lunedì 22 ottobre 2012

Email inviata all'Odg del Piemonte per chiedere la radiazione di Giovanni Amandola

Ho invitato questa email all'Ordine dei Giornalisti del Pimonte. Vi invito a farlo anche voi all'indirizzo info.ordine@odgpiemonte.it



Buonasera,

sicuramente non sono l'unico che vi scrive per discutere del medesimo argomento; di certo avete avuto tutto il tempo di esaminare l'accaduto. Non occorre che mostri altri video che riprendano la vergognosa gaffe di Amandola. 

Credo, però, che i primi ad essere danneggiati, alla fin dei conti, siate voi, dell'Odg Piemonte. Di sicuro, il vostro collega è solo una mela marcia in una rispettabile cassetta, come accade dappertutto. Non volete far sì che questa "macchia" venga lavata? Non considerate offensivo, anche e soprattutto per la vostra categoria, che un tale frustrato condivida la nomea di giornalisti con eroi del calibro di Giancarlo Siani e, anche se non propriamente, Peppino Impastato?

La Rai già se n'è lavata le mani sospendendolo, voi fate di più: radiatelo dal vostro Ordine. C'è tanta brava e operosa gente finita disgraziatamente licenziata per inezie; non posso credere che la stessa sorte non la condivida lui che se la merita più di chiunque altro. 

Io vorrei ricordarvi due avvenimenti:

1) Le Guerre Jugoslave iniziarono proprio in uno stadio. Onde evitare di finire come in quei tragici giorni, bloccate sul nascere certi cori idioti e date un segnale forte, una punizione esemplare, che serva d'ammonimento a tutti i facinorosi, agli ignoranti e ai violenti invitandoli a scaricare le proprie frustrazioni altrove e in altri contesti. Questo sarebbe un grande passo avanti per un'Italia unita e migliore.

2) Tenete presente questa norme del Codice Penale:  Art. 595 del Codice Penale:
« Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1032.
Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2065.
Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad euro 516.
Se l'offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, o ad una Autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate. »

Il minimo che possiate fare è una radiazione. Fatelo per voi stessi e per tutti gli abitanti dell'Italia.

Grazie per l'ascolto

sabato 13 ottobre 2012

Ecco la mail spedita dal sottoscritto per protestare contro Mimmo Pesce, pupazzo anti-napoletano di 7Gold

Ecco la la mail spedita dal sottoscritto per protestare contro Mimmo Pesce, il pupazzo anti-napoletano creato da 7Gold. Vi invito ad imitarmi scrivendo a direttastadio@7gold.tv.




Gentile Redazione,

Non sono un appassionato della vostra trasmissione, ma non disprezzo qualche video preso a caso dal web per fare due sane risate sulla follia del tifoso medio italiano. I commentatori-tifosi della vostra trasmissione sono naturali, sono genuini, spontanei, anche divertenti. E non capisco perché questa norma non debba essere estesa anche al Napoli.

Veda, io non sono tifoso acceso del Napoli, ma solo un profondo amatore della Storia e della Cultura del Sud Italia intero e, quando gioca il Napoli, gioca la mia Capitale e la sua rappresentanza. Come al solito, appena si tocca il Sud (in questo caso la sua squadra più famosa, forte e titolata) si prescinde da qualsiasi valore sportivo e si sfora nel sociale e, nel 90% dei casi, nel razzismo assolutamente  fuori luogo. Un emblema che dimostra la veridicità delle mie parole è il "tifoso" del Napoli che avete ingaggiato in studio, tale Mimmo Pesce. Ho ragione di credere che costui sia un burattino creato ad hoc per screditare la Storia e il Popolo di Napoli, già sufficientemente martoriati dalla storiografia ufficiale fascio-savoiarda e dalle televisioni. 

Posso dire che nessuno (e, ripeto, NESSUNO) dei tifosi del Napoli con i quali ho assistito ad una partita sia così forzato e strambo nei movimenti e nelle esultanze. Per non parlare del peperoncino, delle cornucopie e degli altri oggetti scaccia-jella presenti della cultura napoletana, ma qui banalizzati e sdoganati secondo ogni parametro stereotipato, per soddisfare ogni cliché possibile. Se a questo, poi, aggiungiamo che il "tifoso" del Napoli sia l'unico che si alza, urli, crei scompiglio in studio come un giullare alla corte di un re deviato, allora lasciatemi dubitare della buona fede sia vostra che sua.

"I soldi fanno tornar la vista ai ciechi" si dice dalle mie parti e mai occasione fu tanto adeguata ad esprimere un proverbio. Costui non conosce niente né di Napoli né del Napoli; si è calato le braghe inanzi ai forti poteri (del Nord), ha venduto la sua Tradizione, la sua Cultura e la sua Storia per trenta denari (ma la cifra intascata sarà senz'altro molto più elevata ) e voi avete alimentato e aizzato questo ascaro. Io non voglio assolutamente sforare dal tema calcistico (come fate voi) e decido di fermarmi qui e risparmiarvi la storia della denigrazione ai danni dei napoletani che si protrae dai tempi di Ferdinando II di Borbone. 

Però ho bisogna di fare una richiesta: torniamo a parlare di calcio. Lasciamo stare il resto. La vostra è una trasmissione calcistica e non ha alcun diritto di offendere e denigrare la storia mia e del mio popolo. Vi state comportando come la peggior diffusione cortigiana di regime, siete uno strumento in mano ai padroni per ridicolizzare e attentare alla dignità del nemico. Cortesemente, dite a Mimmo Pesce di darsi una calmata e di comportarsi come tutti gli altri in studio. Cortesemente, fermate questo pupazzo.

Grazie per l'ascolto.

mercoledì 3 ottobre 2012

Cori razzisti allo stadio? La colpa è di chi non denuncia

Come è noto a chiunque segua il calcio con una certa costanza, negli stadi si verificano ripetuti e ignorati episodi di razzismo. Ne sono vittima i "classici" neri e ebrei. Ma, oltre queste categorie "antiche", se n'è aggiunta un'altra: i meridionali.

Non mi scandalizzo; il razzismo anti-meridionale è stato il leitmotiv dell'unificazione italiana, le cose sono andate peggiorando nel corso di questi (ormai) 152 anni e non mi aspetto che un luogo frequentato generalmente da gente di ceto medio-basso venga esentato o risanato di punto in bianco.

Tuttavia, ci sono delle disparità, è in corso un vero e proprio complotto, così lapalissiane che è impossibile non spenderci qualche riflessione. Tutto il razzismo anti-meridionale viene vomitato, calcisticamente parlando, per la stragrande maggioranza sul Napoli, squadra di gran lunga più prestigiosa, più famosa e più forte di tutto il Sud.

Qualsiasi trasferta fatta dal Napoli da Roma in su (ho notato che ci sono casi anche all'interno stesso del Sud, ma non lo considero razzismo: è nient'altro che la Pura Essenza della stupidità, del provincialismo, della schiavitù soggiogata loro dai poteri nordisti che mirano a creare zizzania all'interno dei propri sudditi; una tristissima lotta tra poveri sulla quale non mi vorrei attardare maggiormente) è costellata da feroci striscioni e violenti cori, le cui parole non pronuncerò certo qui per non insozzare il blog. Sarà sufficiente, per chi desidera approfondire l'argomento, un giro per il web.

Il fenomeno è diventato abbastanza frequente da una ventina d'anni a questa parte e da allora non accenna a diminuire. Come un erbaccia che prolifera in una condizione di abbandono, questi episodi sono diventati ormai una consuetudine e nessuno (ripeto, nessuno) tra televisioni e giornali segnala i fattacci, né creano una campagna di sensibilizzazione. Solo alcune trasmissioni radiofoniche e siti internet (ma, ultimamente, si sono assuefatti anche questi) dedicati al Napoli ne parlano, oltre, ovviamente, i movimenti e blog meridionalisti (come quello di Angelo Forgione) che denunciano incessantemente il tutto.

Intendiamoci (inutile fare moralismo) : lo sfottò, in una logica di stadio ci sta benissimo. Ma, francamente, vedersi augurare una nuova eruzione del Vesuvio o una nuova epidemia di colera, mi pare un po' troppo.

Le televisioni tacciono, i giornali idem, il giudice sportivo è solo un ignobile razzista che punisce il Napoli per legittimi fischi all'inno con un atto incostituzionale e autarchico, e sorvola, chiude gli occhi e si tappa le orecchie ogni domenica. Vero, ma il cuore della questione è ciò che ho detto poc'anzi: le mancate denuncia da chi di dovere.

Ricordo il Governatore Enrico Rossi schierarsi in prima linea a difesa della sua terra quando una filiera annunciò che non sarebbe mai più tornata in Toscana; ricordo il portiere giapponese di una squadra francese uscire dal campo per proteste dopo aver udito i cori avversari inneggianti Fukushima; ricordo l'ex-giocatore nero del Messina, Zoro, prendere il pallone e uscire dal campo in risposta ai 'buuh' razzisti; ricordo il polverone sollevatosi per Balotelli.

Tutti questi episodi derivano da una denuncia dei diretti interessati: le associazioni ebraiche effettuano una sorveglianza costante di web e televisioni per denunciare insulti nei loro confronti. Perché i meridionali (in questo caso, i napoletani) non agiscono nella stessa maniera? Se questi episodi ci sembrano tanto gravi, eppure nessuno denuncia, nessuno dice una parole, perché dovrebbero smettere? Fossi al loro posto, penserei legittimamente che, evidentemente, non costituisce loro una grave offesa. Per cui vado avanti. E lo esporto all'estero (vedi Liverpool dell'Europa League di due anni fa): nessuno in Italia ha mai detto una parola, perché dovrebbero dirmi qualcosa all'estero? Evidentemente, non è un insulto, per loro.

E come mai vige quest'omertà, questo disinteresse? Dove sono i rappresentati di e del Napoli? Dov'è De Magistris, il sindaco? Dov'è De Laurentiis, il presidente del Napoli? Dov'è Paolo Cannavaro, napoletano, il capitano? Sono sordi? Sono ciechi? Sono strafottenti? Direi che la terza opzione sia la più probabile.

I primi complici dello scempio che avviene quasi ogni domenica sono i napoletani stessi. E sono loro gli artefici di questa denigrazione. Nietzsche diceva che non impedire che un male evitabile avvenga equivale a commetterlo. Il rispetto è un diritto acquisito solo nel linguaggio della retorica. Il rispetto va guadagnato, sempre.



giovedì 30 agosto 2012

Tre petizioni che un meridionale che si rispetti non può non votare

La Storia dice che l'Unità d'Italia fu un'allegra festicciola al quale si permise a chiunque di parteciparvi e di portare da bere. Ma non fu così. O meglio, lo fu nella stessa misura in cui lo fu l'invasione Sovietica in Ungheria o la nazista in Polonia. Ma, a differenza delle altre due invasioni, degli altri due eccidi, i Meridionali sembrano non aver diritto nemmeno ad una Memoria.

Il milione (approssimando per difetto) di meridionali uccisi nel periodo di unificazione italiana e i 10 anni seguenti e gli innumerevoli altri costretti ad emigrare da ogni parte del mondo dicono che il nostro popolo non ha nulla da "invidiare" agli ebrei o agli ungheresi. Affinché questo gap venga colmato una buona volta, vi invito a firmare questa petizione per instaurare un Giorno della Memoria per i martiri meridionali caduti nel Risorgimento. In tal modo, faremo grossi passi avanti per la morte dell'Italia-colonia e la nascita della vera Italia unita. La petizione è la seguente:



Vi ricordo anche l'appello di Articolo 21 per la salvaguardia dell'Istituto degli Studi Filosofici di Napoli, il più importante del mondo, messo sotto sfratto, tagliato da parte a parte dalla feroce dittatura nordista di Monti, i cui libri versano in uno stato di profondo degrado in un capannone di Casoria, desolata e squallida.




Vi ricordo, inoltre, di votare Napoli, in qualità di unica città meridionale superstite, per farla entrare nelle città meraviglia del mondo. I primi 7 riceveranno l'ambito titolo.

VI RICORDO DI:
  1. Votare con più indirizzi email possibili.
  2. Votare NECESSARIAMENTE 7 città (se non avete idea, scegliete a caso).
  3. Si può votare NON PIU' di una città per nazione
  4. CONDIVIDERE CON OGNI MEZZO POSSIBILE. Abbiamo tempo fino a dicembre.
SI VOTA QUI
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mercoledì 6 giugno 2012

I 5 motivi per cui "Un Poeta per Amico" ha ucciso di nuovo Massimo Troisi

  1. SPUTTANAPOLI. La serata inizia subito col piede sbagliato. Si parte con un frammento di pochi secondi di uno sketch di Troisi in cui esclamava:"Nuje a Napule stamme 'nguaiate". Frase che, estrapolata dal contesto creato da Troisi, isolata dal suo discorso, lascia intendere cose pensate nemmeno lontanamente da Massimo. E poi, proprio quando credi che sia tutto frutto della tua immaginazione, quando credi che sia l'apice della tua paranoia, che sia tutta causa dei continui stimoli socio-politici a trovare l'insulto ovunque, ecco che si inizia a parlare di camorra. Perché? Cosa diamine c'entra la camorra in una serata dedicata ad omaggiare Massimo Troisi? Quei video di magistrati, di persone che lottano la camorra, sono assolutamente fuori luogo in una serata come quella che avrebbe dovuto essere. E allora capisci che uno dei leitmotiv della serata è quello di gettare un altro po' di fango su Napoli.
  2. PERCHE'? E' quello che mi sono chiesto durante tutta la serata. Cosa c'entrano personaggi del tutto estranei a Massimo Troisi come Massimo Ranieri? James Senese? Alessandro Siani? Non hanno alcun nesso questi personaggi, escludendo il fatto che sono napoletani tutti e tre. E allora uno vale l'altro? Qualsiasi napoletano può essere chiamato a omaggiare artisticamente Massimo Troisi? E cosa c'entra Imagine di John Lennon cantata in apertura? John Lennon stesso che legame ha con Massimo Troisi? E Fabrizio De André? E Giorgio Gaber? Tutti grandissimi artisti, giganti dell'arte e della musica, ma che proprio non c'entrano nulla in un omaggio a Massimo Troisi. Hanno messo decine di giganti in un calderone tentando di fare un purè, ma nessuno si è amalgamato, anzi, tutta la mancanza di idee e raffinatezze degli ideatori è venuta clamorosamente fuori.
  3. FILLER. E' proprio l'impressione che mi ha dato. In italiano suonerebbe con lo sgradevole suono di "riempitore". E' una tattica usata da molti registi per creare delle scene di vita quotidiana o dai creatori degli anime giapponesi per "allungare il brodo". Consiste, appunto, di creare delle scene senza alcun nesso con la trama originale senza, tuttavia, alterarla. Ma qui si doveva creare una serata appositamente per Troisi, non si doveva appiccicare alla bell'e meglio un'accozzaglia di attori e cantanti per restituir loro notorietà e per far diminuire la consistenza del mio portafoglio. Il tutto è solo parzialmente giustificato dalla presenza di due iniziative importanti per i terremotati dell'Emilia e per i bambini poveri malati di cuore. Capisco dare risalto a queste beneficenze, ma non siamo alla Partita del Cuore e, attirare persone col solo nome di Massimo Troisi è al tempo stesso scorretto, geniale e lodevole.
  4. E MASSIMO DOV'E'? In tutta questa centrifuga di artisti, cantanti e ospiti quanto credete che si sarà parlato di Massimo Troisi? Quanti minuti dei suoi film e dei suoi sketch si saranno visti in tutta la trasmissione? Chi dice che, tutte insieme, non superavano la mezz'ora ha ragione. Condoglianze a chi crede che hanno fatto venire un'indigestione di Troisi a forza di interviste e filmati. Da denunciare per truffa.
  5. STUPIDO ME. Sì, stupido me, stupidi noi che credevamo che l'informazione italiota avrebbe abbattuto le barriere architettoniche del pregiudizio e del razzismo innanzi un artista di tal calibro, stupido me che su Twitter ho scritto un commento beffardo nei confronti di chi guardava "Mammoni" su Italia 1, convinto di assistere ad uno spettacolo di indimenticabile caratura e cultura. Stupido me che ho dato fiducia alla Tv di regime che tiene in scacco noi meridionali.

mercoledì 23 maggio 2012

Martedì 22 maggio 2012: Napoli multato per fischi all'inno. Siamo tornati indietro di quasi 80 anni.

C'è stato un periodo, in Italia, in cui non c'era nemmeno libertà di poter camminare. E' venuto un buio periodo, compreso, circa, tra il 1925 e il 1945, in cui erano vietate manifestazioni che fossero contrarie alle direttive di regime: i giornali che criticavano, in qualsiasi modo, il governo venivano chiusi e gli autori imprigionati. E' venuto un periodo, in Italia, in cui esisteva la leva obbligatoria e bisognava partire per guerreggiare in terreni di cui nessuno aveva mai udito parlare. E' venuto un periodo in cui bisognava esporre le bandiere italiane e cantare l'inno come un religioso malato intonerebbe una preghiera.

Oggi, maggio 2012, la prima condizione è mutata: non si imprigionano i dissidenti, ma li si emargina indirettamente. Il secondo è rimasto immutato, tranne per il fatto che non vige più la leva obbligatoria. Il terzo è appena ritornato in auge, precisamente il giorno martedì 22 maggio 2012, quando il Giudice Sportivo Tosel sentenzia che la Società Sportiva Calcio Napoli dovrà pagare una multa ammontante a 20 mila euro perché i propri tifosi hanno fischiato l'Inno nazionale.

Dopo le parole di Schifani, circa la sua indignazione per i fischi (e la sua totale indifferenza per i cronici cori razzisti) è arrivata la condanna ufficiale, accompagnata da ruggiti di approvazione di molte persone e da stampa nazionale. "Quegli sporchi terroni stanno fischiando l'inno portatore di democrazia, loro sconosciuta".

Questa multa è un chiaro segno di ritorno ad un orrendo passato, a vecchi metodi che noi credevamo spariti. Ora contestare l'inno è diventato un reato. Non pretendo mica giustizia per i beceri cori contro la tifoseria partenopea, quali "Vesuvio lavali col fuoco" e striscioni tipo "Benvenuti in Italia", "Ciao colerosi" eccetera, non voglio mica sanzioni per le squadre i cui tifosi aggrediscono ripetutamente i tifosi napoletani, non voglio mica la luna!

Non pretendo mica che venga a galla la vera Storia del Sud o le verità occulte sull'occupazione savoiarda, dicasi unificazione. Non pretendo certo che vengano rinominate le piazze dedicate a noti assassini come Garibaldi, Cialdini e Vittorio Emanuele. Non pretendo che venga chiuso il Museo dell'Orrore a Torino dedicato allo "scienziato" Cesare Lombroso, osannato il Italia, ripudiato dalla storia delle scienze, in cui sono esposti crani e scheletri dei "briganti" uccisi dalle truppe piemontesi che lo "studioso" esaminò per concludere che lo stereotipo del perfetto delinquente si rispecchia nei connotati del calabrese.

Non pretendo mica che vengano riconosciuti i primati del Regno borbonico o che vengano onorati gli sconfitti (usanza praticata in Paesi civili e uniti davvero come Giappone, Francia e Spagna) come Carmine Crocco e Michelina Di Cesare. Ma almeno rivendico il mio diritto a contestare, nei limiti del rispetto e della civiltà (e i napoletani non hanno commesso alcuna infrazione), qualcosa. I fischi all'inno sono un qualcosa da comprendere, da ascoltare. E' frutta di un'intolleranza verso e metodi italiani anti-meridionali che dovrebbe preoccupare molto gli uomini di governo. E' segno di un Sud cosciente di sé come non mai della propria cultura e del proprio passato insabbiato.

E' segno invece di barbarie, brutalità, razzismo, ferocia, ignoranza, totalitarismo, anti-democrazia con i quali si affronta e si è sempre affrontato tutto ciò che riguarda il Sud, di marchio tutto italiano. Quei quasi 30 mila fischi all'inno sono 30 mila bocche messe a tacere che gridavano aiuto per una verità che i professoroni razzisti al Governo si rifiutano di vedere. Martedì 22 maggio 2012 la democrazia è morta. Chissà dove arriveremo.

lunedì 21 maggio 2012

Caro Schifani, ti scrivo.

Egregio Onorevole Schifani,

Le scrivo questa lettera simbolica all'indomani del discusso episodio avvenuto durante la finale di Coppa Italia di calcio giocatasi tra Juventus e Napoli. Prima dell'inizio della partita, è stata chiamata la cantante Arisa ad intonare l'Inno di Mameli, sommersa di fischi.
Ciò ha suscitato lo sdegno Suo e della stampa nazionale, oltre che della cantante stessa. Durante l'intervallo, in un'intervista rilasciata a Rai 1, si è definisco "sconvolto" per quei fischi verso "un inno che deve unire, specie in questi giorni segnati da tragedie". La stampa e Arisa hanno seguito a ruota il canovaccio lanciato da Lei. "Brutto e inutile gesto", "incivili", "irrispettosi", "frustrati", "codardi", "ignoranti"; si sprecano, ormai, gli aggettivi usati per definire il gesto della tifoseria partenopea.

Eppure, tra tanti epiteti detti a vanvera, io li definirei in un'unico modo: orgogliosi. Ora, sicuramente le parrà strana questa mia definizione, preso da interrogativi e dilemmi esistenziali (come aumentare il mio vitalizio? Come far penetrare meglio le radici sulla mia poltrona?) ben più importanti della semplice Storia di un popolo .

Ebbene, Onorevole Schifani, deve sapere che la Storia di Napoli e del Sud in generale è ben diversa da quella scritta sui libri di storia italiana studiata a scuola. Non sto qui a spiegarLe questa Storia insabbiata e volutamente infangata. Sarebbe tempo perso e rischierei di mettere in secondo piano gli altri punti da trattare, senza contare che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. E' bene che sappia che, anche nella storiografia ufficiale, la verità riguardante un'unificazione non proprio condivisa, equa, giusta e solidale sta venendo a galla.

Ora, io sono una persona sempre molto realista (che, spesso e volentieri, viene confuso col pessimismo) e so bene che volere giustizia in Italia è un po' come pretendere la verginità da una prostituta. Per carità, non pretendo nemmeno che accada come Giappone, Francia e Germania in cui vige il culto degli sconfitti delle Guerre delle loro Storie; So bene che, come disse Einstein, è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio; Non pretendo assolutamente che si chiuda il Museo dello "scienziato"-killer Cesare Lombroso, ripudiato dalla comunità scientifica internazionale, osannato in Italia, che identificò lo stereotipo del perfetto criminale con i connotati del calabrese; che che scompaiano Piazze e Monumenti dedicati a noti assassini quali Garibaldi, Vittorio Emanuele e Cialdini. Non viviamo mica nel Mondo delle Fiabe!

Però, Onorevole, le chiedo solo di pensare, riflettere. Se non sbaglio di grosso, la Costituzione dice, a caratteri cubitali, che il popolo è sovrano. Ebbene, se una buona fetta di popolo ha deciso di fischiare un inno e viene etichettato come "balordo", "incivile", dalla politica e dalla stampa allora vuol dire due cose: a) Quella fetta non è da considerare popolo; b)Quel popolo viene sistematicamente ignorato. Temo, purtroppo, che valgano entrambe le ipotesi, con una leggera prevalenza della prima.

Ed è proprio questa la ragione che ha scaturito quei fischi. Se, anziché liquidare tutto con leggerezza e superficialità, si interrogasse sulle vere ragioni e, come Lei, tutti i governatori, a quest'ora l'Italia sarebbe sul tetto delle potenze economiche mondiali. Ma invece Lei non fa altro che perseverare nel vecchio gioco, questo sì molto molto italiano, di tapparsi le orecchie e chiudere gli occhi dove non conviene che si veda o si senta. Da quando l'Italia è nata il Sud è stato bistrattato e derubato. Grazie ad internet, la Verità sul Sud, su Napoli, è venuta a galla. Sempre più meridionali non si rispecchiano nell'inno, non lo sentono proprio, non lo vogliono. Ed etichettare tutto come inciviltà invece di ascoltare le ragioni di quelle persone è segno di prepotenza e di totalitarismo oltre che di crassa ignoranza.

Ora, io sono convinto che calcio, storia e politica siano un cocktail difficilmente miscibile e che uno sport non possa diventare una guerra o una manifestazione identitaria, anche a causa della scarsa preparazione culturale del frequentatore tipico di eventi calcistici. Per questo motivo non ho condiviso, anche se mi hanno fatto molto piacere, la presenza degli stendardi dell'antico Regno delle Due Sicilie, tanto demonizzato tra le pagine di storia, ma è un segno che il popolo napoletano non è più inerme, è cosciente della propria Storia affossata dallo Stato e dei suoi intrighi alle spalle.

In estrema sintesi: i fischi all'inno sono simbolo di insofferenza verso le istituzioni oppressive, verso lo Stato assente al Sud, verso la Storia bugiarda che infanga il Sud. In poche parole, è tutto ciò che avete nascosto sotto al tappeto e ora straripa, è il sassolino che diventa slavina, è il nodo che viene al pettine. E continuare ad ignorare simili segnali inequivocabili, se non si rivedono le politiche, la Storia, non si sa dove andremo a finire. Io noto un clima di Guerra Civile.

Fosse finita qui, Onorevole. Io mi rendo conto che Lei rappresenta la seconda carica dello Stato, fa parte di un partito di noti collusi con la camorra che ha tutto l'interesse nel tenere subordinato il Sud, rappresenta un partito che, fino a qualche mese fa, leccava i piedi a Borghezio, ha sostenuto una maggioranza che urlava in Parlamento:"Ho un sogno nel cuore, bruciare il tricolore" senza la minima indignazione e che, quindi, dovesse rispettare delle formalità dovute alla carica.

Ma allora, Onorevole, come mai non è stato equo nemmeno in tale prospettiva? Se il Suo compito è quello di condannare formalmente qualsiasi gesto che può sembrare troppo "spinto" come mai non si è accesa la Sua indignazione per il lancio di oggetti contundenti verso il settore napoletano dopo il vantaggio del Napoli? Come mai non si è indignato per i soliti, beceri, cori tipo:"Vesuvio, lavali col fuoco" e "Benvenuti in Italia" cantati da quasi 30 mila persone? Come mai non ho sentito la Sua indignazione per le, ormai, innumerevoli trasferte del Napoli nelle varie Firenze, Verona, Milano, Roma e la stessa Torino costellate da striscioni quali:"Ciao colerosi", "Vesuvio bruciali tutti" e "Sporchi terremotati"? Come mai la stampa non s'è indignata per simili scenari?

Non crede forse che questi siano oltraggi ben più gravi di una bordata di fischi all'inno nazionale? Non crede che l'Italia, se esistesse per davvero come Nazione e non come Commonwealth del Sud, uscirebbe dalle ossa rotte più da scenari come questi? Non crede, soprattutto, di aver infangato, con le sue parole, un nutrito gruppo di persone che esprimevano la propria opinione, concetto alla base di qualsiasi democrazia? Ah, già, dimenticavo, siamo in Italia, il Paese che invoca il Vesuvio e, appena accadono le tragedie, tutti scoppiano in lacrime di ipocrisia.

In fede,

The Dark Gladiator, un meridionale che vorrebbe essere italiano, ma non lo è per i diritti ed è più italiano di tutti quando si tratta di pagare.