Aprendo "Sette", il settimanale del Corriere della Sera in edicola tutti i giovedì, mi trovo a leggere questa lettera inviata da un certo Umberto Brusco alla rubrica Italians di Beppe Severgnini.
Il nome della lettera non poteva che attirare la mia attenzione: era intitolata "Chi ha voluto l'Unità d'Italia" e il testo è il seguente:
Caro Severgnini, ho appena finito di leggere il libro di Lorenzo Del Boca Polentoni, sottotitolo Come e perché il Nord è stato tradito, e quello di Pino Aprile Terroni, sottotitolo Tutto quello che è stato fatto perchè gli italiani del Sud diventassero meridionali.
Da entrambi si evince che i soli piemontesi, coadiuvati dai loro cugini francesi, volessero l'Unità d'Italia. Il Veneto stava meglio con gli austriaci e il Sud con i Borboni. Le mie domande: chi è che ha voluto l'unità d'Italia a parte i piemontesi? Perché a scuola i testi sul Risorgimento sono ancora così poco fedeli?
Domanda giustissima ed elegante a mio avviso di chi gli ha chiesto, in termini più rozzi, "Chi li vuole 'sti veneti? E perché non si parla della grandezza di Napoli?"
Ed ecco la risposta di Beppe Severgnini:
E se a esser poco fedeli fossero certi libri a tesi? Sarei pronto a scommettere che, alla domanda secca in un referendum ("Volete rinunciare all'Italia unita?"), la maggioranza di noi risponderebbe "No!". Certo, i problemi ci sono e sono grandi: ma le responsabilità sono di tutti. Il clamoroso ritardo del Sud-caso unico tra le regioni svantaggiate d'Europa-è un fallimento collettivo: di tutti noi italiani, dovunque abitiamo e siamo nati. E invece no, non lo vogliamo ammettere. Il nostro motto - da cucire sul tricolore - non cambia mai: "E' stata tua la colpa!". Tanti settentrionali accusano i meridionali, molti meridionali sospettano dei settentrionali, tutti additano il Centro (Roma). E' un modo per non assumersi le proprie responsabilità. E questo sì è davvero molto italiano.
Il sottoscritto non è capace di star zitto leggendo queste cose, per cui stamattina stesso gli ho inviato il seguente messaggio:

Ho scritto nel post, in breve per limite di spazio, tutto ciò che volevo dire. Io torno a ripetere che non credo nei vangeli né nelle Bibbie per cui non prendo per oro colato ciò che è scritto in qualsiasi libro o su internet. E chi mi conosce e chi ha letto anche i miei post precedenti sa bene le misure, talvolta drastiche, che prenderei
nei confronti di meridionali e soprattutto napoletani che non rispettano la propria città e le regole di convivenza civile e morale. Eppure io abbraccio la gran parte delle teorie che vedono il Sud come una grande potenza e ora ridotto in miseria da un manipolo di delinquenti che perseverano negli stessi errori, danneggiando anche se stessi pur di non avvantaggiare l'altro.
E io mi reputo essere un grande responsabile. La riscoperta della grandezza delle mie origini mi ha portato ad avere più rispetto, più civiltà per chi mi sta intorno e per la mia terra e se l'ho fatto io, non capisco perché non debbano farlo anche gli altri. Ci rifletta ancora signor Severgnini.
Nessun commento:
Posta un commento