sabato 5 novembre 2011

Alluvione a Genova: ecco perché io non sono solidale.

Da giorni si parla del maltempo che affligge le regioni della Liguria e della Toscana in particolare. Ci sono stati tantissimi danni e 6 morti a Genova con 2 bambine. Non serve entrare ancora più nei dettagli con Quarto Grado, l'onnipresente Barbara D'Urso, La vita in diretta e altra robaccia in agguato 24 ore al giorno per speculare su questa tragedia.

Sono arrivati soccorsi, fondi extra, sono stati aperti numeri speciali ed iniziative per donare soldi alle popolazioni colpite, com'è giusto che sia e come dovrebbe essere per tutto. Ma c'è un particolare: gli aiuti e la solidarietà, neanche a dirlo, sono sempre ad orologeria.

Invito tutti a vedere le condizioni in cui versano quartieri periferici di Napoli come Poggioreale o Gianturco ogni qualvolta cade una goccia di pioggia in più. A volte è accaduto che la pioggia portasse a valle addirittura tombe del famoso cimitero.

Ma a nessuno importa nulla di questo. Ma c'è dell'altro. I territori calabresi, basilicatesi e salernitani sono molto fangosi, hanno un terreno molto instabile e non sono così insolite frane e alluvioni.

Qualche mese fa, ricordo, nel salernitano ci fu una terribile alluvione che costrinse gli abitanti a rimanere senz'acqua corrente per almeno due settimane. Risultato: nessuno ne ha mai parlato neanche a parte le testate dei quotidiani locali. E che dire delle quotidiani alluvioni nei territori paludosi della Basilicata e della Puglia?

Ma nessuno fa niente per la popolazione meridionale. Se muore uno del Sud è come se fosse morto un topo o una mosca. E meno male che, secondo i commenti su You Tube, per le vie del capoluogo ligure galleggiavano divani gettati per strada dai cittadini (strano, ero convinto che succedesse solo a Napoli...).

E poi, diciamo la verità, se Napoli subirà una calamità simile, importerà a qualcuno? Ci sarà solidarietà? Ci saranno raccolte fondi, numeri speciali o iniziative? No, al contrario. Il giorno in cui il Vesuvio erutterà (purtroppo inevitabile) sarà dichiarato senz'altro festa nazionale. E allora, mi chiedo, perché dovrei dare solidarietà e aiuto a chi non lo dà mai? Perché devo mostrare rispetto per i nostri carnefici?

E, proprio mentre sto scrivendo questo post, arriva un tweet di Angelo Forgione, giornalista molto famoso in ambienti meridionalisti e antirisorgimentali. Il tweet è il seguente:


ALLUVIONE A GENOVA, E PAOLO VILLAGGIO DICE CHE È COLPA DEL SUD. Sono veramente nauseato! Ascoltatelo.


Direi che capita proprio a fagiolo. Ecco come è ricambiata la solidarietà. Io di certo non l'ho data, mai la darò. Dispiace, ovviamente, per i morti comunque innocenti ma non più di questo. Concludo copiando parola per parola il post di Angelo al riguardo:

Attenzione, questa è una denuncia convinta, non un pianto sterile. E per dimostrarlo bisogna ricordare a Paolo Villaggio, vittima della peggiore retorica risorgimentale, che i Borbone erano avveduti anche nella prevenzione delle alluvioni.
Basterebbe citare i “Regi Lagni”, un’opera di bonifica che consentì di porre un argine alle inondazioni nelle campagne del Casertano e del Nolano, dando nello stresso tempo fertilità alle aree agricole attraverso un’irrigazione regolata da canali e diramazioni. La raccolta delle acque piovane e sorgive convogliate dalla zona nord di Napoli verso la provincia per poi sfociare in direzione del mar Tirreno, tra la foce del Volturno e il lago Patria, è un’opera di alta ingegneria geologica, ancora utile oggi se non fosse che è diventata con la gestione moderna, che certamente borbonica non è, una discarica a cielo aperto da maltrattare con sversamenti illegali.



E cosa dire dell’Arena Sant’Antonio, un alveo costruito dai Borbone affinchè la città di Napoli non si allagasse? Utilissimo fino al 1990, anno in cui è stato strozzato dai lavori dei mondiali di calcio “Italia ’90″, cioè lo Stato italiano e non i sudisti o i Borbone. Un alveo a cielo aperto in alcuni tratti per convogliare le acque reflue, tombato in altri, lungo 4,5 chilometri; che dai Camaldoli, nei pressi dell’Eremo Benedettino, scende a Soccavo e a Fuorigrotta sboccando in mare sulla spiaggia di Coroglio. Tutto questo ora avviene con enormi difficoltà a causa delle sezioni non uniformi, dellle pendenze variabili, del sovraccarico dovuto alla selvaggia urbanizzazione della collina vomerese e dei manufatti obsoleti, non per colpa dei Borbone. E fino a qualche anno fa, quando si intervenì per limitarne i danni dei Mondiali, gli spogliatoi dello stadio si allagavano ad ogni pioggia leggermente più intensa.
E poi la bonifica delle Paludi Sipontine, del bacino inferiore del Volturno, l’inalveazione del fiume Pelino, la colmata dei pantani del lago di Salpi e tanti altri interventi dovuti al fatto che i Borbone sapevano benissimo che la componente lavica del territorio meridionale, che tanto rendeva fertile il suolo, necessitava di sostegno per la sua friabilità. E per impedire i franamenti a valle, attuarono la deviazione e l’accoglimento in vasche e bacini delle acque straripanti a valle.




twitter @TDarkGladiator

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