla disgraziata Unità d'Italia. Ricordo benissimo che il mio primo articolo fu sulla Lega. Il titolo è "Considerazioni di un Italiano". Allora non possedevo molta dimestichezza con cose impegnative e serie quali un blog (che rimane tale nonostante il cattivo e superfluo uso che molti ne fanno). Venivo da idee alcune sbagliate ed altre da rivedere. Queste idee si sono sviluppate nel tempo e il loro progresso è ben visibile dalla lettura di tutti i miei post. A leggere quelli iniziali mi sembro un'altra persona. All'epoca consideravo la Lega un male assoluto per l'unica ragione che il loro scopo sia quello di dividere l'Italia, fatto che, per me, era inaccettabile e scandaloso. Il mio astio verso questa è esattamente identico a prima, ma per motivi diversi. E' un partito che incarna tutto ciò che di brutto c'è nel mondo. Non è un'esagerazione. Pensateci bene: razzismo, xenofobia, omofobia (penso che non ci sia bisogno di commentare queste tre cose), violenza, squadrismo, dittatura, delinquenza, ipocrisia e criminalità organizzata. Qui correggo molte cose che scrissi nel mio primissimo post. La Lega non nacque come partito di estrema destra: sarebbe inconcepibile per un partito di estrema destra pensare di dividere la Patria o di instaurare una guerra civile tra Nord e Sud. Mi scandalizzo letteralmente quando sento persone accusare la Lega di fascismo, che si definiscono leghisti e fascisti o quegli 'individui' lobotomizzati da certi ambientini di curve di stadi dichiararsi fascisti odiando a morte il Sud.

Avendo visto di recente il film L'Onda, davvero un film memorabile anche se con molte romanzate secondo me, sono rimasto impressionato da quali e quante analogie ci sono con la reale politica di questo movimento. Tanto per cominciare, è un progetto basato sulla non esistenza, sulla bugia. Un gruppetto di contadini lombardi analfabeti ed ignoranti hanno creato dal nulla un pezzo di terra inesistente chiamato Padania ,del quale non conoscono nemmeno loro i confini esatti, abitata da gente con presunte origini celtiche (?!) e vittime di un presunto Stato italiano (costituito, peraltro, da loro stessi) che penalizza il Nord a favore di Roma e del Meridione (!!!!!!!!!!!!!). Il processo di crescita di questo partito è quantomeno simile alla genesi del movimento Onda dell'omonimo film; un gruppo di persone, o per togliersi dai propri guai personali o, effettivamente, per portare avanti un progetto di riabilitazione del Settentrione, legittimissimo, per carità, hanno messo su un mito senza fondamenta né storiche né pratiche. Il loro obiettivo era, in primis, scatenare un guerra civile contro i meridionali e inculcare idee razziste e violente nelle menti dei propri adepti nei confronti dei 'terroni', degli immigrati e dei 'comunisti' (odio effimero nato da chissà cosa). Molti dei loro obiettivi sono stati effettivamente raggiunti. Il loro progetto di autarchia è andato in porto ed ora si ritrovano padroni effettivi del governo, con in mano tutta la maggioranza, mentre alle elezioni raggiungono a stento l'8%. Ecco, l'unica analogia con il fascismo è l'inizio. Entrambi sono nati come movimenti violenti, razzisti e discriminatori (o meglio, la Lega lo ha solo mascherato, mentre Mussolini li ha acquisiti dopo), entrambi non dovevano stare al governo per la loro mancanza di democrazia, ed entrambi si sono insediati al governo illecitamente grazie alla concessione del premier di turno, Giolitti per quanto riguarda Mussolini e Berlusconi per quanto riguarda la Lega nonostante gli screzi dopo il '94 visto che Bossi è stato il responsabile della caduta del primo governo Berlusconi ed entrambi hanno giurato di non guardarsi nemmeno più in faccia.

Questo progetto è tutt'ora in corso ed è in continua evoluzione. La Lega si è espansa in tutte le regioni del Centro-Nord coinvolgendo regioni anche del Centro-Sud come la Sardegna e il Lazio. Da questo nascono molti commenti maliziosi ma tutto sommato veritieri sul fatto che, se la Lega si presentasse alle elezioni nelle regioni meridionali, avrebbero dei consensi anche lì. Ma la Lega non farebbe mai una cosa del genere. Già è andata troppo oltre presentandosi nel Lazio, si è infiltrata nel cuore del loro nemico raggiungendo consensi. Questa è la cosa grave. Come è possibile che esistono laziali che votano Lega? Da dove nascono queste crisi di masochismo mistico? E allora io posso concludere dicendo che basta poco, davvero pochissimo, per sottomettere un gruppo di persone. "L'unione fa la forza", "Tutti uniti siamo più forti", "Nessuno ci potrà fermare se rimaniamo uniti" e centinaia di altri proverbi sono tutti sbagliati: la vera forza è insita in un mondo trascendentale ed astratto che trova luogo solo nella più profonda parte di ciascuno di noi. L'individuo è il vero potere, l'unione (ammassamento) è debolezza e fragilità. La Lega, come i Partiti che diedero vita a Stati totalitari, ha imparato a sfruttare questa debolezza e ne ha fatto la sua forza.

Ma in che modo la Lega ha manipolato e modificato (in maniera più o meno reversibile) la mente dei propri elettori? Già si commette un errore pensando che il "leghismo" sia circoscritto solo alla cerchia (per il momento non ancora stretta e, fortunatamente, in netta diminuzione dopo il pandemonio di Lampedusa) di affiliati e militanti. La Lega si aggira come uno spettro in ognuno di noi (Uno spettro si aggira per l'Europa.....). Tralasciando gli affari sporchi della Lega e i suoi ben noti rapporti con la criminalità organizzata (soprattutto la 'ndrangheta), mi riferisco alla forma mentis totalmente stravolta che produce il leghismo. E' un leghista chiunque diffonda bugie per il proprio tornaconto, chiunque sia razzista e cavalchi paure dovute dall'ignoranza senza alcuna ragione, chiunque che sfrutti qualsiasi situazione come fonte di guadagno personale. E' un leghista chiunque pensi che la camorra, l'omertà, la malavita, gli omicidi, i 'regolamenti di conti' e tutto ciò che è collegato alla sfera mafiosa sia solo prerogativa del Sud. E' un leghista chiunque continui a sostenere che al Nord la mafia esiste ma è limitato a pochi padrini delinquenti e che la mafia in nessun modo è entrata nelle istituzioni e della politica del Nord come lessi qualche tempo fa sul Giornale online in preda ad un masochismo sfrenato, crogiolandomi nel dolore dovuto alla conoscenza di quanto siano ignoranti e cattivi chi ci governa, forse lo stesso che spinge la gente sarda e laziale a votare Lega.

E' un leghista chiunque ami o anche solo rispetti una persona del genere, come nel video che trovate sotto. Tutti noi, credo, dovremmo lottare disperatamente affinché non si abbia alcun punto in comune con lui.

lunedì 21 marzo 2011

Pensando alla Guerra in Libia...


Alla fine la situazione è degenerata per andare nelle braccia della peggior soluzione possibile. Sabato 19 marzo alle ore 17:49, sono partiti gli aerei francesi per dare il via ai bombardamenti, seguiti dai sottomarini inglesi e americani. Si è mobilitata l'intera NATO con l'appoggio della Lega Araba e la partecipazione del Qatar e degli Eau. Le nazioni che partecipano alla cosiddetta Odissey Dawn sono: Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Usa, Norvegia, Qatar e Eau contro la Libia del rais di Gheddafi. I raid si susseguono sulle varie città libiche con una sconvolgente giostra di bugie: entrambi gli schieramenti si accusano a vicenda dicendo che l'uno fa stragi di civili al contrario dell'altro, ci sono bombardamenti da ambo i lati, anche dagli stessi libici su città libiche. Entrambi si riempiono la bocca di paroloni insignificanti e retorici: i "gheddafiani" dicono che il popolo libico è per Gheddafi perchè unico ad aver dato loro la libertà negata dagli Usa, gli altri che Gheddafi è un dittatore illiberale e il loro unico scopo è di dare libertà ai popoli arabi oppressi. Addirittura il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito queste rivolte tunisine, algerine, egiziane, barahiniane e libiche "Risorgimento Arabo". Ogni giorno ci sono notizie contrastanti e forse false entrambe su bombardamenti e uccisioni, si parla addirittura della morte del figlio di Gheddafi. L'Italia, dal canto suo, ha messo a disposizione ben 7 basi aeree agli americani e agli inglesi: due in Puglia, uno in Sardegna, uno in Veneto e ben tre in Sicilia. Le operazioni, gli sbarchi e gli attacchi saranno coordinati dall'imponente base NATO di Napoli costruita nell'aereoporto civile di Capodichino (e, guarda caso, anche quest'ultimo coinvolto nelle operazioni con decine di aereoporti militari in giro), in un quartiere davvero sporco, degradato e desolato. Di solito certe costruzioni portano prestigio al quartiere di appartenenza, ma nel caso di Napoli, purtroppo, così non fu.

Credo sia superfluo dire che questa è una guerra di espansione delll'Inghilterra o degli USA per avere il petrolio o per costruire centrali nucleari in posti "isolati dalla civiltà". Non mi stupirei se si venisse a sapere che persino la rivolta libica iniziale sia stata tutta organizzata da qualche congregazione di Alti (vedi articolo sulla Questione Meridionale) che hanno senz'altro in mano la NATO e tutte le forme di diplomazia internazionale. L'Italia, quindi, si è messa in fila elemosinando una briciola delle ricchezze che i potenti guadagneranno come un cane che si siede vicino ai piedi del padrone che mangia nella speranza che questi gli dia qualche crosta o qualche briciola. Con la solita fedeltà e con la solita onestà che contraddistingue la sua politica estera fin dalla sua nascita (dalle famose Guerre di Indipendenza già ampiamente trattate, passando dall'invasione della Libia nell'età di Giolitti,guarda caso, giusto 100 anni fa, passando con la rottura della Triplice nella Prima Guerra Mondiale e una serie di altri e alti tradimenti), l'Italia ha violato numerosi trattati di pace con la Libia. Ora vi riporto la versione integrale facilmente consultabile andando su camera.it :
DISEGNO DI LEGGE
presentato dal ministro degli affari esteri
(FRATTINI)
di concerto con il ministro dell'interno
(MARONI)
con il ministro della difesa
(LA RUSSA)
con il ministro dell'economia e delle finanze
(TREMONTI)
con il ministro dello sviluppo economico
(SCAJOLA)
con il ministro delle infrastrutture e dei trasporti
(MATTEOLI)
con il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca
(GELMINI)
con il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali
(SACCONI)
con il ministro per i beni e le attività culturali
(BONDI)
con il ministro per i rapporti con le regioni
(FITTO)
e con il ministro per le politiche europee
(RONCHI)
Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008
Presentato il 23 dicembre 2008



Onorevoli Deputati! - Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia è stato firmato a Bengasi il 30 agosto 2008 dall'onorevole Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e dal leader della Rivoluzione, Muammar El Gheddafi, a coronamento degli sforzi compiuti negli ultimi anni per trovare una soluzione soddisfacente ai contenziosi storici e per definire un nuovo e bilanciato partenariato. L'Italia è stata, negli anni dell'isolamento internazionale della Libia, il principale partner di riferimento per Tripoli. Nonostante ciò, mentre la Libia andava normalizzando i propri rapporti con i Paesi occidentali, continuavano a pesare sul rapporto bilaterale italo-libico tutte le problematiche e i contenziosi retaggio del passato coloniale. Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione persegue, pertanto, l'obiettivo strategico, per un verso, della chiusura definitiva del «capitolo del passato», con la soluzione dei contenziosi bilaterali, e, per l'altro verso, della costruzione di una nuova fase delle relazioni italo-libiche, basata sul rispetto reciproco, sulla pari dignità e su un rapporto paritario e bilanciato. Tale duplice finalità è affermata esplicitamente nel Preambolo del Trattato, nel quale si fa anche riferimento al rammarico già espresso dall'Italia per le sofferenze arrecate al popolo libico a seguito della colonizzazione italiana, alle iniziative già realizzate dal nostro Paese in attuazione delle precedenti intese, nonché al contributo dato dall'Italia al superamento dell'embargo nei confronti della Libia. Sempre nel Preambolo, le due Parti esprimono l'intenzione di fare del Trattato il quadro giuridico di riferimento per lo sviluppo di un rapporto bilaterale «speciale e privilegiato», caratterizzato da un forte e ampio partenariato politico, economico e in tutti gli altri settori di collaborazione. Su un piano più generale, dopo aver rimarcato i legami di amicizia tra i due popoli e il comune patrimonio storico e culturale, le due Parti riaffermano il loro impegno a operare per il rafforzamento della pace, della sicurezza e della stabilità, in particolare nella regione del Mediterraneo. A questo riguardo è fatto anche riferimento, sempre nel Preambolo, alla partecipazione dell'Italia e della Libia rispettivamente all'Unione europea e all'Unione africana, nei cui ambiti le Parti si riconoscono impegnate nella costruzione di forme di cooperazione e di integrazione in grado di favorire l'affermazione della pace, la crescita economica e sociale e la tutela dell'ambiente. Oltre al Preambolo, il Trattato si compone di 23 articoli, suddivisi in tre capi: il primo (articoli 1-7) relativo ai princìpi generali; il secondo (articoli 8-13) concernente la chiusura del capitolo del passato e dei contenziosi; il terzo (articoli 14-23) relativo al nuovo partenariato bilaterale.

Capo I (articoli 1-7). Princìpi generali.

I princìpi generali riguardano: il rispetto della legalità internazionale, in base al quale le Parti, sottolineando la centralità delle Nazioni Unite nel sistema delle relazioni internazionali, si impegnano ad adempiere in buona fede agli obblighi derivanti dai princìpi e dalle norme del diritto internazionale universalmente riconosciuti, nonché inerenti al rispetto dell'ordinamento internazionale, con implicito riferimento alle norme di carattere pattizio cui sono vincolate (articolo 1); il rispetto dell'uguaglianza sovrana degli Stati (articolo 2); l'impegno a non ricorrere alla minaccia o all'impiego della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica della controparte o a qualunque altra forma incompatibile con la Carta delle Nazioni Unite (articolo 3); l'impegno alla non ingerenza negli affari interni e, nel rispetto dei princìpi della legalità internazionale, a non usare né concedere l'uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile nei confronti della controparte (articolo 4); l'impegno alla soluzione pacifica delle controversie (articolo 5); il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, conformemente alle rispettive legislazioni e agli obiettivi e princìpi della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione universale dei dritti dell'uomo (articolo 6); l'impegno al dialogo e alla comprensione tra culture e civiltà, mediante l'adozione di tutte le iniziative che, ispirate ai princìpi della tolleranza, della coesistenza e del reciproco rispetto, consentano di disporre di uno spazio culturale comune (articolo 7).

Capo II (articoli 8-13). Chiusura del capitolo del passato e dei contenziosi.

L'Italia si impegna a realizzare in Libia «progetti infrastrutturali base» (articolo 8), che dovranno essere concordati tra i due Paesi, nei limiti di una spesa complessiva di 5 miliardi di dollari americani, per un importo annuale di 250 milioni di dollari americani per venti anni. Le aziende italiane provvederanno alla realizzazione di tali progetti secondo un calendario concordato tra le Parti. I fondi finanziari saranno gestiti dalla Parte italiana mentre la Libia renderà disponibili i terreni, senza oneri per l'Italia o per le aziende costruttrici. Queste saranno altresì agevolate dalla Grande Giamahiria nel reperimento in loco dei materiali necessari e nell'espletamento di procedure doganali e d'importazione, in esenzione dalle relative tasse. Parimenti in esenzione dalle tasse saranno i consumi di energia elettrica, gas, acqua e linee telefoniche.
Al fine di individuare le caratteristiche tecniche dei progetti di cui all'articolo 8 e di stabilire l'arco temporale complessivo, nonché le cadenze della loro realizzazione, è prevista l'istituzione di una Commissione mista paritetica, costituita da componenti designati dai rispettivi Stati (articolo 9).
La Commissione mista individuerà, inoltre, indicando tempi e modalità di affidamento e di esecuzione, importanti opere infrastrutturali, progetti industriali e investimenti che la Libia si impegna a garantire a società italiane, sulla base di specifiche intese dirette e a prezzi da concordare tra le Parti. La conclusione e il buon andamento di tali intese rappresentano le premesse per la creazione di un forte partenariato italo-libico nel settore economico, commerciale e industriale, ai fini della realizzazione degli obiettivi del Trattato, in uno spirito di leale collaborazione. In altri termini, la creazione di un solido e ampio partenariato economico-industriale è condizione essenziale per la realizzazione del Trattato nel suo complesso e, quindi, per il rispetto anche degli impegni assunti dall'Italia.
Alla Commissione mista sono attribuiti compiti di verifica degli impegni presi, di segnalazione ai Ministeri degli affari esteri dei due Paesi di eventuali inadempienze e di proposta di soluzioni a livello tecnico.
L'Italia si impegna, inoltre, a realizzare, per un ammontare di spesa complessivo che sarà concordato tra i due Paesi, alcune «iniziative speciali» (articolo 10): la costruzione di 200 unità abitative; l'assegnazione di borse di studio universitarie e post-universitarie a un contingente di 100 studenti libici, rinnovabili più volte e che saranno oggetto di una specifica intesa; un programma di cure presso istituti italiani a favore di alcune vittime dello scoppio di mine in Libia; il ripristino del pagamento delle pensioni di guerra ai titolari libici, civili e militari, e ai loro eredi; la restituzione alla Libia di manoscritti e di reperti archeologici trasferiti in Italia in epoca coloniale.
La definizione delle modalità di esecuzione di tali «iniziative speciali», e del limite di spesa annua da impegnare per ognuna di esse, sarà affidata ad appositi Comitati misti.
A fronte degli impegni assunti dall'Italia, la Libia si impegna: ad abrogare tutti i provvedimenti e le norme regolamentari che impongono vincoli o limiti alle sole imprese italiane operanti in Libia (articolo 9, paragrafo 2); a concedere, dalla firma del Trattato e senza limitazioni o restrizioni di sorta, visti di ingesso ai cittadini italiani espulsi nel 1970 (articolo 11); a sciogliere l'Azienda libico-italiana (ALI) (articolo 12), che, pur essendo stata originariamente concepita con finalità opposte, finora si è rivelata nei fatti un serio ostacolo allo sviluppo della presenza economica italiana in Libia (le nostre aziende sono state costrette a versare contributi obbligatori all'ALI pari fino al 5 per cento del valore dei contratti acquisiti, con una evidente discriminazione a danno delle stesse aziende rispetto alla concorrenza). Tali contributi, già versati, saranno utilizzati per la costituzione del Fondo sociale, che sarà gestito da un Comitato misto paritetico per le finalità che erano state previste al punto 4 del Comunicato congiunto italo-libico del 4 luglio 1998, in particolare per l'avvio della realizzazione delle «iniziative speciali» relative all'assegnazione delle borse di studio e al programma di cure di cui al citato articolo 10 (iniziative queste già previste da precedenti intese intergovernative e realizzate dall'Italia). Definite le modalità di gestione dell'ammontare già costituito e le iniziative da finanziare (oltre a programmi di cura per vittime dello scoppio di mine e a progetti di formazione universitaria e post-universitaria, anche eventuali progetti di bonifica dalle mine e di valorizzazione delle aree interessate), le Parti considereranno definitivamente esaurito il Fondo sociale. Il finanziamento da parte italiana per la realizzazione delle «iniziative speciali» continuerà, quindi, in attuazione delle disposizioni del Trattato.
La Libia si impegna a raggiungere con uno scambio di lettere una soluzione dell'annosa questione dei crediti vantati dalle aziende italiane nei confronti di amministrazioni ed enti libici, sulla base del negoziato finora condotto nell'ambito dell'apposito Comitato misto sui crediti (articolo 13). Nel medesimo scambio di lettere sarà anche definita la questione dei debiti di natura fiscale e/o amministrativa di aziende italiane nei confronti di enti libici (per un ammontare peraltro assai limitato rispetto ai crediti vantati dalle stesse aziende).
Sulla base di una ricognizione effettuata nel 2003, su incarico di entrambi i Governi, dalla banca italo-araba UBAE e dall'ALI, le pretese creditorie delle aziende italiane nei confronti di amministrazioni ed enti libici ammontano complessivamente a oltre 620 milioni di euro solo in conto capitale (non tutti i crediti sono peraltro corredati da sufficiente documentazione probatoria), mentre i debiti di natura essenzialmente fiscale e doganale, che solo alcune aziende hanno nei confronti della Libia, ammonterebbero, complessivamente, a 33 milioni di euro.

Capo III (articoli 14-23). Nuovo partenariato bilalerale.

L'articolo 14 prevede meccanismi di consultazione politica, con riunioni annuali a livello di Capi di Governo, definite «Comitato di partenariato», e di Ministri degli affari esteri, definite «Comitato dei seguiti». A quest'ultimo spetterà in particolare il compito di seguire l'attuazione del Trattato, adottando i provvedimenti che si rendessero necessari. Sono altresì previste, nello stesso articolo, regolari riunioni tra altri esponenti dei due Governi. Gli articoli da 15 a 18 prevedono l'impegno delle Parti in favore di varie forme di collaborazione, ai fini dell'intensificazione della cooperazione scientifica, culturale, economica e industriale, tra cui la realizzazione di programmi di formazione e di specializzazione post-universitarie, nonché lo sviluppo di rapporti tra università e istituti di ricerca e di formazione delle due Parti (articolo 15); contatti diretti tra enti e organismi culturali dei due Paesi (agevolando in particolare l'attività dei rispettivi istituti culturali a Roma e a Tripoli) e l'ulteriore impulso alla collaborazione nel settore archeologico (articolo 16); la promozione di progetti di trasferimento di tecnologie, la collaborazione nei settori delle opere infrastrutturali, dell'aviazione civile, delle costruzioni navali, del turismo, dell'ambiente, dell'agricoltura e della zootecnia, delle biotecnologie, della pesca e dell'acquacoltura - relativamente alle quali si prevede la realizzazione di un'intesa tecnica, già in fase di negoziato - nonché lo sviluppo degli investimenti diretti e la costituzione di società miste (articolo 17); il rafforzamento del partenariato nel settore energetico, con un'attenzione particolare alle energie rinnovabili (articolo 18). Nell'ambito della cooperazione culturale di cui al citato articolo 16, è in particolare prevista una specifica collaborazione archeologica in materia di restituzione dei reperti e dei manoscritti rinvenuti in Libia in epoca coloniale, con l'istituzione di un apposito Comitato misto. All'articolo 19 è prevista l'intensificazione della collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all'immigrazione clandestina, con un richiamo all'Accordo firmato a Roma il 13 dicembre 2000 e con un esplicito riferimento alle successive intese tecniche, tra cui in particolare, per quanto concerne la lotta all'immigrazione clandestina, i Protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007, dei quali ci si attende pertanto una compiuta attuazione da parte libica. Le due Parti promuoveranno la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle competenze tecnologiche necessarie. L'Italia si è impegnata a sostenere il 50 per cento dei costi di realizzazione di tale sistema, mentre per il restante 50 per cento Italia e Libia chiederanno all'Unione europea di farsene carico, tenuto conto delle intese intervenute tra Tripoli e Bruxelles, anche su questo aspetto, con la firma di un Memorandum of Understanding (MoU) nel luglio 2007. Su un piano più generale, le due Parti collaboreranno alla definizione di iniziative volte a prevenire il fenomeno dell'immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori. L'articolo 20 riguarda la collaborazione nel settore della difesa, prevedendo la finalizzazione di specifici accordi relativi allo scambio di missioni tecniche e di informazioni militari, nonché lo svolgimento di manovre congiunte. Le Parti si impegnano, altresì, ad agevolare la realizzazione di un forte e ampio partenariato industriale nel settore della difesa e delle industrie militari. È infine previsto, sempre in tale articolo, l'impegno politico dell'Italia a sostenere nelle opportune sedi internazionali la richiesta della Libia di indennizzi per i propri cittadini vittime dello scoppio di mine e per la riabilitazione dei territori danneggiati. L'articolo 21, relativo alla non proliferazione e al disarmo, tratta di collaborazione politica internazionale. Le Parti si impegnano infatti, nel pieno rispetto degli obblighi internazionali in materia, ad adoperarsi per fare del Mediterraneo una zona priva di armi di distruzione di massa. L'articolo 22 concerne l'intenzione delle Parti di favorire la collaborazione tra le rispettive Istituzioni parlamentari e gli enti locali. L'articolo 23, relativo alle disposizioni finali, ribadisce come il Trattato, sottoposto a ratifica secondo le rispettive procedure costituzionali, costituisca, nel rispetto della legalità internazionale, il principale strumento di riferimento per lo sviluppo delle relazioni bilaterali, in sostituzione del Comunicato congiunto del 4 luglio 1998 e del Processo verbale delle conclusioni operative del 28 ottobre 2002. Il Trattato, che entrerà in vigore al momento dello scambio degli strumenti di ratifica, potrà, come d'uso, essere modificato previo accordo tra le Parti e le modifiche entreranno a loro volta in vigore alla data di ricezione della seconda delle due notifiche. A suggello, infine, della nuova fase nelle relazioni tra Italia e Libia aperta dal Trattato, nello stesso articolo 23 si prevede che il 30 agosto sia considerato in entrambi i Paesi come «Giornata dell'amicizia italo-libica». Anche se non espressamente previsto nel Trattato, i libici si sono, di conseguenza, impegnati a non celebrare più, il 7 ottobre, la cosiddetta «Giornata della vendetta», che ricordava l'espulsione degli italiani dalla Libia nel 1970. La firma del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione con Tripoli segna, in definitiva, un cambiamento «storico» nelle relazioni bilaterali e se, come riteniamo, da parte libica si vorrà onorare in buona fede gli impegni assunti, la sua applicazione consentirà di superare definitivamente i contenziosi bilaterali e di avviare una nuova fase nel rapporto tra l'Italia e la Libia, caratterizzata dal rafforzamento della collaborazione in tutti i campi di reciproco interesse e dalla creazione di un forte partenariato politico ed economico.


Come vedete è tutto riportato qui, nero su bianco, l'infame tradimento di cui l'Italia si è macchiata, l'ennesimo e qualcosa mi dice non ultimo della sua storia. L'Italia ha fatto sì che il signor Muhammar Gheddafi, forse uno degli uomini più disgustosi presenti sullo scenario della diplomazia mondiale, abbia ragione nei confronti dell'Italia e abbia ragione nell'odiare gli italiani. Ora l'Italia partecipa ad i raid e uccide come chiunque altro. Purtroppo ora non si può più parlare nemmeno di guerra. Ora, nella neolingua degli Alti, si chiama missione umanitaria o azioni necessarie per salvaguardare i civili. Propinano ai Bassi il loro concetto becero, contorto e malato di guerra giusta, di guerra di liberazione. Nessuna guerra è giusta perchè nessuna è civile e nessuna aiuta le "democrazie". Le guerre rappresentano un'inutile carneficina di soldati mandati al massacro, di gente ,già di per sè violenta e senza scrupoli, la cui cattiveria è stata acuita da mesi di caserma e di lavaggio del cervello. E alla fine? Chi ne trarrà profitto da un destino di una guerra? Gli Alti. Loro e sempre e soltanto Loro. La guerra è la massima espressione di come gli Alti possono davvero far ciò che vogliono di chiunque. Sono retti su scale di diamante. A tutto questo squallido teatrino partecipa anche il presidente americano Barack Obama, premio Nobel per la pace. Una vera delusione sotto tutti i punti di vista. Abbia almeno la decenza di riconsegnare il Nobel.

L'altro giorno stavo guardando uno spezzone di Annozero. Ho sentito le dure critiche di Gino Strada, fondatore della ONG Emergency, nei confronti dell'entrata in guerra dell'Italia. Mi sono oltremodo imbarazzato ascoltando la risposta di Ignazio La Russa, grande promotore della guerra e non dimentico del suo passato da picchiatore fascista nell'Msi, il quale sosteneva che "la pace mondiale è un'utopia, soddisfatto che la sinistra abbia finalmente lasciato nel cassetto le loro bandiere multicolori" e "le guerre esistono da quando esiste l'uomo". Una vergogna, una totale mancanza di senso civico. Le guerre esistono da quando l'uomo scoprì una fonte di guadagno in tutto, da quando nei primitivi Alti nacque il senso di bramosia che tutto muove. Oggi è lo stesso ragionamento. Come mai non sono intervenuti in Tibet? Come mai nelle dittature sudamericane, indonesiane e asiatiche non sono mai intervenuti? Perchè, forse, non avrebbero tratto gadagno? Non c'era il petrolio o il gas a fare da magnete? E poi che ragionamento è questo? Come è vero ciò che ha detto lui, è vero anche che l'uomo ha ucciso un altro uomo da quando è stato messo al mondo. Questa allora sarebbe una buona ragione per scendere in strada e fare una strage con una mitraglietta? Sarebbe una valida ragione quella di dire "è un'utopia pensare che l'uomo smetta di uccidere un altro uomo, quindi lo faccio anche io"? Una bestia davvero. Sono disgustato ed indignato.

Ma sto dilagando. Io sono sempre contro qualsiasi maledetta guerra perchè non è altro che una manipolazione. Perchè non vanno Frattini, La Russa, Berlusconi, Obama e Gheddafi a combattere? Non che la sinistra sia meglio. Non hanno mai difeso la pace, anzi hanno pressato Berlusconi perchè non è intervenuto prima. Una vergogna. Ma questo è il mondo e tale rimarrà finche ci sarà questa gerarchia tra Alti e Bassi.

domenica 27 febbraio 2011

Cause e conseguenze sulla Questione Meridionale









Dopo il precedente articolo sui 150 anni dell'unità d'Italia, vorrei soffermarmi sulla Questione Meridionale che, indipendentemente da come la si pensi, ha avuto origine con la dissoluzione del Regno delle Due Sicilie. Servirà molto per chiarire alcune cose anche a me stesso, perchè la scrittura e la produzione di continui articoli aiuta molto anche la mia riflessione e la mia moralità. E' un confronto con me stesso e poi con gli altri.

La Questione Meridionale è un nome in gergo storico-politico per indicare una condizione di arretratezza del Sud Italia nei confronti del resto del territorio. Ad essa si imputa l' emigrazione crescente dei meridionali e la loro condizione di povertà.


La carta rappresenta il livello di industrializzazione in Italia nel 1871. La fonte proviene dalla Banca d'Italia.

Io ritengo che sarebbe opportuno rispolverare un sentimento poco conosciuto al genere umano: l'umiltà. Inutile, ora, fingersi professorini esperti di economia e di società. La verità, il fatto così com' è andato, è impossibile conoscerlo, non possiamo esserne al corrente. La storia non esiste, esiste solo una successione di fatti e di cronaca (e, nei casi più estremi, anche quella è messa in discussione) e le conclusioni che noi possiamo trarre sono molto limitate. Avendo letto di recente Il cimitero di Praga di Umberto Eco, libro che andrà riletto in un'età più matura, il mio cuore si è aperto ad una rivelazione: non è possibile essere certi di alcunchè. Mentre gli pseudo-rivoluzionari, pseudo-anarchici, pseudo-ribelli e pseudo-intellettuali dei tempi correnti sono inclini a dire che l'odierna società sia la peggiore mai esistita con i suoi brogli, le sue élites, le sue ingiustizie e le sue corruzioni, bisogna rettificare dicendo che la situazione non è mai cambiata. E' sempre andata così, c'è sempre stata una scissione, un'alienazione tra coloro che hanno il potere e coloro che non lo hanno ,che io ho ribattezzato Alti gli uni e Bassi gli altri. Gli Alti hanno in mano le chiavi dei ricordi passati perchè è di una facilità imbarazzante diffondere un falso storico autentico (ho usato apposta il paradosso), un falso bello, importante e solenne. Leggendo i falsi storici riportati nel libro (e sono tutti veri. Il libro parla di vicende e personaggi realmente esistiti ad eccezione del protagonista, un tal capitano Simonini) mi sono quasi convinto che quel falso sia realtà perchè diceva cose logiche, vere, quasi giuste. Gli Alti sanno trasformare la menzogna in realtà. Per questa stessa ragione, neanche i ricordi futuri e presenti possono essere certi in quanto impossibile stabilire se siano autentici o falsi-autentici . Da quel libro, proporzionato alla mia età men che matura, ho capito che la prima fonte di incertezza siano i ricordi; essi sono offuscati dai documenti, il mezzo più facile da modificare. Figurarsi come sia facile modificare tutto al giorno d'oggi quando un computer è in grado di modificare la realtà, la storia e anche le vite di uomini che solo ad essi rendono un'obbedienza cieca.

Vi starete chiedendo: cosa diavolo c'entra tutto questo con la Questione Meridionale? C'entra molto, tantissimo. Gli Alti vivono in un universo appartato, estraneo, parallelo. Spesso non fanno altro che ricadere in squallide questioni e volgari ripicche personali di qualche adepto. Essendosi di gran lunga semplificati i metodi di comunicazione e di documentazione di massa, si è oltremodo incrementato il rischio di imbattersi in falsi clamorosi per poi usali come un Vangelo o una Torah. Cerchiamo di farci caso: tutte queste teorie del revisionismo risorgimentale si sono diffuse tramite il web, con internet, con You Tube, con Facebook. Fino agli anni '70-'80 certe cose erano inimmaginabili. Io definisco il Risorgimento come l'Età della Massoneria. In pochi anni hanno aggiunto anche l'Italia e la Germania alle nazioni costruite sulle loro teorie, sui loro Maestri e sui loro appoggi. Inoltre, sono riusciti anche ad estirpare le monarchie olandesi e belga fallendo però quella importante austriaca e, soprattutto, il clamoroso flop del '48 parigino che portò di nuovo un Bonaparte imperatore e, per giunta, alleato del Papa (nel cimitero di Praga addirittura è riportato un falso storico in cui narra che l'ascesa di Napoleone III è, in realtà, frutto di un complotto gesuita). Queste notizie non sono mai state messe in discussione da nessuno. Con la facilità di modificare documenti, di abbattere antiche certezze e di diffonderle in un istante grazie ad Internet è facile incorrere in ripicche di qualche potente. Ora mi spiego. E se queste teorie sulla grandezza del Regno delle Due Sicilie, della liberalità dei Borboni, dell'avanzamento di Napoli fossero anch'esse dei falsi storici? Visto che l'unità d'Italia è un trionfo massonico, non può essere che alcune sette, alcune congregazioni, degli Alti possano aver diffuso, più facilmente di quanto avrebbero fatto in passato, queste teorie al fine di conquistare consensi antiunitari che si sarebbero tramutate in consensi antimassonici? Non prendiamo le notizie che corrono su Internet come se fossero oro colato. Rischieremmo di diventare pedine degli Alti.

Ecco ciò che volevo dire. Noi non possiamo conoscere la storia, non possiamo sapere i fatti come sono andati davvero. Sono davvero inutili i saputelli che dicono che il Regno delle Due Sicilie sia stato lo Stato più povero della storia così come i saputelli che difendono a spada tratta una teoria letta su internet e con documentazioni non scritte nei libri ufficiali di storia. E qui vale ancora il mio discorso. Assodato che l'Unità d'Italia sia stata raggiunta colla guerra, con la violenza, l'invasione, la corruzione e il complotto, non si possono sviluppare le stesse riflessioni anche a proposito del revisionismo? E se fosse stato architettato un complotto contro il complotto? Ancora nel cimitero di Praga è frequente l'alterazione, la messa in scena, di documenti storici, oppure l'invenzione di sana pianta di storie, di teorie, di racconti che mettono a nudo un complotto o una congiura di una qualsiasi setta, oggi la massoneria, domani i gesuiti, dopodomani gli ebrei.

Non mi stupirei se venisse fuori che tutto questo è stato architettato da un' organizzazione antimassonica ancora presenti. Ma sto dilagando... mettiamo da parte la filosofia e veniamo alle cose pratiche. Ho voluto parlare ulteriolmente dell'unità d'Italia per poter affrontare le radici della Questione Meridionale e la vicenda cambia a seconda dei punti di vista sotto cui la guardiamo. A voler sentire la versione ufficiale (massonica per rimanere conformi al discorso mio precedente), la Questione Meridionale è un dazio da pagare per il divario abissale tra il Regno Sabaudo e il Regno delle Due Sicilie. A voler ascoltare la versione revisionista (la antimassonica, ibidem), la Questione Meridionale è frutto di un eccidio, un'invasione del Sud con le sue genti costrette ad emigrare per lo stato di guerra perenne, per l'assedio delle città, per la svalutazione della moneta meridionale nei confronti della lira piemontese. E' certo che il Sud vive ancora oggi in una condizione di malessere, di crisi e di vuoto e che nessun governo italiano ha mai saputo (o voluto?) risolvere. Le inutili Casse per il Mezzogiorno (che non è stato altro che un pizzo pagato alla camorra) non hanno fatto altro che acuire la situazione. E la situazione è abbastanza tragica. Non c'è un'identità nella popolazione meridionale, c'è pochissima fiducia di poter riprendersi. La mente dei meridionali è arrivata ad accettare con ostentazione, quasi con noncuranza, gesti come la corruzione, in nepotismo o la raccomandazione. Sono ridotti ad una condizione in cui loro stessi sono consci, consapevoli, convinti di essere inferiori, incivili, animali, disorganizzati mentre al Nord è tutto diverso e tutto migliore. Sicuramente, a prescindere da complotti, società segrete, massoneria e quant'altro, c'è un profondo vuoto, una voragine nella moralità del meridionale medio. E qui si scende ad un'ulteriore divisione. Vale la divisione tra Alti e Bassi, ma i Bassi sono scissi in un'altra categoria: gli Immobili. Gli Alti vivono appartati, in un universo parallelo ai Bassi, e, se sono lì, certamente non è per volere di alcun Basso nè tantomeno Immobile. Vivono in un mondo fatto di lussuria, ricchezze, controllo, ma anche di studio e di cultura. I Bassi vengono pressocchè ignorati o usati di sfuggita, come fossero macchine pronte per l'utilizzo (un po' come se stessimo parlando a telefono con un nostro amico e dicessimo:"Aspetta che accendo la televisione". In quel momento si dà per scontato che la televisione si accenda. Allo stesso modo fanno gli Alti). Ma gli Immobili sono un altro genere di Bassi. Sono Bassi al di fuori di qualsiasi realtà possibile, razionale o pensabile. Sono persone che hanno un'organizzazione, una struttura, un mondo tutto loro, un mondo in cui ignorano tutto e dove devono obbedire solo a ciò che viene detto.

Ma cerchiamo di concludere il discorso. La Questione Meridionale, sempre se esista, non vuole essere risolta. Il Sud costituisce gran parte dei Bassi e degli Immobili. E' chiaro che pochi vorrebbero privarsi tanto facilmene di quest'arma. Ma non parlo di complotti, di furti o di repressioni. Non possiamo sapere se siano avvenute o no. Parlo di un' alienazine della società incolmata ed incolmabile che si erge come una Torre di Babele. Lo status quo dell'uomo è iniziato con il suo divenire animale sociale e sarà colmato solo quando ognuno comincerà a porre l'attenzione più sul suo Io.

mercoledì 26 gennaio 2011

Il Giornale di casa Berlusconi: come fa ad esistere ancora?

Stamattina, per cercare di ampliare i miei orizzonti, sono andato in edicola a comprare il Giornale di Feltri. Ad essere sincero, ero anche curioso di vedere un giornale di cui si è tanto discusso. Credevo, piuttosto, di trovare un quotidiano tipo Repubblica (un quotidiano, cioè, con tutte le sue fazioni e realtà modificate ) ma a favore di Berlusconi. Invece io sono rimasto assolutamente sbigottito, ero esterrefatto. Qualsiasi cosa (tutto di tutto!) è scritto solo ed esclusivamente per difendere Berlusconi. Ecco la prima pagina:





E' un'indecenza nel modo più assoluto. E' un continuo attacco agli oppositori di Berlusconi senza alcuna autocritica, senza un biriciolo di onor del vero o di amore della verità. Mancano le fondamenta del senso del giornalismo. Invece di parlare dei fatti gravi dal punto di vista morale del loro padrone, mette a nudo le amoralità degli oppositori (a prescindere se siano storie fondate o meno. E' come se un calciatore, dopo che un giornalista gli avesse dato un brutto voto riguardo alla sua partita, pubblicasse il giorno dopo un video dello stesso giornalista che fa una figuraccia mentre gioca a calcio. Non ha nessun tipo di fondamento). Non può mancare, ovviamente, un attacco alla magistratura e alla televisione l'una colpevole di trattare Berlusconi come tutti gli altri e l'altra di far parlare personaggi scomodi per il regime (indipendentemente se li apprezziate o meno).

Va bene, abbiamo dato un'occhiata alla prima pagina. Ci sarà qualcosa di interessante senz'altro continuando a sfogliare. Sarà un giornale fazioso ma fondamentalmente onesto. Ahimè, nulla di più falso. Andando alle pagine 2 e 3 è possibile leggere la geniale filippica di questo imparziale e corretto giornale nei confronti di Fini, di Fli e dei suoi guai giudiziari (se l'inchiesta riguarda Berlusconi è tutto falso e senza prove, ma loro possono infangare e diffamare chi vogliono, questo credo sia sottinteso).
A pagina 4 invece assistiamo ad una foto di Berlusconi bello come il sole che invita tutto il Pdl a rimanere unito contro i veleni e i comunisti.

A pagina 5 è addirittura pubblicata un'accusa a Santoro di aver spinto al suicidio un maresciallo dei carabinieri con le sue accuse. Ovviamente tutto questo è documentato da prove scientifiche e serie, mentre invece dire che il ministro La Russa abbia aizzato la folla ad uccidere due carabinieri durante una manifestazione del Fronte della Gioventù negli anni '70 è pura pretensione.A pagina 6, invece, c'è forse l'articolo più bello di tutto il giornale: un attacco a Ballarò, Annozero e L'Infedele accusando questi programmi di insultare e di "avere un unico obiettivo:demolire Berlusconi". Ma non conta che è stato proprio il premier ad insultare tutti i presenti in studio per poi chiudere il telefono a Ballorò, che la cosa si sia ripetuta l'altro ieri su La 7, che ad Annozero abbia addirittura minacciato Santoro e che sul Tg 4 Emilio Fede ha "lanciato un ultimatum" a tutti coloro che osavano parlare del caso Ruby. Segue un bell'articoletto che non sto qui a ripetere. Sarebbe solo uno spreco di spazio sui server. Sono, invece, ansioso di riportare integralmente l'articolo di pagina 21:

"Napoli e lo sciopero fai-da-te. Che cosa ci si inventa a Napoli e dintorni pur di non lavorare? Ecco l'ultima trovata: donare sangue il giorno dello sciopero dei metalmeccanici proclamato dalla Fiom per il 28 gennaio. Un gruppo di lavoratori pubblici e privati, indispettiti dalla mancata adesione della Cgil all'agitazione, hanno escogitato il modo per solidarizzare con i colleghi di Pomigliano e Mirafiori. Lo 'sciopero fai-da-te' prevede che queste persone il 28 si asterranno dal lavoro perchè donatori di sangue. In questo modo, si legge in una nota, 'avremo il diritto previsto per legge di assentarci dal lavoro, esprimeremo la nostra solidarietà ai metalmeccanici e alla Fiom, daremo per scelta in nostro sangue alla collettività e non per costrizione a Marchionne e a Fiat'. Ma dopo il prelievo parteciperanno ai corte?"

L' articolo non è firmato, ma provo tanta pietà per colui che l'ha scritto. Infatti egli/ella è schiavo/a di ben tre cose: dell'ignoranza, il giogo più pesante; del suo padrone Silvio Berlusconi, verso il quale avrà un rapporto di assoluta devozione forzata (deve essere costretto/a a dire che 2+2=3 se il suo padrone gli ordina di dire così); dei soldi (per guadagnare 10 euro dovrà leccare i piedi al padrone in tutti i modi possibili ed immaginabili). Se a Napoli hanno trovato l'ennesimo modo di non lavorare, senz'altro l'autore avrà migliaia di tecniche che gli consentono di guadagnare i soldi senza muovere un dito. Si vergogni e veda a cercarsi un vero lavoro anzichè spillare i soldi pubblici.

Continuiamo a sfogliare il ridente giornale. Voi direte: "si può essere faziosi su tutto, ma la cultura e bipartisan". Lo pensavo anche io prima di dare un'occhiata alla "pagina culturale". Ecco una foto:


Una vergogna. In poche parole stanno osannando un certo Eugenio Corti dicendo che il sistema non l'ha voluto riconoscere nella letteratura italiana perchè anticomunista. Ovviamente bisogna trovare un demonio anche in questo, un nemico inesistente, un castello di carta. La cosa ancora più scioccante è che, nella pagina della cultura, scrive anche Vittorio Sgarbi, personaggio noto e apprezzato da alcuni per via dei suoi insulti e le sue urla. Cos'altro c'è? Ah sì, una bella pubblicità sul miglioramento dell'assistenza sanitatia, della riduzione delle liste d'attesa nel Lazio, addirittura una pubblicità su un miliardo di euro speso dal governo per la disoccupazione giovanile, sull'aumento delle ore di lavoro, i soliti fattarelli per screditare esponenti dell'opposizione (ormai non si contano più), le lettere dei lettori che sanno parlare solo della storia di Berlusconi vittima del sistema comunista che governa l'Italia e poi? Ah già, la ciliegina sulla torta è la definizione del libro Terroni di Pino Aprile un "pamphlet per tifosi". Ennesimo tentativo per gettare fango sul sud tramite la divulgazione di cose false, inventate, create per far perdere al Meridione il loro senso di appartenenza alla terra, per oscurare le ricchezze che avevano e per far credere allo schiavo non solo di non esserlo, di non esserlo mai stato e mai lo sarà, ma che la sua condizione da schiavo sia la migliore possibile. Se non è dittautra questa...

In conclusione, questo è senz'altro l'oggetto più sporco, più corrotto e disonesto che abbia mai varcato la soglia di casa mia. E' un giornale dove traspare odio, razzismo, diffamazioni, violenza e incitamente al disprezzo altrui. Mai nessuna notizia sarà vera. E questo che dico non è prevenzione o mancanza di confronto: non vi è alcun confronto possibile con robaccia simile, non è difesa di qualche ideale o progetto col quale rapportarsi: è semplice fango, menzogna, dittatura, creata allo scopo di lavare il cervello alla popolazione. E' un giornale in cui non si fa altro che difendere Berlusconi e ad attaccare i suoi oppositori con metodi stalinisti, con cattiveria, con articoli subdoli e cattivi in ogni pagina, in ogni tema trattato. Anche andando alla pagina dello sport troverete insulti su Santoro, Travaglio o Saviano. E' un giornale pericoloso. E' un giornale che inganna. E' un giornale dove Sgarbi si permette di dire che "spiare le escort costa più della cultura" quando non c'è mai stato un governo che abbia apportato simili tagli alla cultura e alla ricerca (indipendentemente da come voi la pensiate), che prende in giro i suoi lettori dicendo l'esatto contrario di ciò che è. Se una relatà è scomoda, ripetono l'esatto contrario in ogni occasione disponibile. E' un giornale basato sulla cattiveria. Invito tutti voi a non leggere simile robaccia, a boicottarlo al fine di farlo chiudere. Altrimenti non ci meravigliamo si si hanno spettacoli come questo.

giovedì 6 gennaio 2011

La Rete, i social networks e Facebook. Così la profezia di Orwell è compiuta


Siamo ormai nel 2011, un'età impensabile per tantissimi. Nella storia del cinema e della letteratura si è sempre scritto o girato qualche libro o film con un titolo recante un anno molto lontano, in cui si descriveva un futuro bello e terribile al contempo. Mi vengono in mente 1984 scritto nel 1948, 2001:Odissea nello spazio girato nel 1968 ma ispirato a La Sentinella di Arthr Clarke scritto sempre nel 1948,oppure negli anni '40-'50 Io Robot di Isaac Asimov. Tutti hanno descritto un futuro lontanissimo per l'epoca, un futuro fatto da progresso sregolato, intelligenza artificiale più avanzata di quella umana, macchine che si ribellano,che provano sentimenti,che prendono il sopravvento sull'uomo,viaggi su Giove e altre pazzie impensabili anche ora. Tralasciando il significato intrinseco dei suddetti film o libri, la maggior parte delle cose descritte non ha avuto luogo. Ma io credo che ci sia stato un libro che ha previsto tutto questo.

Ovviamente mi sto riferendo a 1984. Ho già scritto un articolo corposo su questo aggiungendo anche la differenza con Brave New World di Huxley (per chi è interessato lo può trovare qui). Però non ho sottolineato molto un aspetto che a mio parere è importantissimo. Chi ha letto il libro può facilmente arrivare alla conclusione che Orwell ha previsto l'invenzione di telecamere e di televisioni e di usare le stesse come mezzo di lobotomizzazione di massa. Ma ancora più importante,a mio parere, è la funzione che avevano i teleschermi. Essi proiettavano l'individuo in una realtà virtuale ove poter essere sotto stretto controllo. I più tartassati da questo controllo tecnologico erano i membri del Partito Esterno i quali dovevano solo lavorare senza conoscere in alcun modo le funzioni e gli scopi del Ministero. I Membri del Partito Interno invece avevano il privilegio di spegnere i teleschermi quando volevano a patto che non superassero la mezz'oretta di spegnimento. Erano esenti solo coloro che avevano un ruolo e stretta collaborazione col Gran Fratello e gli ultimi della scala sociale, i prolet convinti che da loro non ci si poteva aspettare alcun tipo di ribellione. Notate differenza tra il romanzo e la realtà?

E' noto che la tv serve solo da strumento per rimbecillire la popolazione senza lasciar trasparire un minimo di cultura,salvo qualche film decente in via del tutto eccezionale. Il risultato di questo rimbecillimento generale è mostrato molto bene nel video postato nel precedente articolo che io non riesco a togliere dalla mente. La tv ha prodotto milioni di teste incapaci di pensare o di avere una propria autonomia, ha prodotto un'unica massa abnorme,informe,svuotata di tutto. Non è questione del singolo programma, è inutile fare l'ennesimo discorso qualunquista e improduttivo tipo:"è colpa del Grande Fratello","è colpa del Tg1","è colpa di Studio Aperto". E' un qualcosa di intrinseco alla tv, presente nel concetto stesso trascendentale. La televisione connette migliaia e migliaia di persone in un unico programma, un'unica frequenza amalgamandole benissimo qualunque sia il programma in questione. Tutto questo è noto a molti. Purtroppo,il mito di internet libero,della rete come unico mezzo di informazione libero è crollato. La rete non è affatto lbero,anzi, sta sostituendo la tv come mezzo di lobotomizzazione. Sono presenti siti dove si propone vera stupidaggine, ci sono siti nati al solo scopo di infastidire altri utenti, altri creati solo per diffondere insicurezza e stupidaggini. Internet, però, è anche cultura. Se fatto buon uso può davvero essere un potente mezzo.Purtroppo c'è un rovescio della medaglia.

Internet è costantemente controllato da forza dell'ordine che applicano censure passate sotto silenzio. Non appena un utente si registra su una piattaforma si attiva un meccanismo per cui il webmaster e la polizia postale si impropria dell'indirizzo IP dell'utente e quindi è facile risalire all'indirizzo e persino al numero di telefono, in casi estremi persino alla partita IVA,codice fiscale,codice iBan e numero di carta di credito. Nella gran parte dei siti su internet,specie i social networks, vige una vera e porpria dittarua da parte del creatore. Sui social network, erti a libera informazione e strumento di ribellione, c'è una censura tremenda e tutti sono sotto un infallibile controllo virtuale. Così facendo si ha sempre una popolazione mondiale,non italiana,sotto controllo e tutti registrati in modo da conoscere tutti i loro spostamenti. Una facile critica a questo mio commento sarà una cosa del genere:" E' un discorso generalizzante. In internet c'è lo sfigato che non ha nulla da fare,c'è la ragazzina stupida che cerca di flirtare con più ragazzi possibile,ma sui social network corrono anche molte informazioni che in tv non comprariranno mai. Molti hanno aperto gli occhi grazie ad informazioni prese dalla rete. Poi su Facebook e sui social network sono iscritti anche molti gruppi di sinistra e persino anarchici che non hanno sicuramente nulla a che fare con il governo attuale". Rispondo immediatamente.

Non metto in dubbio che Facebook,come ogni altra cosa al mondo,ha i suoi lati negativi e positivi. E' un mezzo spersonalizzante e massificante, il trionfo della globalizzazione made in USA. Inoltre è una società a scopo di lucro, ogni utente,ogni post è un guadagno in termini monetari per i proprietari. Inoltre non discuto che qualche persona con idee non da buttare si possa iscrivere,ma nel qual caso sarà controllato come una pedina. Vorrei sorvolare il discorso sui rivoluzionari da Facebook,bamboccioni ridicoli,che si riempiono la bocca con parole di cui non conoscono il significato e vogliono fare i ribelli estremisti perchè "fa figo" tappezzare la loro pagina con gigantografie di Chè Guevara o di Mussolini, ma persone che vogliono far qualcosa di serio non perdono certo il loro tempo su Facebook. Se per caso si iscrive qualcuno di potenzialmente pericoloso,è comunque sotto strettissimo controllo e,anzi, sarà un mezzo in più di identificazione.

Così è compiuta la profezia di Orwell con un misto di Huxley e di Asimov. Tutti sotto stretto controllo,nessuna via di fuga e la cosa più grave è che gli utenti si iscrivono "per loro volontà" senza nessuna coercizione. Invece la loro volontà non esiste. E' distrutta da ore di tv,di fiumi di parole sui gionali sulla fama di Facebook e di come possa essere "utile ed importante". Il vero profeta sulle sorti dell'umanità non è Gesù nè tanto meno Maometto. E' Orwell. Stanno comprando tutto e tutti. Il sistema inglobante e massificante per paura di una popolazione unita.

mercoledì 3 novembre 2010

Insorgenza Civile:minestra riscaldata o caviale?


Come ben si sa,qualsiasi partito di qualsiasi schieramento e di qualsiasi coalizione non è altro che un'oligarchia pronta ad avere il potere e comportarsi nel medesimo modo di ogni altro una volta ottenuto.Tutti utilizzano le stesse parole,gli stessi simboli,gli stessi interrogativi retorici.Eppure c'è stato un partito che ha messo in crisi la mia sfiducia.Sto parlando di Insorgenza Civile,partito meridionalista che si oppone al colonialismo del nord.Oguno si farà una propria idea di questo partito,basta vedere il loro blog e la loro pagina di Facebook,ma i cardini della loro ideologia consistono in un forte revisionismo risorgimentale (a dir poco fantastico il loro slogan:Il nazionalista è colui che ripete le bugie del risorgimento oppure Insorgere è Giusto,anche se quest'ultimo è continuamente sdoganato dai militanti che non perdono una sola occasione per ripeterlo) e un impegno per risvegliare le coscienze dei meridionali affinchè capiscano la loro ignara sottomissione.Indubbiamente sono scopi lodevoli i quali vengono pressochè ignorati.Appoggio qualsiasi loro idea,anche perchè in questo blog ho ripetuto inconsciamente,nei miei ariticoli, il loro progetto.
Ciò che mi fa discutere è il loro metodo di diffusione e di organizzazione.Innanzitutto non è chiaro se siate un'organizzazione antagonista o un partito riformista.Suppongo che siate dei riformisti in quanto strutturati in una gerarchia.Qui nasce la mia prima perplessità.Perchè non affigete manifesti nelle città?perchè la vostra conoscenza è riservata a pochi eletti che scandagliano il web da cima a fondo?Perchè non pubblicizzate maggiormente le vostre iniziative?.


Ancora un altro punto dubbioso.Ho notato che la vostra politica si basa più sull'ingiusta invasione dei nordisti e le loro razzie ai nostri danni.Si basa più o meno sulle stesse cose della Lega(chiaro simbolo che la storia non esiste.E' solo una frequenza di fatti che ognuno interpreta a modo suo.Se le ragioni di Insorgenza ci sembrano inconfutabili,anche uno che abita al nord troverà altrettanto indiscutibili le stupidaggini di Bossi).Altra perplessità:perchè non lasciate perdere certe cose,giuste e belle quanto inutili,e non vi impegnate in qualcosa di più concreto?come mai non puntate le iniziative su qualcosa di utile a colmare il gap che c'è tra i diritti della gente del sud e quelli della gente del nord?come mai non ho mai visto un solo vostro manifesto o un vostro giornalino?Come mai non avete nemmeno una pagina su Wikipedia?Come mai gli unici partiti "meridionalisti" conosciuti nazionalmente sono Noi Sud e Io Sud che sono affiliati a Berlusconi e non fanno altro che portare le pantofole a Brunetta?Ho troppe perplessità su questo partito,ci sono ancora troppe cose non chiare.Per il momento non siete nè carne nè pesce,siete pressocchè sconosciuti al grande pubblico e nessuno saprebbe dire qualcosa in più di ciò che ho detto io sulla storia di questo partito.Se posso permettermi,io vorrei darvi qualche consiglio affinchè diventiate un partito perfetto e sicuramente avrete il mio voto in cassaforte:
  • Fare qualcosa di concreto,un impegno pubblico,civile,che il popolo possa toccare con mano.Perchè non organizzate,tanto per fare un esempio,una colletta per raccogliere fondi per rifare un manto stradale decente?Perchè non fate del volontariato per organizzare una raccolta differenziata porta a porta?Perchè non dare una mano ai lavoratori dell' Asìa per far fronte a questa nuova grave emergenza rifiuti a Napoli?Perchè non coordinate le proteste di Giugliano e di Terzigno invece di una partecipazione simbolica ad una loro manifestazione?Perchè non raccogliete fondi per riparare il termovalorizzatore di Acerra?Forse siete caduti,anche voi,nella trappola della burocrazia?Credete che non siano vostri doveri perchè non siete al governo?Voleteo,forse,fare solo la bella figura degli intellettuali colti che non si abbassano a livelli umili?Molto male se è così.Di populisti ne abbiamo già troppi.
  • Eliminare le oligarchie di partito.E' una diretta conseguenza del primo punto.Dovete dare tutti una mano,dal presidente all'ultima matricola dei militanti.Non ci devono essere differenze.Se entrate a stretto contatto con la gente sicuramente avrete una fama meravigliosa,sarete visti,giustamente,come benefattori e spingerete molte persone a seguire il vostro esempio.Per il momento,agli occchi dei pochi che vi conoscono,sembrate il solito partitino da quattro soldi.Più concretezza e meno chiacchiere.
  • Basta accusare esclusivamente i nordisti se il sud è sul lastrico.Senz'ombra di dubbio è colpa dell'infamia di qualche piemontese razzista e balordo dell'800 se il nostro degrado è iniziato,ma come mai non abbiamo saputo far fronte a tutto questo?perchè non abbiamo saputo riprenderci dopo?E' come se una squadra di calcio perdesse la partita grazie ad un rigore inesistente.La squadra ha subito un'ingiustizia,ma perchè non hanno segnato un gol prima onde evitare situazioni del genere?E,soprattutto,come mai non hanno saputo recuperare dopo il gol?Spiacente,ma il sud non può appellarsi unicamente ad un singolo episodio,per quanto ingiusto possa essere.Usare lo "straniero" come caprio espiatorio per i problemi reali è la tattica prefetita di Bossi e Berlusconi,ma almeno loro hanno saputo farsi un'ottima pubblicità e sono conosciuti in tutto il mondo.Voi di Insorgenza non avete fatto nemmeno questo.Basta con la demagogia.
  • Estendere le vostre ideologie che descrivono un'Italia come un vampiro,stando ad un vostro manifesto,che da 150 anni succhia il sangue del meridione,al concetto stesso di Stato-vampiro.Lo Stato non fa altro che succhiare il sangue di qualsiasi cittadino/suddito,indipendentemente se il suddito sia meridionale o meno.Se il vostro progetto andasse in porto,avremmo un'Italia sotto una dittatura meridionalista così come oggi ne abbiamo una settentrionalista.In tal caso,il nord passerebbe dalla parte della ragione e legittimeremmmo gentaglia come Gentilini e Borghezio.Nemmeno in quel caso giustizia sarebbe fatta.Non siete altro che una falsa alternativa,come lo fu il comunismo al ventennio fascista.Estendete il vostro progetto di distruzione dello Stato cercando di coinvolgere anche il nord,che sono una grande forza da non sottovalutare.Insieme potremmo definitivamente dire addio all'oppressione statalista che stringe il cappio su ogni paese della Terra.Sono d'accordo sull'abbattimento dello Stato,ma non sulla sostituzione di un altro tiranno sul trono.Frenate la vostra sete di potere.
  • Infine,per avere notorietà e per attuare un serio progetto riformista,presentatevi a delle elezioni e formate una coalizione con partiti già conosciuti ed esistenti.Che ne dite di allearvi con il MoVimento a 5 stelle?e perchè non riunite sotto un'unica bandiera tutti i parititi meridionalisti più o meno seri che non fanno i lacchè di Berlusconi come L'altro Sud,Partito del Sud e Movimento per l'indipendenza della Sicilia?La coalizione di questi partiti può fare qualcosa di realmente importante e significativo.Non crediate che questa sia una mia contraddizione.Io brucerò la scheda elettorale perchè mai come in Campania è palese e lampante che tutti i partiti e tutti gli uomini di potere,sia di destra che di sinistra,siano solo monarchi che banchettano sulla nostra carcassa.Mentre in qualsiasi altra regione d'Italia e del mondo questo è solo un concetto astratto e filosofico,in Campania si tocca con mano.Si viene meno all'essenza della civiltà.Ma se volete intraprendere la strada elettorale e parlamentare,almeno fate le cose per bene,ingannateci bene almeno.Tanto,una volta ottenuti i posti che volete,non ve ne fregherà più nulla se la popolazione è soffocata da tumori e leucemie.
Questi sono i punti fondamentali della vostra politica che dovreste rivedere e discutere.Uscite dalla vostra pseudo-cultura e fate qualcosa di concreto per la lotta,non chiudete i vostri blog perchè è stato eletto qualcuno,come vostro presidente per giunta,che non vi piace come fanno i bambini.Impegnatevi nella lotta alla criminalità organizzata visto che è in diretta simbiosi con le istituzioni,per evitare che prendano il sopravvento nella vostra battaglia.Questo è il mio pensiero sul vostro partito e non cambierò opinione finchè non avrò visto reali cambiamenti.Nel frattempo comincio a preparare il falò per la mia tessera elettorale,carda d'identità e codice fiscale.











Aggiornamente del 27/12/2010
Ignoro le cause,ma ieri,per la prima volta nelle mia vita,ho visto un maxi-cartello di Insorgenza Civile.Non voglio essere tanto presuntuoso da attribuire il merito a questo mio articolo (poteva benissimo essere che questi cartelli ci sono sempre stati ma con una frequenza minima),ma ad onor del vero, bisogna dire che un piccolo passo avanti l'hanno fatto.Mi auguro davvero che continuino così.







Aggiornamento del 16/05/2011
Secondo aggiornamento di questo articolo. Insorgenza Civile si è presentata alle elezioni a sindaco di Napoli in coalizione con Pin. Seconda smentita al mio articolo e sono felice di essere stato smentito.