mercoledì 13 aprile 2011
BORGHEZIO DA LUCIA ANNUNZIATA - In mezz'ora 10/04/2011
martedì 29 marzo 2011
Roberto Benigni a Sanremo 2011: commento con tutte le bugie

- Minuto 10:02. I Carbonari altro non erano se non cospiratori pagati dalla Massoneria internazionale e appoggiati dalla camora;
- Minuto 10:50. La Casa di Savoia erano degli infami, ladri e soppressori. Tra di loro abbiamo Re Carlo Alberto chiamato il "Re Tentenna" per la sua codardia; Vittorio Emanuele II macchiatosi dell'eccidio e della sottomissione del Meridione; Umberto I coinvolto nei peggiori omicidi e, addirittura, nelle repressioni del '48 in Italia; Vittorio Emanuele III era un codardo scappato a Brindisi lasciando Roma in mano ai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale; Vittorio Emanuele intercettato per vari reati tra i quali addirittura l'omicidio e poi Emanuele Filiberto di cui, spero, non ci sia bisogno di fare commenti;
- Minuto 13:13. La cosiddetta "impresa" è stato frutto di un accordo preso con i Massoni inglesi e finanziato dalle casse del Piemonte (difatti, Ippolito Nievo ebbe un naufragio proprio per questo: un inviato dai servizi segreti piemontesi, mise una bomba sulla sua nave diretta da Palermo a Napoli per evitare che venissero a galla alcuni documenti scottanti per il Piemonte);
- Minuto 13:37. Il "mondo" viveva ancora nella serena pace del Congresso di Vienna. L'"impresa" italiana fu talmente importante che non fu considerata una guerra tale da sconvolgere quell'equilibrio. Poco più di una rissa in un bar;
- Minuto 14:14. Garibaldi un mito per chi? Per i colonizzatori piemontesi e per i camorristi che presero in mano i plebisciti per annettere gli altri Regni al Piemonte?
- Minuto 14:38. Il Piemonte ha dato tutti a chi? A che cosa? Ha dato tutto a se stesso forse. L'Italia è solo una Guerra di espansione piemontese e noi siamo costretti a ricordarla. E' come se la Polonia celebrasse l'invasione tedesca del settembre 1939;
- Minuto 14:59. Paragonare Charles Dickens a Dante e a Shakesperare è un po' un azzardo. Avrei cose da dire, ma lasciamoglielo.
- Minuto 15:30. Esempio della peggior retorica di regime degna del miglior Mussolini.
- Minuto 16:06. Qualcuno vuole spiegargli che il compimento di una nazione non è per forza un atto di civiltà? Oppure che la Germania si è unita 10 anni dopo l'Italia e, nel frattempo, aveva già dato vita al Romanticismo con lo Sturm und Drung, all'idealismo filosofico con Fichte, Schelling ed Hegel e che avevano già scritto le leggi della fisica con Kirchoff e Ohm mentre in Italia non c'era nemmeno l'istruzione obbligatoria? Una vergognosa bugia ed ancora più vergognosi gli applausi di un pubblico ignorante e caprone.
- Minuto 16:26. E lui cosa sta facendo? Non sta facendo un'esaltazione falsa e retorica considerando il proprio Paese migliore di tutti mentre gli altri solo barbari e ignoranti, come poi vedremo?
- Minuto 17:53. Non è affatto vero. Loro hanno avuto solo mercenari a carico così come loro stessi.
- Minuto 18:00. Quale casta di italiani hanno arricchiato?
- Minuto 18:25. Sono assolutamente d'accordo. Ecco perchè sto scrivendo questa lista di bugie dette da Benigni.
- Minuto 19:00. Cosa ha fatto, ha descritto il Sud dopo l'annessione al Piemonte?
- Minuto 21:01. Questo discorso sull'allegria come prerogativa italiana è un qualcosa di raccapricciante.
- Minuto 22:03. La politica Borbonica fu molto avanzata. Ha avuto delle grandezze, delle ricchezze e dell'avanzamento culturale che il resto d'Italia poteva solo sognare. Solo gli ignoranti credono ancora alla storia del Piemonte avanzato e i Borbone arretrati quali, purtroppo, Benigni. Ma con ciò non voglio dire che non avesse lati negativi, ma io preferisco un miliardo di volte la "dittatura Borbonica" alla "democrazia italiana" che ci ha portato solo tonnellate e tonnellate di spazzatura sulle nostre fantastiche strade. Meglio non dire qual era la democrazia e la tolleranza dei piemontesi. Meglio glissare su questo fatto.
- MInuto 22:16. Oggi l'Italia è giusta e felice, giusto?
- Minuto 23:46. Come è possibile che una persona che lotta per l'unità d'Italia difenda la Repubblica Romana? Mi sembra una leggera contraddizione no?
- Minuto 23:51. D'accordissimo. Per questo il discorso di Benigni è una totale vergogna e niente ha contribuito più ad addormentare le persone.
- Minuto 26:20. Che vergogna, che schifo. Addirittura un incitamento al razzismo che lui ha tanto detto di aborrare. Cos'ha contro la cultura fenicia? Perchè l'Italia avrebbe dovuto essere inferiore se fosse stata fenicia? Non sa che il primo alfabeto è stato fenicio? Non sa che la lingua italiana, che lui ha deciso di amare, deriva da lì? Benigni per questa frase dovrebbe solo vergognarsi. Ma lui si può permettere tutto, lui è un intellettuale....
- Minuto 27:14. Roma era una città di bruti e di bifolchi. La sua grandezza di cultura è da attribuirsi al contatto con la cultura ellenistica. I primi documenti scritti sono di Livio Andronico, di cultura e nascita greca, deportato come schiavo a Roma dopo la conquista di Taranto che spalancò le porte alla cultura estera che fece grande Roma. Identico discorso per le forme d'arte e per le tecniche di combattimento, esportate dai popoli conquistati. Quanta ignoranza ha il nostro Benigni....
- Minuto 28:34. O degli immensi ladri...
- Minuto 29:00. Cos'è quell'espressione schifata sulla sua faccia alla pronuncia di "stranieri"? Che lo spettro del razzismo e del "nazionalismo" abbia posseduto il nostro Roberto?
- Minuto 32:00. Incommentabile. Una vergogna.
- Minuto 33:37. Questa non l'ho capito. Molto oscuro...
- Minuto 33:38. Peccato che Totò e Luciano De Crescenzo abbiano tradotto in napoletano le opere di Shakespeare, di Gray e persino dell'Odissea e sono tutte dei capolavori immensi.
- Minuto 35:52. Ennesima esasperazione dell'Italia. Forse gli è sfuggito che la bandiera italiana altro non è che una volgare copia di quella francese. Ci sono bandiere assolutamente simboliche e fantastiche. Mi riferisco, ovviamente, alla Gran Bretagna e agli Usa.
- Minuto 36:25. "Unione", "amore", "popoli". Ha citato tre delle parole più retoriche e prive di significato presenti nella lingua italiana. Non ho capito nulla di cosa voleva dire.
- Minuto 37:26. Secondo voi è un onore quello di essere uccisi mentre si scappa dal nemico?
- Minuto 39:34. Cioè? Ora sta cercando di dire che l'espressione più alta dell'unità d'Italia sia la Lega? I leghisti, quei pochi che abbiano aperto un libro di storia (seppur modificata, sempre storia è), ricordano quell'evento non perchè abbiano difeso l'Italia, ma per segnalare la superiorità dei Comuni esistenti solo al Nord (fatto visto come estremo avanzamento dalla storiofrafia ufficiale, ma non ha appena detto che se siamo uniti siamo più forti? All'epoca esisteva già il Regno di Napoli ed era pressocchè identico al Regno delle Due Sicilie poi distrutto) e per il fatto di aver respinto uno straniero con la forza.
- Minuto 41:48. Qualcuno gli vuole ricordare che, in uno scenario di guerra, il più pulito ha la rogna? In tutte le guerre sono presenti mercenari ed atti di infamia. Questi espisodi sono polvere, servono solo ad accrescere la retorica di regime.
- Minuto 42:26. Chi violentava chi? Cosa hanno fatto i cari piemontesi nell'invasione del Regno delle Due Sicilie? Altro che violenza. Hanno fatto il più grande genocidio della storia italiana. Come mai non parla del campo di concentramento di Fenestrelle?
- Minuto 46:12. Morti per chi? Di certo non per tutti
- Minuto 46:20. Che squallora, che vergognosa retorica..
lunedì 21 marzo 2011
Pensando alla Guerra in Libia...

Alla fine la situazione è degenerata per andare nelle braccia della peggior soluzione possibile. Sabato 19 marzo alle ore 17:49, sono partiti gli aerei francesi per dare il via ai bombardamenti, seguiti dai sottomarini inglesi e americani. Si è mobilitata l'intera NATO con l'appoggio della Lega Araba e la partecipazione del Qatar e degli Eau. Le nazioni che partecipano alla cosiddetta Odissey Dawn sono: Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Usa, Norvegia, Qatar e Eau contro la Libia del rais di Gheddafi. I raid si susseguono sulle varie città libiche con una sconvolgente giostra di bugie: entrambi gli schieramenti si accusano a vicenda dicendo che l'uno fa stragi di civili al contrario dell'altro, ci sono bombardamenti da ambo i lati, anche dagli stessi libici su città libiche. Entrambi si riempiono la bocca di paroloni insignificanti e retorici: i "gheddafiani" dicono che il popolo libico è per Gheddafi perchè unico ad aver dato loro la libertà negata dagli Usa, gli altri che Gheddafi è un dittatore illiberale e il loro unico scopo è di dare libertà ai popoli arabi oppressi. Addirittura il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito queste rivolte tunisine, algerine, egiziane, barahiniane e libiche "Risorgimento Arabo". Ogni giorno ci sono notizie contrastanti e forse false entrambe su bombardamenti e uccisioni, si parla addirittura della morte del figlio di Gheddafi. L'Italia, dal canto suo, ha messo a disposizione ben 7 basi aeree agli americani e agli inglesi: due in Puglia, uno in Sardegna, uno in Veneto e ben tre in Sicilia. Le operazioni, gli sbarchi e gli attacchi saranno coordinati dall'imponente base NATO di Napoli costruita nell'aereoporto civile di Capodichino (e, guarda caso, anche quest'ultimo coinvolto nelle operazioni con decine di aereoporti militari in giro), in un quartiere davvero sporco, degradato e desolato. Di solito certe costruzioni portano prestigio al quartiere di appartenenza, ma nel caso di Napoli, purtroppo, così non fu.

Capo I (articoli 1-7). Princìpi generali.
I princìpi generali riguardano: il rispetto della legalità internazionale, in base al quale le Parti, sottolineando la centralità delle Nazioni Unite nel sistema delle relazioni internazionali, si impegnano ad adempiere in buona fede agli obblighi derivanti dai princìpi e dalle norme del diritto internazionale universalmente riconosciuti, nonché inerenti al rispetto dell'ordinamento internazionale, con implicito riferimento alle norme di carattere pattizio cui sono vincolate (articolo 1); il rispetto dell'uguaglianza sovrana degli Stati (articolo 2); l'impegno a non ricorrere alla minaccia o all'impiego della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica della controparte o a qualunque altra forma incompatibile con la Carta delle Nazioni Unite (articolo 3); l'impegno alla non ingerenza negli affari interni e, nel rispetto dei princìpi della legalità internazionale, a non usare né concedere l'uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile nei confronti della controparte (articolo 4); l'impegno alla soluzione pacifica delle controversie (articolo 5); il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, conformemente alle rispettive legislazioni e agli obiettivi e princìpi della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione universale dei dritti dell'uomo (articolo 6); l'impegno al dialogo e alla comprensione tra culture e civiltà, mediante l'adozione di tutte le iniziative che, ispirate ai princìpi della tolleranza, della coesistenza e del reciproco rispetto, consentano di disporre di uno spazio culturale comune (articolo 7).
Capo II (articoli 8-13). Chiusura del capitolo del passato e dei contenziosi.
L'Italia si impegna a realizzare in Libia «progetti infrastrutturali base» (articolo 8), che dovranno essere concordati tra i due Paesi, nei limiti di una spesa complessiva di 5 miliardi di dollari americani, per un importo annuale di 250 milioni di dollari americani per venti anni. Le aziende italiane provvederanno alla realizzazione di tali progetti secondo un calendario concordato tra le Parti. I fondi finanziari saranno gestiti dalla Parte italiana mentre la Libia renderà disponibili i terreni, senza oneri per l'Italia o per le aziende costruttrici. Queste saranno altresì agevolate dalla Grande Giamahiria nel reperimento in loco dei materiali necessari e nell'espletamento di procedure doganali e d'importazione, in esenzione dalle relative tasse. Parimenti in esenzione dalle tasse saranno i consumi di energia elettrica, gas, acqua e linee telefoniche.
Al fine di individuare le caratteristiche tecniche dei progetti di cui all'articolo 8 e di stabilire l'arco temporale complessivo, nonché le cadenze della loro realizzazione, è prevista l'istituzione di una Commissione mista paritetica, costituita da componenti designati dai rispettivi Stati (articolo 9).
La Commissione mista individuerà, inoltre, indicando tempi e modalità di affidamento e di esecuzione, importanti opere infrastrutturali, progetti industriali e investimenti che la Libia si impegna a garantire a società italiane, sulla base di specifiche intese dirette e a prezzi da concordare tra le Parti. La conclusione e il buon andamento di tali intese rappresentano le premesse per la creazione di un forte partenariato italo-libico nel settore economico, commerciale e industriale, ai fini della realizzazione degli obiettivi del Trattato, in uno spirito di leale collaborazione. In altri termini, la creazione di un solido e ampio partenariato economico-industriale è condizione essenziale per la realizzazione del Trattato nel suo complesso e, quindi, per il rispetto anche degli impegni assunti dall'Italia.
Alla Commissione mista sono attribuiti compiti di verifica degli impegni presi, di segnalazione ai Ministeri degli affari esteri dei due Paesi di eventuali inadempienze e di proposta di soluzioni a livello tecnico.
L'Italia si impegna, inoltre, a realizzare, per un ammontare di spesa complessivo che sarà concordato tra i due Paesi, alcune «iniziative speciali» (articolo 10): la costruzione di 200 unità abitative; l'assegnazione di borse di studio universitarie e post-universitarie a un contingente di 100 studenti libici, rinnovabili più volte e che saranno oggetto di una specifica intesa; un programma di cure presso istituti italiani a favore di alcune vittime dello scoppio di mine in Libia; il ripristino del pagamento delle pensioni di guerra ai titolari libici, civili e militari, e ai loro eredi; la restituzione alla Libia di manoscritti e di reperti archeologici trasferiti in Italia in epoca coloniale.
La definizione delle modalità di esecuzione di tali «iniziative speciali», e del limite di spesa annua da impegnare per ognuna di esse, sarà affidata ad appositi Comitati misti.
A fronte degli impegni assunti dall'Italia, la Libia si impegna: ad abrogare tutti i provvedimenti e le norme regolamentari che impongono vincoli o limiti alle sole imprese italiane operanti in Libia (articolo 9, paragrafo 2); a concedere, dalla firma del Trattato e senza limitazioni o restrizioni di sorta, visti di ingesso ai cittadini italiani espulsi nel 1970 (articolo 11); a sciogliere l'Azienda libico-italiana (ALI) (articolo 12), che, pur essendo stata originariamente concepita con finalità opposte, finora si è rivelata nei fatti un serio ostacolo allo sviluppo della presenza economica italiana in Libia (le nostre aziende sono state costrette a versare contributi obbligatori all'ALI pari fino al 5 per cento del valore dei contratti acquisiti, con una evidente discriminazione a danno delle stesse aziende rispetto alla concorrenza). Tali contributi, già versati, saranno utilizzati per la costituzione del Fondo sociale, che sarà gestito da un Comitato misto paritetico per le finalità che erano state previste al punto 4 del Comunicato congiunto italo-libico del 4 luglio 1998, in particolare per l'avvio della realizzazione delle «iniziative speciali» relative all'assegnazione delle borse di studio e al programma di cure di cui al citato articolo 10 (iniziative queste già previste da precedenti intese intergovernative e realizzate dall'Italia). Definite le modalità di gestione dell'ammontare già costituito e le iniziative da finanziare (oltre a programmi di cura per vittime dello scoppio di mine e a progetti di formazione universitaria e post-universitaria, anche eventuali progetti di bonifica dalle mine e di valorizzazione delle aree interessate), le Parti considereranno definitivamente esaurito il Fondo sociale. Il finanziamento da parte italiana per la realizzazione delle «iniziative speciali» continuerà, quindi, in attuazione delle disposizioni del Trattato.
La Libia si impegna a raggiungere con uno scambio di lettere una soluzione dell'annosa questione dei crediti vantati dalle aziende italiane nei confronti di amministrazioni ed enti libici, sulla base del negoziato finora condotto nell'ambito dell'apposito Comitato misto sui crediti (articolo 13). Nel medesimo scambio di lettere sarà anche definita la questione dei debiti di natura fiscale e/o amministrativa di aziende italiane nei confronti di enti libici (per un ammontare peraltro assai limitato rispetto ai crediti vantati dalle stesse aziende).
Sulla base di una ricognizione effettuata nel 2003, su incarico di entrambi i Governi, dalla banca italo-araba UBAE e dall'ALI, le pretese creditorie delle aziende italiane nei confronti di amministrazioni ed enti libici ammontano complessivamente a oltre 620 milioni di euro solo in conto capitale (non tutti i crediti sono peraltro corredati da sufficiente documentazione probatoria), mentre i debiti di natura essenzialmente fiscale e doganale, che solo alcune aziende hanno nei confronti della Libia, ammonterebbero, complessivamente, a 33 milioni di euro.
Capo III (articoli 14-23). Nuovo partenariato bilalerale.
L'articolo 14 prevede meccanismi di consultazione politica, con riunioni annuali a livello di Capi di Governo, definite «Comitato di partenariato», e di Ministri degli affari esteri, definite «Comitato dei seguiti». A quest'ultimo spetterà in particolare il compito di seguire l'attuazione del Trattato, adottando i provvedimenti che si rendessero necessari. Sono altresì previste, nello stesso articolo, regolari riunioni tra altri esponenti dei due Governi. Gli articoli da 15 a 18 prevedono l'impegno delle Parti in favore di varie forme di collaborazione, ai fini dell'intensificazione della cooperazione scientifica, culturale, economica e industriale, tra cui la realizzazione di programmi di formazione e di specializzazione post-universitarie, nonché lo sviluppo di rapporti tra università e istituti di ricerca e di formazione delle due Parti (articolo 15); contatti diretti tra enti e organismi culturali dei due Paesi (agevolando in particolare l'attività dei rispettivi istituti culturali a Roma e a Tripoli) e l'ulteriore impulso alla collaborazione nel settore archeologico (articolo 16); la promozione di progetti di trasferimento di tecnologie, la collaborazione nei settori delle opere infrastrutturali, dell'aviazione civile, delle costruzioni navali, del turismo, dell'ambiente, dell'agricoltura e della zootecnia, delle biotecnologie, della pesca e dell'acquacoltura - relativamente alle quali si prevede la realizzazione di un'intesa tecnica, già in fase di negoziato - nonché lo sviluppo degli investimenti diretti e la costituzione di società miste (articolo 17); il rafforzamento del partenariato nel settore energetico, con un'attenzione particolare alle energie rinnovabili (articolo 18). Nell'ambito della cooperazione culturale di cui al citato articolo 16, è in particolare prevista una specifica collaborazione archeologica in materia di restituzione dei reperti e dei manoscritti rinvenuti in Libia in epoca coloniale, con l'istituzione di un apposito Comitato misto. All'articolo 19 è prevista l'intensificazione della collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all'immigrazione clandestina, con un richiamo all'Accordo firmato a Roma il 13 dicembre 2000 e con un esplicito riferimento alle successive intese tecniche, tra cui in particolare, per quanto concerne la lotta all'immigrazione clandestina, i Protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007, dei quali ci si attende pertanto una compiuta attuazione da parte libica. Le due Parti promuoveranno la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle competenze tecnologiche necessarie. L'Italia si è impegnata a sostenere il 50 per cento dei costi di realizzazione di tale sistema, mentre per il restante 50 per cento Italia e Libia chiederanno all'Unione europea di farsene carico, tenuto conto delle intese intervenute tra Tripoli e Bruxelles, anche su questo aspetto, con la firma di un Memorandum of Understanding (MoU) nel luglio 2007. Su un piano più generale, le due Parti collaboreranno alla definizione di iniziative volte a prevenire il fenomeno dell'immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori. L'articolo 20 riguarda la collaborazione nel settore della difesa, prevedendo la finalizzazione di specifici accordi relativi allo scambio di missioni tecniche e di informazioni militari, nonché lo svolgimento di manovre congiunte. Le Parti si impegnano, altresì, ad agevolare la realizzazione di un forte e ampio partenariato industriale nel settore della difesa e delle industrie militari. È infine previsto, sempre in tale articolo, l'impegno politico dell'Italia a sostenere nelle opportune sedi internazionali la richiesta della Libia di indennizzi per i propri cittadini vittime dello scoppio di mine e per la riabilitazione dei territori danneggiati. L'articolo 21, relativo alla non proliferazione e al disarmo, tratta di collaborazione politica internazionale. Le Parti si impegnano infatti, nel pieno rispetto degli obblighi internazionali in materia, ad adoperarsi per fare del Mediterraneo una zona priva di armi di distruzione di massa. L'articolo 22 concerne l'intenzione delle Parti di favorire la collaborazione tra le rispettive Istituzioni parlamentari e gli enti locali. L'articolo 23, relativo alle disposizioni finali, ribadisce come il Trattato, sottoposto a ratifica secondo le rispettive procedure costituzionali, costituisca, nel rispetto della legalità internazionale, il principale strumento di riferimento per lo sviluppo delle relazioni bilaterali, in sostituzione del Comunicato congiunto del 4 luglio 1998 e del Processo verbale delle conclusioni operative del 28 ottobre 2002. Il Trattato, che entrerà in vigore al momento dello scambio degli strumenti di ratifica, potrà, come d'uso, essere modificato previo accordo tra le Parti e le modifiche entreranno a loro volta in vigore alla data di ricezione della seconda delle due notifiche. A suggello, infine, della nuova fase nelle relazioni tra Italia e Libia aperta dal Trattato, nello stesso articolo 23 si prevede che il 30 agosto sia considerato in entrambi i Paesi come «Giornata dell'amicizia italo-libica». Anche se non espressamente previsto nel Trattato, i libici si sono, di conseguenza, impegnati a non celebrare più, il 7 ottobre, la cosiddetta «Giornata della vendetta», che ricordava l'espulsione degli italiani dalla Libia nel 1970. La firma del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione con Tripoli segna, in definitiva, un cambiamento «storico» nelle relazioni bilaterali e se, come riteniamo, da parte libica si vorrà onorare in buona fede gli impegni assunti, la sua applicazione consentirà di superare definitivamente i contenziosi bilaterali e di avviare una nuova fase nel rapporto tra l'Italia e la Libia, caratterizzata dal rafforzamento della collaborazione in tutti i campi di reciproco interesse e dalla creazione di un forte partenariato politico ed economico.
Come vedete è tutto riportato qui, nero su bianco, l'infame tradimento di cui l'Italia si è macchiata, l'ennesimo e qualcosa mi dice non ultimo della sua storia. L'Italia ha fatto sì che il signor Muhammar Gheddafi, forse uno degli uomini più disgustosi presenti sullo scenario della diplomazia mondiale, abbia ragione nei confronti dell'Italia e abbia ragione nell'odiare gli italiani. Ora l'Italia partecipa ad i raid e uccide come chiunque altro. Purtroppo ora non si può più parlare nemmeno di guerra. Ora, nella neolingua degli Alti, si chiama missione umanitaria o azioni necessarie per salvaguardare i civili. Propinano ai Bassi il loro concetto becero, contorto e malato di guerra giusta, di guerra di liberazione. Nessuna guerra è giusta perchè nessuna è civile e nessuna aiuta le "democrazie". Le guerre rappresentano un'inutile carneficina di soldati mandati al massacro, di gente ,già di per sè violenta e senza scrupoli, la cui cattiveria è stata acuita da mesi di caserma e di lavaggio del cervello. E alla fine? Chi ne trarrà profitto da un destino di una guerra? Gli Alti. Loro e sempre e soltanto Loro. La guerra è la massima espressione di come gli Alti possono davvero far ciò che vogliono di chiunque. Sono retti su scale di diamante. A tutto questo squallido teatrino partecipa anche il presidente americano Barack Obama, premio Nobel per la pace. Una vera delusione sotto tutti i punti di vista. Abbia almeno la decenza di riconsegnare il Nobel.
L'altro giorno stavo guardando uno spezzone di Annozero. Ho sentito le dure critiche di Gino Strada, fondatore della ONG Emergency, nei confronti dell'entrata in guerra dell'Italia. Mi sono oltremodo imbarazzato ascoltando la risposta di Ignazio La Russa, grande promotore della guerra e non dimentico del suo passato da picchiatore fascista nell'Msi, il quale sosteneva che "la pace mondiale è un'utopia, soddisfatto che la sinistra abbia finalmente lasciato nel cassetto le loro bandiere multicolori" e "le guerre esistono da quando esiste l'uomo". Una vergogna, una totale mancanza di senso civico. Le guerre esistono da quando l'uomo scoprì una fonte di guadagno in tutto, da quando nei primitivi Alti nacque il senso di bramosia che tutto muove. Oggi è lo stesso ragionamento. Come mai non sono intervenuti in Tibet? Come mai nelle dittature sudamericane, indonesiane e asiatiche non sono mai intervenuti? Perchè, forse, non avrebbero tratto gadagno? Non c'era il petrolio o il gas a fare da magnete? E poi che ragionamento è questo? Come è vero ciò che ha detto lui, è vero anche che l'uomo ha ucciso un altro uomo da quando è stato messo al mondo. Questa allora sarebbe una buona ragione per scendere in strada e fare una strage con una mitraglietta? Sarebbe una valida ragione quella di dire "è un'utopia pensare che l'uomo smetta di uccidere un altro uomo, quindi lo faccio anche io"? Una bestia davvero. Sono disgustato ed indignato.
Ma sto dilagando. Io sono sempre contro qualsiasi maledetta guerra perchè non è altro che una manipolazione. Perchè non vanno Frattini, La Russa, Berlusconi, Obama e Gheddafi a combattere? Non che la sinistra sia meglio. Non hanno mai difeso la pace, anzi hanno pressato Berlusconi perchè non è intervenuto prima. Una vergogna. Ma questo è il mondo e tale rimarrà finche ci sarà questa gerarchia tra Alti e Bassi.
mercoledì 16 marzo 2011
Perchè il nucleare sarebbe un fallimento in Italia

Dopo la tremenda catastronfe in Giappone, i soliti sciacalli di sinistra approfittano di questra indicibile tragedia per attaccare Berlusconi sulla sua legge a favore della diffusione di centrali nucleari in Italia. Nonostante io sia alle prese con i festeggiamenti della falsa unità d'Italia già da un bel po', il Giappone è un punto fisso nella mia mente perchè è un guaio mondiale, non solo giapponese.
Nella notte italiana tra venerdì e sabato, un tremendo terremeto di 8.9 -9.0 gradi della scala Richter ha colpito il Giappone. Finora nulla di preoccupante dato che i terremoti di magnitudo non inferiore a 6.0 gradi sono all'ordine del giorno. C'è un'organizzazione, un progresso e un avanzamento che l'Italia può solo vedere nei suoi sogni più belli. Nell'istante in cui il terremoto viene percepito, la popolazione viene avvertita con degli sms in un intervallo tra i 40 e gli 8 secondi prima della scossa, inoltre vengono annunciate le scosse con altoparlanti nella città, le metropolitane si fermano, le centrali nucleari si stoppano. Riescono a fermare tutto il Paese in uno schiocco di dita per poi riprendere la sessione come se nulla fosse (da dire che se la scossa è minore di 3.0 gradi Richter, non viene nemmeno segnalato. Il terremoto all'Aquila del 6 aprile 2009 era "appena" di 5.9 gradi e i danni sono ancora sotto gli occhi di tutti dato che nessuno si dà la pena di ricostruire. Dopo la super-scossa, il Giappone ha avuto almeno altre 4 scosse di circa 7.0 gradi e non hanno fatto alcun danno). No, il Giappone è riuscito a sostenere anche un terremoto così tremendo. Il problema è stato lo tsunami. Si sono registrate onde di almeno 10 metri di altezza con una forza spaventosa travolgendo centinaia di piccoli paesi e la prefettura di Miyagi, sommergendo interamente le 260 isole che costituivano l'arcipelago di Sendai. E' stato il quarto terremoto più forte della storia e i morti accertati sono circa 3mila. Ma, purtroppo, la tragedia non finisce qui.
A complicare la situazione ci hanno pensato le centrali nucleari presenti sul territorio. Le centrali nucleari più avanzate (e potete star certi che il Giappone aveva le migliori possibili) hanno attivato il sistema di autospegnimento. Ma lo tsunami e le successive scosse a ripetizione hanno fatto sì che il nocciolo si danneggiasse. Ma prima chiariamo come funzione una centrale nucleare, almeno per sommi capi: le centrali nucleari sfruttano un processo fisico-chimico chiamato fissione ossia la scissione del nucleo di atomi pesanti (di solito l'uranio o il plutonio) per creare atomi più piccoli e leggeri e sfruttare l'immensa energia liberata. Questo processo avviene in una porzione chiamata nocciolo che funge la funzione di preservare le scorie e le radiazioni che scaturiscono da questo processo. Quando il nocciolo fonde, è come se il tutto avvenisse senza protezione per cui l'ambiente sarà inevitabilmente ed eternamente contaminato. Sarà morto e rimarrà tale per un periodo quasi infinito. Ma non solo, grazie ai processi di condensa e con la formazione di nuvole, tutto il mondo sarà contagiato. Tale è stata la sciagura di Chernobyl, in aprile del 1986. Ormai in Italia si sorvola sulla tragedia e si dà la colpa di tutto questo all'uomo. Si criticano aspramente i piani del governo che prevede un impianto nucleare in Italia con una legge dell'aprile 2008. Proprio a questo proposito, il 12 giugno 2011 ci sarà il referendum a favore dell'abolizione della suddetta legge.
Io penso che ci siano ben poche persone capaci di dare una risposta completa e dettagliata su come funziona sul serio una centrale nucleare. Penso che sia inutile improvvisarsi professorini. Ora espongo il mio punto di vista: il nucleare è un grandissimo segno di civiltà e di progresso. E' segno di avanzamento tecnologico e culturale. Con delle centrali nucleari, l'Italia si renderebbe finalmente indipendente dal petrolio (e così davvero si darà uno schiaffone a Gheddafi e gente come lui), dalla schiavitù del gas dall'Est Europa e dalle nocive, pericolose e centomila volte più inquinanti e infette discariche, per non parlare dei vari inceneritori chiamati termovalorizzatori per dare un nome più bello. Inoltre, la Svizzera, la Francia e la Spagna sono piene zeppe di centrali nucleari, per cui l'Italia è comunque in pericolo, centrali nucleari o meno. Le scorie e le radiazioni sono facilmente smaltibili, la Svezia e altri Paesi scandinavi ne sono l'esempio più lampante. Diremmo addio al giogo delle energie esauribili. Io sono del parere che qualsiasi cosa sia giusta purchè fatta per bene. Anche i termovalorizzatori sarebbero perfetti se fossero davvero tali. Questo in Italia non è possibile, pertanto, costruire centrali nucleari sarebbe un autentico suicidio. Avremmo fusioni del nocciolo con una media di una volta ogni 6 mesi, ogni singola area del territorio sarà devastata e avvelenata dalle scorie e dalle radiazioni oltre i quotidiani carichi di rifiuti industriali, di amianto, di toner per stampanti delle aziende del nord sepolte nelle campagne del casertano. La mafia e la camorra prenderebbero il jackpot ancora di più di come fa oggi con le discariche, con l'edilizia e con i vari settori industriali e agricoli. E' impossibile che una centrale nucleare italiana sia a norma di sicurezza, il personale sarebbe poco e male istruito dato che sono rarissime le facoltà universitarie di questo settore.
Detto ciò, io ribadisco di essere assolutamente favorevole all'energia nucleare (un mio progetto è di diventare un tecnico in una centrale), ma in Italia è un progetto assolutamente irrealizzabile. Al referendum del 12 giugno io voterò assolutamente SI'.
P.S.= Vorrei segnalare un'iniziativa. Da Tim, Vodafone, Wind, Tre, CoopVoce, Tiscali o da telefono fisso Telecom, Infostrada, Fastweb, Teletu e Tiscali si può donare 2 euro alla CRI mandando un sms al numero 45500
domenica 27 febbraio 2011
Cause e conseguenze sulla Questione Meridionale

Dopo il precedente articolo sui 150 anni dell'unità d'Italia, vorrei soffermarmi sulla Questione Meridionale che, indipendentemente da come la si pensi, ha avuto origine con la dissoluzione del Regno delle Due Sicilie. Servirà molto per chiarire alcune cose anche a me stesso, perchè la scrittura e la produzione di continui articoli aiuta molto anche la mia riflessione e la mia moralità. E' un confronto con me stesso e poi con gli altri.
La Questione Meridionale è un nome in gergo storico-politico per indicare una condizione di arretratezza del Sud Italia nei confronti del resto del territorio. Ad essa si imputa l' emigrazione crescente dei meridionali e la loro condizione di povertà.

La carta rappresenta il livello di industrializzazione in Italia nel 1871. La fonte proviene dalla Banca d'Italia.
Io ritengo che sarebbe opportuno rispolverare un sentimento poco conosciuto al genere umano: l'umiltà. Inutile, ora, fingersi professorini esperti di economia e di società. La verità, il fatto così com' è andato, è impossibile conoscerlo, non possiamo esserne al corrente. La storia non esiste, esiste solo una successione di fatti e di cronaca (e, nei casi più estremi, anche quella è messa in discussione) e le conclusioni che noi possiamo trarre sono molto limitate. Avendo letto di recente Il cimitero di Praga di Umberto Eco, libro che andrà riletto in un'età più matura, il mio cuore si è aperto ad una rivelazione: non è possibile essere certi di alcunchè. Mentre gli pseudo-rivoluzionari, pseudo-anarchici, pseudo-ribelli e pseudo-intellettuali dei tempi correnti sono inclini a dire che l'odierna società sia la peggiore mai esistita con i suoi brogli, le sue élites, le sue ingiustizie e le sue corruzioni, bisogna rettificare dicendo che la situazione non è mai cambiata. E' sempre andata così, c'è sempre stata una scissione, un'alienazione tra coloro che hanno il potere e coloro che non lo hanno ,che io ho ribattezzato Alti gli uni e Bassi gli altri. Gli Alti hanno in mano le chiavi dei ricordi passati perchè è di una facilità imbarazzante diffondere un falso storico autentico (ho usato apposta il paradosso), un falso bello, importante e solenne. Leggendo i falsi storici riportati nel libro (e sono tutti veri. Il libro parla di vicende e personaggi realmente esistiti ad eccezione del protagonista, un tal capitano Simonini) mi sono quasi convinto che quel falso sia realtà perchè diceva cose logiche, vere, quasi giuste. Gli Alti sanno trasformare la menzogna in realtà. Per questa stessa ragione, neanche i ricordi futuri e presenti possono essere certi in quanto impossibile stabilire se siano autentici o falsi-autentici . Da quel libro, proporzionato alla mia età men che matura, ho capito che la prima fonte di incertezza siano i ricordi; essi sono offuscati dai documenti, il mezzo più facile da modificare. Figurarsi come sia facile modificare tutto al giorno d'oggi quando un computer è in grado di modificare la realtà, la storia e anche le vite di uomini che solo ad essi rendono un'obbedienza cieca.
Vi starete chiedendo: cosa diavolo c'entra tutto questo con la Questione Meridionale? C'entra molto, tantissimo. Gli Alti vivono in un universo appartato, estraneo, parallelo. Spesso non fanno altro che ricadere in squallide questioni e volgari ripicche personali di qualche adepto. Essendosi di gran lunga semplificati i metodi di comunicazione e di documentazione di massa, si è oltremodo incrementato il rischio di imbattersi in falsi clamorosi per poi usali come un Vangelo o una Torah. Cerchiamo di farci caso: tutte queste teorie del revisionismo risorgimentale si sono diffuse tramite il web, con internet, con You Tube, con Facebook. Fino agli anni '70-'80 certe cose erano inimmaginabili. Io definisco il Risorgimento come l'Età della Massoneria. In pochi anni hanno aggiunto anche l'Italia e la Germania alle nazioni costruite sulle loro teorie, sui loro Maestri e sui loro appoggi. Inoltre, sono riusciti anche ad estirpare le monarchie olandesi e belga fallendo però quella importante austriaca e, soprattutto, il clamoroso flop del '48 parigino che portò di nuovo un Bonaparte imperatore e, per giunta, alleato del Papa (nel cimitero di Praga addirittura è riportato un falso storico in cui narra che l'ascesa di Napoleone III è, in realtà, frutto di un complotto gesuita). Queste notizie non sono mai state messe in discussione da nessuno. Con la facilità di modificare documenti, di abbattere antiche certezze e di diffonderle in un istante grazie ad Internet è facile incorrere in ripicche di qualche potente. Ora mi spiego. E se queste teorie sulla grandezza del Regno delle Due Sicilie, della liberalità dei Borboni, dell'avanzamento di Napoli fossero anch'esse dei falsi storici? Visto che l'unità d'Italia è un trionfo massonico, non può essere che alcune sette, alcune congregazioni, degli Alti possano aver diffuso, più facilmente di quanto avrebbero fatto in passato, queste teorie al fine di conquistare consensi antiunitari che si sarebbero tramutate in consensi antimassonici? Non prendiamo le notizie che corrono su Internet come se fossero oro colato. Rischieremmo di diventare pedine degli Alti.
Ecco ciò che volevo dire. Noi non possiamo conoscere la storia, non possiamo sapere i fatti come sono andati davvero. Sono davvero inutili i saputelli che dicono che il Regno delle Due Sicilie sia stato lo Stato più povero della storia così come i saputelli che difendono a spada tratta una teoria letta su internet e con documentazioni non scritte nei libri ufficiali di storia. E qui vale ancora il mio discorso. Assodato che l'Unità d'Italia sia stata raggiunta colla guerra, con la violenza, l'invasione, la corruzione e il complotto, non si possono sviluppare le stesse riflessioni anche a proposito del revisionismo? E se fosse stato architettato un complotto contro il complotto? Ancora nel cimitero di Praga è frequente l'alterazione, la messa in scena, di documenti storici, oppure l'invenzione di sana pianta di storie, di teorie, di racconti che mettono a nudo un complotto o una congiura di una qualsiasi setta, oggi la massoneria, domani i gesuiti, dopodomani gli ebrei.
Non mi stupirei se venisse fuori che tutto questo è stato architettato da un' organizzazione antimassonica ancora presenti. Ma sto dilagando... mettiamo da parte la filosofia e veniamo alle cose pratiche. Ho voluto parlare ulteriolmente dell'unità d'Italia per poter affrontare le radici della Questione Meridionale e la vicenda cambia a seconda dei punti di vista sotto cui la guardiamo. A voler sentire la versione ufficiale (massonica per rimanere conformi al discorso mio precedente), la Questione Meridionale è un dazio da pagare per il divario abissale tra il Regno Sabaudo e il Regno delle Due Sicilie. A voler ascoltare la versione revisionista (la antimassonica, ibidem), la Questione Meridionale è frutto di un eccidio, un'invasione del Sud con le sue genti costrette ad emigrare per lo stato di guerra perenne, per l'assedio delle città, per la svalutazione della moneta meridionale nei confronti della lira piemontese. E' certo che il Sud vive ancora oggi in una condizione di malessere, di crisi e di vuoto e che nessun governo italiano ha mai saputo (o voluto?) risolvere. Le inutili Casse per il Mezzogiorno (che non è stato altro che un pizzo pagato alla camorra) non hanno fatto altro che acuire la situazione. E la situazione è abbastanza tragica. Non c'è un'identità nella popolazione meridionale, c'è pochissima fiducia di poter riprendersi. La mente dei meridionali è arrivata ad accettare con ostentazione, quasi con noncuranza, gesti come la corruzione, in nepotismo o la raccomandazione. Sono ridotti ad una condizione in cui loro stessi sono consci, consapevoli, convinti di essere inferiori, incivili, animali, disorganizzati mentre al Nord è tutto diverso e tutto migliore. Sicuramente, a prescindere da complotti, società segrete, massoneria e quant'altro, c'è un profondo vuoto, una voragine nella moralità del meridionale medio. E qui si scende ad un'ulteriore divisione. Vale la divisione tra Alti e Bassi, ma i Bassi sono scissi in un'altra categoria: gli Immobili. Gli Alti vivono appartati, in un universo parallelo ai Bassi, e, se sono lì, certamente non è per volere di alcun Basso nè tantomeno Immobile. Vivono in un mondo fatto di lussuria, ricchezze, controllo, ma anche di studio e di cultura. I Bassi vengono pressocchè ignorati o usati di sfuggita, come fossero macchine pronte per l'utilizzo (un po' come se stessimo parlando a telefono con un nostro amico e dicessimo:"Aspetta che accendo la televisione". In quel momento si dà per scontato che la televisione si accenda. Allo stesso modo fanno gli Alti). Ma gli Immobili sono un altro genere di Bassi. Sono Bassi al di fuori di qualsiasi realtà possibile, razionale o pensabile. Sono persone che hanno un'organizzazione, una struttura, un mondo tutto loro, un mondo in cui ignorano tutto e dove devono obbedire solo a ciò che viene detto.
Ma cerchiamo di concludere il discorso. La Questione Meridionale, sempre se esista, non vuole essere risolta. Il Sud costituisce gran parte dei Bassi e degli Immobili. E' chiaro che pochi vorrebbero privarsi tanto facilmene di quest'arma. Ma non parlo di complotti, di furti o di repressioni. Non possiamo sapere se siano avvenute o no. Parlo di un' alienazine della società incolmata ed incolmabile che si erge come una Torre di Babele. Lo status quo dell'uomo è iniziato con il suo divenire animale sociale e sarà colmato solo quando ognuno comincerà a porre l'attenzione più sul suo Io.
venerdì 18 febbraio 2011
150 anni di bugie. NON FESTEGGIARE!

Scrivo quest'articolo con un mese di anticipo. Volevo tenermi stretto stretto la mia filippica per il 17 marzo, 150° anniversario dell'unità d'Italia, tema davvero molto caro a me. Eppure non ci riesco, sono eccessivamente disgustato dagli spettacoli (vedi ieri Benigni a Sanremo) e dalle celebrazioni che si stanno preparando da mesi ormai.
Il 17 marzo 1861 fu dichiarata l'unità d'Italia con Vittorio Emanuele re. Il movimento risorgimentale in Italia iniziò con le famose Cinque Giornate di Milano (18-22 marzo 1848) dando vita alla Prima Guerra di Indipendenza contro gli austriaci. Il generale austriaco Radetsky fu rinchiuso nel Quadrilatero (Verona-Legnago-Peschiera-Mantova), contemporaneamente con Venezia insorgente. Sempre nel 1848, Daniele Manin dichiarò la nascita della Repubblica di San Marco (anche se Repubblica non era). Carlo Alberto, re del Regno di Sardegna, fu chiamato ad intervenire a Milano onde evitare la nascita di una repubblica. Andò per davvero a Milano per rafforzare la sua autorità, ma solo per dar vita ad una guerra di espansione del Piemonte: il suo progetto, infatti, era di strappare il Lombardo-Veneto all'Austria per via diplomatica essendo l'Austra una nazione molto più forte. Furono inviati molti volontari dallo Stato della Chiesa, dal Granducato di Toscana e da Napoli ma furono ritirati quasi tutti subito (il Regno delle Due Sicilie era alle prese con i moti indipendentisti della Sicilia, la Toscana con la Repubblica Fiorentina di Montanelli, Guarrazzi e Mazzani e lo Stato Pontificio con la Repubblica Romana di Mazzini, Saffi e Armellini e, comunque, il Papa ritornò sui propri passi perchè non poteva muovere guerra alla cattolicissima Austria). I piemontesi furono sconfitti a Custoza e il 9 agosto 1848 finì la prima fase della Guerra.Il 23 marzo 1849 riprese la Guerra sempre con Carlo Alberto, ma furono sconfitti di nuovo nella Battaglia di Novara. Lo stesso giorno, Carlo Alberto abdicò a favore del figlio Vittorio Emanuele.
In questo periodo ci fu un exploit di moti mazziniani come, ad esempio, il caso dei Martiri di Belfiore e degli sciagurati Fratelli Bandiera e Pisacane ma nessuno di loro andò a buon fine nonostante fossero anche meglio equipaggiati e accurati dei Mille di Garibaldi (fatto abbastanza strano). Nel Regno di Savoia si è vista l'ascesa alla carica di Presidente del Consiglio di Camillo Benso conte di Cavour la cui politica interna non rientra negli argomenti trattati da questo articolo. Basti sapere che iniziò come Ministro delle Finanze, poi come Ministro dell'Agricoltura, fece parte del Partito Liberal-Moderato e soppiantò il governo D'Azeglio con il famoso 'Connubbio' con Urbano Rattazzi. In politica estera ,invece, partecipò al fianco della Francia e dell'Inghilterra contro la Russia alla Guerra di Crimea. Fu criticato per la sua entrata in guerra a prima vista inutile ma con il secondo fine di ottenere il Lombardo-Veneto dall'Austria, che avrebbe aiutato senz'altro la Russia (ma poi si dichiarò a sorpresa neutrale e questa fu una delle ragioni che spiegano l'isolamento austriaco durante la Prima Guerra Mondiale), in un trattato di pace post-guerra. Nonostante avesse vinto la guerra, e non potendo avanzare pretese territoriali sull'Austria, riuscì a segnalare il problema dell'unificazione italiana dal punto di vista internazionale. Così, Cavour ottenne da Napoleone III, imperatore di Francia dopo il'48 parigino, la stipulazione del Trattato di Plombiérs (luglio 1858) che prevedeva quanto segue:
- La Francia sarebbe intervenuta in un'ipotetica guerra austro-piemontese solo se fosse stata l'Austria ad attaccare.
- Dalla conseguente vittoria, il Piemonte avrebbe ottenuto il Regno dell'Alta Italia
- La Francia avrebbe ottenuto i regni dell'Italia Centrale con a capo il cugino Girolamo Bonaparte più Nizza e la Savoia.
- Lo Stato Pontificio sarebbe stato smembrato e il Papa sarebbe stato messo a capo di una confederazione sul modello tedesco
- Il Regno delle Due Sicilie non sarebbe stato toccato, ma si sarebbe tentato di mettere sul trono dei Borbone un discendente di Gioacchino Murat, già re di Napoli nel periodo napoleonico.
Restava, quindi, solo da provocare l'Austria al fine di essere attaccati e di ricevere l'aiuto di Napoleone III. Quindi, Cavour militarizzò molto il Piemonte con squadroni per ogni dove. L'Austria, che non era al corrente del Trattato di Plombiérs, lanciò un ultimatum al Piemonte intimando di smilitarizzare i suoi confini. Cavour, ovviamente, rifiutò, l'Austria attaccò il Piemonte, Napoleone III partì il giorno stesso e si ebbe la Seconda Guerra di Indipendenza (26 aprile 1859). Da ricordare le battaglie di San Fermo, Varese, Solferino e San Martino. Ma successe un imprevisto: tra maggio e giugno 1859, i sovrani dei Ducati di Modena, Parma e il Granduca Leopoldo di Toscana scapparono. A Bologna e a Modena si formarono governi provvisori chiedendo l'annessione al Piemonte. Napoleone, quindi, non avrebbe più potuto ottenere le terre dell'Italia Centrale come previsto dall'accordo di Plombiérs e, inoltre, subì gravissime perdite soprattutto a Solferino (quasi 20.000 uomini). Così, Napoleone, Vittorio Emanuele e gli austriaci, firmarono l'Armistizio di Villafranca (8 luglio 1859) all'insaputa di Cavour. L'Armistizio prevedeva che la Lombardia fosse francese (che poi sarebbe stata girata al Piemonte) e un ritorno almeno dei sovrani precedenti nell'Italia Centrale. Ciò non avvenne. I governi provvisori di Modena, Parma, Firenze e Bologna formarono una forza comune. Nel marzo 1860, quindi, si fece ricorso ai Plebisciti che sancirono l'annessione al Regno di Savoia di Modena, Parma dell' Emilia Romagna e della Toscana.
Dopo la Seconda Guerra di Indipendenza (che fu considerata un fallimento nonostante la conquista della Lombardia e dell'Italia Centrale) mancavano ancora la Valle d'Aosta, il Trentino, il Veneto, lo Stato della Chiesa e il Regno delle Due Sicilie.Per conquistare il Sud Italia, Cavour finanziò la campagna di Garibaldi che partì dal porto di Quarto (GE) con i suoi famosi Mille uomini. Fu appoggiato dall'Inghilterra ovviamente. L'11 maggio 1860, Garibaldi sbarcò a Marsala in un Regno delle Due Sicilie in crisi per le rivolte a Palermo di Francresco Riso e di Rosalino Pilo. I garibaldini sconfissero i Borboni a Calatafimi e Milazzo, conquistarono l'isola e dichiararono la propria dittatura per non far pensare a Cavour che fosse un repubblicano mazziniano (20 giugno 1860). Garibaldi e Vittorio Emanuele allora fecero un attacco combinato: Garibaldi continuava la sua spedizione da sud a nord conquistando prima la Calabria (20 agosto 1860) ed entrando a Napoli il 7 settembre 1860 (a bordo di un treno per beffare la capitale partenopea che aveva la prima ferrovia Napoli-Portici e la prima locomotiva a vapore dal lontano 1839 mentre loro a stento sapevano cos'era il carbone), Vittorio Emanuele da nord a sud strappando l'Umbria e le Marche allo Stato della Chiesa con la battaglia di Castelfidardo (18 settembre 1860) per poi incontrarsi a Teano (CE) dove Garibaldi dava a Vittorio Emanuele tutto il Regno delle Due Sicilie che da allora in poi vide una crisi che dura ancora oggi. Torniamo, così, all'inizio dell'articolo. Dopo le annessioni plebiscitarie delle popolazioni meridionali, umbre e marchigiane, il 17 marzo 1861, si proclamò il primo Parlamento del Regno d'Italia con Torino capitale, lo Statuto Albertino come Costituzione e Vittorio Emanuele re.
Come si può facilmente notare anche senza un eccessivo spirito critico, la festa del 17 marzo è del tutto effimera. A quell'epoca, mancavano ancora il Veneto, il Trentino, la Valle d'Aosta e lo Stato Pontificio all'appello. Il Veneto fu annesso all'Italia dopo la Terza Guerra di Indipendenza (1866), lo Stato Pontificio crollò definitivamente con la famosa Breccia di Porta Pia il 20 settembre 1870 e il Trentino e la Valle d'Aosta furono italiane solo nel 1919 alla fine della Prima Guerra Mondiale e con lo scioglimento dell'Impero austro-ungarico. Ai fini della mia contestazione alla celebrazione del 17 marzo come festa nazionale non è importante conoscere le condizioni e le cause nel dettaglio che completarono il puzzle italiano.
Ritengo sia opportuno rivedere tutte le tappe della storia dell'unificazione italiana anche se potete star certi che circa i 3/4 di coloro che festeggiano come scimmiette cieche,mute e sorde la Guerra di Espansione Piemontese non sanno quasi nulla di tutto ciò, vedono Garibaldi come un eroe rivoluzionario, Mazzini come un martire del libero pensiero e Cavour un paladino della giustizia e della libertà. Come si può ben vedere dalle voci della storiografia ufficiale che vi ho esposto poc'anzi, questa unificazione altro non fu che l'espansione, la colonizzazione da parte del Regno di Savoia. Il bersaglio di tutta questa ferocissima campagna è stato soprattutto il Sud. Fino all'unificazione, il Sud era la potenza più grande in Europa dopo l'Inghilterra, erano ricchi, all'avangurdia, meta di intellettuali e filosofi. Hanno scritto la storia in modo che la politica dei Borbone fosse fatta apparire arretrata, con una pesante e spossante burocrazia. Niente di tutto questo. Re Ferdinando IV era un liberale che si metteva in tasca Cavour o Ricasoli, che fece vivere Napoli al massimo del suo splendore. Il Regno delle Due Sicilie era il più ricco e il più avanzato Stato pre-unitario nonchè il più popolato. Aveva la terza flotta mercantile al mondo e questo provocò un'occupazione operaia senza precedenti, con lavoratori provenienti dal Piemonte, dal Lazio, dalla Toscana e dalla Liguria. Napoli fu la prima città italiana per numero di tipografie (113), per pubblicazione di giornali, riviste, conservatori musicali e teatri nonchè il primo Stato ad attuare l'istruzione obbligatoria (alla faccia delle stime che danno l'analfabetismo con una media dell'85% al Sud con punte di 90% in Sicilia). Inoltre, i giovani potevano sposarsi senza chiedere il permesso ai propri genitori e le donne non erano costrette a portare la dote. Napoli ebbe il primo osservatorio astronomico, ebbe il primo telegrafo italiano, la prima città con illuminazione a gas in Italia (terza in Europa dopo Londra e Parigi) nonchè la prima nave a vapore in Italia e il primo transatlantico al mondo che collegava Palermo a New York. Questo è il poco che mi viene a mente, per approfondire, andate qui, qui, qui e qui .
L'unità d'Italia è una maschera di infamia, retorica, insignificanti idee di libertà ed uguaglianza. Altro non è stata che una colonizzazione. Sì, il Sud è solo una colonia del Nord. "Loro" erano i civilizzatori e "noi" gli ignoranti da conquistare. Il Sud è un Commonwealth, un aggregato Non appena si è conquistato il Sud subito si è provveduto a depredarlo e ad un uccidere, si è aperto subito il campo di concentramento di Fenestrelle dove morirono più meridionali lì che in tutt'Italia durante la guerra civile del '45. Da allora iniziò il vuoto economico, politico e morale che ancora oggi si vive. Il Sud è stato privato della propria storia, delle proprie tradizioni e della propria cultura. Hanno gettato via la memoria meridionale. Si è voluto creare l'immagine delllo schiavo che non è davvero schiavo, è libero e la sua condizione non è mai stata migliore di questa. Questo è il messaggio che viene lanciato da queste campagne pro-unità. Nonostante mancassero diversi importanti terreni, ad esempio, si è proclamato il Regno d'Italia proprio dopo la conquista del Sud per cominciare ad estirpare dalle menti meridionali qualsiasi tipo di indipendenza, di autonomia o di intellettualità. La loro mente è stata straziata inculcando loro la convinzione di essere davvero inferiori, le loro città distrutte, i loro abitanti deportati e le loro donne stuprate. Ma non ci sono ricordi di tutto questo. C'è, anzi, la beffa di festeggiare il loro eccidio. Il Regno d'Italia è una truffa ed una colonia. Quando una nazione non unisce vuol dire che ha fallito. Pertanto va distrutta.
Ma, direte voi, come è possibile non essersi ripresi dopo 150 anni? Se avevano davvero la flotta più potente d'Europa, come mai hanno ceduto a Mille umini disarmati e incapaci di combattere? La verità è che i Mille di Garibaldi non hannno dovuto far altro che avanzare. Lo scontro non ci fu affatto. I Borbone avrebbero potuto schiacciare quella misera Armata Brancaleone come una mosca. Non avvenne. Napoli, la capitale degli intellettuali, non aveva potuto fare a meno di richiamare noti esponenti della massoneria i quali non attaccarono i loro confratelli (come avvenne nella Guerra di Indipendenza Americana). Gli scontri furono assolutamente ridicoli. La massoneria napoletana, però, era contraria al governo dei Borbone così hanno voluto distruggerlo definitivamente anzichè organizzare un plebiscito fasullo ma pacifico come in Emilia Romagna, in Toscana, in Umbria e nelle Marche. I Borbone furono uccisi e sconfitti con brutalità il 1° ottobre 1860 nella Battaglia del Volturno dai garibaldini (di cui non uno era italiano. Tutti africani, svizzeri o tedeschi) e dalla massoneria inglese che, ovviamente, aveva tutto l'interesse di conquistare una terra tanto importante per i commerci sul Mediterraneo.
In conclusione, l'unità d'Italia si basa sul tradimento, sull'alterazione delle menti e dei documenti, sui complotti e sulla sottomissione. Si basa sullo sfruttamento, sulla violenza, sulla cattiveria. Io di certo non mi sento italiano, non voglio essere figlio di questa relatà e senz'altro boicotterò qualsiasi festeggiamento. Io non festeggio 150 anni di sottomissione e tu?

giovedì 27 gennaio 2011
Giornata della Memoria. Riflettiamo sui suoi significati.

Oggi, 27 gennaio, è il 66esimo anniversario dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz da parte dell' Armata Rossa e la liberazione dei pochi ebrei sopravvissuti. La ricorrenza è legge in Italia (legge n. 211 del 20 luglio 2000), e dalle Nazioni Unite "al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei".
Indubbiamente, questa è una data da tenere a mente in segno di rispetto per le sofferenze, le ingiustizie, le torture e gli orrori subiti dalla popolazione ebraica rinchiusa in questi campi di concentramento. Furono sterminati quasi 6 milioni di ebrei e numerossisimi nemici politici di Hitler, omosessuali, zingari, malati di mente, portatori di handicap e testimoni di Geova. E' stata una delle più grandi atrocità della storia, è stata una cattiveria ingiustificata (fino ad un certo punto), senza nessun fondamento logico. Ciò che stupisce è la cattiveria dei soldati, la durezza, la crudezza, la violenza dei soldati che dovevano eseguire gli ordini: erano stati ridotti ad esseri incapaci di pensare, a massa informe e senza spina dorsale.
Ciò che è successo è una gravissima ingiustizia che tutti vorremmo fosse cancellata. Guai dimenticare una accaduto tanto grave, una tappa tanto nera della storia. Eppura c'è ancora chi la nega, chi sostiene che nulla sia accaduto con l'unica "prova" che, negli appunti di Hitler, non è mai stato trovato un progetto di sterminio della razza ebraica. E' il cosiddetto negazionismo. In Italia vogliono far passare una legge che stabilisca l'illegalità di pensieri del genere e, credo, sia un gesto di cui lo stesso Hitler sarebbe stato molto fiero. Non si può proibire la libertà di pensiero e la libertà di interpretare fonti storiche. Ognuno ha il sacrosanto diritto di pensare ciò che vuole: se qualcuno pensa certe cose, avrà su di se il peso dell'ignoranza, il più grande peso possibile.
Ciononostante, questa data non deve diventare un lutto nè una celebrazione. Ogni anno, tutti gli anni, ci propinano sempre i soliti film, i soliti programmi, i soliti temi nei talk shows, le solite testimonianze, le solite storie sulle deportazioni, sulla cattiveria dei soldati, sui treni che percorrevano le strade gelate d'Europa. Oramai sono sempre gli stessi personaggi che esprimono gli stessi pensieri, che propongono le stesse cose ogni anno. E' un accaduto ormai diventato esaspertante, è un argomento noto e stranoto rovinato dai media, dall'enfatizzazione di ogni minimo particolare (ricorda molto la vicenda di Sarah Scazzi dal mio punto di vista). E, come molto spesso accade, per celebrare, per dare importanza, per rendere fede ad una giustizia se ne trascurano altre. A nessuno viene in mente le altre vittime degli altri regimi totalitari? Ai massacri delle guerre di etnie, alle guerre di indipendenza, alle guerre di secessione? Perchè non parlare delle violenze che attanagliano le popolazioni di tutto il mondo? Vi hanno fatto qualcosa di male i 20 milioni di morti nell'Unione Sovietica, i 65 milioni in Cina, i 2 milioni in Corea del Nord, i 2 milioni in Cambogia, il milione e 500 000 in Afghanistan e tanti, tantissimi altri morti durante i regimi comunsiti? Perchè nessuno si ricorda mai delle oppressioni, delle torture, dei massacri nelle teocrazie isalmiche, nelle guerre di indipendenza delle colonie africane, delle rivolte in Tunisia, dei regimi comunisti che ancora esistono in Asia e delle dittature fasciste sudamericane? A nessuno importa di questa gente? Interessano solo i 6 milioni di ebrei? E tutti i migliaia di massacri sconosciuti ai più? Che dire dei quasi 500 000 morti meridionali nel campo di concentramento di Fenestrelle istaurato da Vittorio Emanuele per combattere il brigantaggio? E degli stermini degli "eretici" del Tribunale d'Inquisizione nel Medioevo? Alle persecuzioni religiose? Perchè non ricordare tutti i sostenitori dei diversi re, delle democrazie morti? E gli scienziati perseguitati dalla Chiesa? Nessuno si ricorda di questi morti? Contano solo gli ebrei? Bene, io non ci sto. Gli ebrei odierni sono le persone più ricche del mondo, vivono ancora nel vittisimo dopo 66 anni, vivono delle ceneri di questa tragedia. I primi speculatori di questo terribile massacro sono gli ebrei stessi.
In sostanza, io sicuramente verrò definito antisemita o nazista (ignorando tutti i miei articoli). Non sono né l'uno né l'altro. Sono solo una persona che vuole e pretende uguaglianza per tutti. Il principio è proprio questo: o per tutti o per nessuno. Mi rifiuto di festeggiare o di sentirmi addolorato per le passate sventure di una popolazione che ora vive tra agi e lussi dimenticando, ignorando tutte le popolazioni le cui sventure e massacri subiti non sono mai finiti e non vengono ricordati da nessuna legge, nessuna giornata. Rimane solo il loro sangue e il loro sterminio nella più totale indifferenza.