venerdì 5 agosto 2011

Risposta ad Ugo Piscopo del Corriere della Sera a proposito dell'articolo sul brigantaggio
















Venerdì 5 agosto 2011. Apro le pagine dedicate al Mezzogiorno del Corriere della Sera. Scorgo un articolo, firmato Ugo Piscopo, che attira subito la mia attenzione, chiamato "In piazza restano i briganti, ma così non vincono i nostri". L'articolo parla di un episodio avvenuto a marzo,a Napoli.

In Piazza Dante, un gruppo di ignoti ha scritto a caratteri cubitali, con vernice bianca, inserendo una lettera per ciascuna colonna del Convitto nazionale: "Viva il brigantaggio". Ciò ha suscitato lo sdegno del dottor Piscopo che ha definito l'accaduto: selvaggismo ideale di regressione a un passato che non si può e non si deve rimpiangere. Il dottor Piscopo ne ha per tutti: è una prova di barbarie la scritta; l'amore per i briganti appartiene all'invenzione narrativa, di figure da romanzo che cominciarono a divulgarsi già quando ancora il tragico fenomeno del brigantaggio sconvolgeva il Mezzogiorno" come il "brigante buono e della brigantessa affascinante, tutta genuinità, fuoco e fiamme.

Il dottor Piscopo afferma, inoltre, che l'deologizzazione del brigantaggio ha un suo profilo storico, che tra fine del secolo scorso e inizio del nuovo secolo ha avuto una vampata di accensione violenta, a cui danno consenso al Sud, in un mix vischioso di posizioni, neoborbonici, nostalgici, revisionisti, autonomisti, rivendicazionisti, e tanti tanti delusi della ex sinistra, sia storica, sia radicale, In questo ambito trova credito come storico quello che storico non è. Quale la distorsione pregiudiziale degli eventi. L'esercito italiano è adeguato a esercito piemontese, che viene ad occupare un regno altrui. La realtà meridionale è descritta come un'oasi di serenità e di benessere. I settentrionali sono adeguati a iene, che si nutrono del sangue dei meridionali, indifesi agnellini. Il brigante è il sano, roccioso, romantico difensore dei "nostri".

Il dottor Piscopo dice che questa storiaccia va respinta ai mittenti, non se ne può più. Dice che il brigantaggio inizia come fenomeno politico già nel 1799 con la Rivoluzione Sanfedista Napoletana.

Ovviamente io non sono d'accordo con niente di tutto ciò, anche se condanno fortemente la scelta di imbrattare il muro di una piazza così bella (anche se, in tutta sincerità, preferisco mille volte questa scritta anziché le insulse frasi pseudo-amorose che sporcano gran parte del centro storico)

Il discorso, però, è ancora più a monte: il dottor Piscopo ha "dimenticato" di dire che la scritta apparve in risposta alle celebrazioni dell'Unità d'Italia, e che era, quindi, un modo come un altro di esprimere il proprio dissenso, a prescindere da ciò che sia stato il brigantaggio nella storia e nella politica, ma solo come simbolo di disaccordo con i festeggiamenti.

Direi sia un metodo staliniano imporre le celebrazioni, di qualsiasi cosa si tratti, e la gente ha il pieno diritto di dissentire. Il dottor Piscopo ha sorvolato quest'aspetto, soffermandosi sulla prassi prettamente storica. Ma fosse andata bene almeno lì...

Il brigantaggio fu un movimento di protesta contro l'invasione garibaldina, ed ebbe un nucleo molto eterogeneo: contadini alle prese con un'altra inutile ribellione, ex soldati dell'esercito borbonico, disertori garibaldini, gente comune resasi conto delle atrocità piemontesi e (perchè no?) anche briganti nel vero senso del termine. Del resto quale gruppo di resistenza non ha accolto marmaglia? Anzi, in molti casi erano parte integrante,

vedi il battaglione cubano guidato da Chè Guevara, i partigiani italiani e gli angloamericani durante la Seconda Guerra Mondiale e tutte le altre forze uscite vincitrici nella storia e perciò viste come gruppi di anime pie, mentre l'esercito di Batista, i fascisti a difesa della Repubblica di Salò e i tedeschi sono visti come un gruppo di orchi. Se questi ultimi avessero vinto, ci sarebbe stato lo scenario opposto, perché la storia la scrivono i vincitori.

Questa è la grande Verità che Piscopo ignora. Ciò che lui chiama "antistoria" non è altro che il racconto della stessa vicenda ma da un altro punto di vista, dello sconfitto. Appare, quindi, fuori luogo la citazione alla fuga di Ferdinando IV a Palermo nel 1799. Il dottor Piscopo, inoltre, mostra gravi lacune storiche se crede ancora alla favoletta del Sud povero e agricolo e il Piemonte ricco, liberale e pacifico.

Non è anche questa " un' ideologizzazione" del piemontese portatore di civiltà? Secondo il ragionamento superficiale e nozionistico di Piscopo, l'amore per la "patria" unica e italiana dovrebbe essere l'anticamera del fascismo? La Storia che lui ama e che si insegna nelle aule, non è forse una distorsione pregiudiziale degli eventi che vede il Piemonte di Cavour come un'oasi di serenità e benessere e i meridionali adeguati a poveracci?

Oramai è tramontatala storiella che vede il Regno delle Due Sicilie come la negazione di Dio scesa in Terra (cit. Gladstone). E' noto ai più la grandezza dei Borboni e del Meridione. Piscopo dovrebbe informarsi e rendersi conto che esiste una via di mezzo tra la retorica fascista nazionalista (studiata nelle scuole) e la retorica antirisorgimentale revisionista (che, indubbiamente, c'è). L'episodio di Piazza Dante non era un riferimento ai Borboni, né un'apologia del brigantaggio in sé per sé, ma un segno di "nostalgia" (per usare un suo termine) giusta e necessaria verso un gruppo di uomini che resistevano al crollo di un'epoca florida la cui fine ha fatto iniziare tutti i problemi della città di Napoli (tralasciamo le campagne della Lucania e i monti della Calabria. Quello richiede un discorso a sé. Io parlo solo della città di Napoli).

Non so di dove sia Piscopo Ugo. Suppongo sia di Napoli o, quantomeno, campano. E il rifiuto di conoscere un'altra versione della storia (e non solo quella Made in Padania) della terra che avrà, probabilmente, dato i natali a lui e alla sua famiglia, è un'infamia, se possibile, ancora maggiore di imbrattare i monumenti delle piazze della meravigliosa Napoli.

Con questo io non voglio assolutamente sostenere il brigantaggio. Lo ripeto per l'ennesima volta. Io non sono un neoborbonico, che trovo, anzi, un'ideologia grottesca in quanto non si può essere nostalgici di un regno che nessuno ha mai vissuto, salvo clamorosi e innaturali casi di longevità.

Non si può conoscere una cosa che nessuno ha vissuto e la cui conoscenza è legata a fonti storiche alterate sia da una fazione che dall'altra. Io sono semplicemente un cittadino napoletano che non ha alcuna fiducia né nella storia né nella politica e che constata un crollo della città che non accenna a diminuire. I briganti furono gli ultimi resistenti di quell'antica civiltà partenopea e come tali vanno rispettati se non proprio onorati. Io non li onoro.

La maggior parte di loro proveniva dalle lande desolate del Tavoliere delle Puglie, dai monti della Lucania, dall'inospitale Calabria. Cosa ne potevano sapere della cultura e della filosofia che i piemontesi avevano distrutto? I briganti hanno subito un tradimento, l'ennesimo. Sono passati dalla padella borbonica alla brace piemontese. E, involontariamente forse, hanno finito per difendere Napoli.

Indecente il semplicismo di Piscopo nel definire l'unità d'Italia mal fatta e mal gestita come fosse un comprensibile errore. E' stato qualcosa in più: è stata una guerra di espansione, una colonizzazione. Ma noi napoletani non possiamo contare sui vari Masaniello, Ché Guevara, Malcom X o Nelson Mandela. Dobbiamo contare solo su noi stessi. Ed è proprio questo, forse, che mi fa più paura.

giovedì 16 giugno 2011

Referendum abrogativi del 12 e 13 giugno 2011. Dichiarazioni di un votante pentito.

Ennesima tornata elettorale da affrontare per l'Italia. Questa volta gli oggetti della votazione sono stati quattro quesiti abrogativi sulle norme vigenti in materia di gestione di servizi idrici, realizzazione di centrali nucleari sul territorio e di legittimo impedimento per Presidente del Consiglio e i suoi Ministri

. La vittoria del sì era scontata, bastava fare un giro su Facebook o su You Tube per ammirare la notevole mole di messaggi propagandistici presenti in ciascuna pagina, oppure osservare la feroce campagna del Comitato per il Sì e la partecipazione alle loro manifestazioni, e difatti il sì ha vinto con una maggioranza senza precedenti: si va dal 94% dei sì sul quesito a proposito del nucleare al 96% del legittimo impedimento, passando per il 95% sui due dell'acqua.

Cosa ancora più strana, dopo 16 anni si raggiunge il quorum (57% circa) nonostante il conteggio degli italiani residenti all'estero abbia fatto calare la quota di due-tre punti. Il risultato, in ogni caso, parla chiaro: le quattro leggi approvate dal Parlamento sono state bocciate.

Io, nonostante abbia sempre inneggiato all'astensione e al non-voto, stavolta mi sono illuso e sono andato a votare per la prima volta nella mia vita. Ho ritirato tutte le schede, ma mi sono astenuto sulle prime due a proposito dell'acqua (ho scarabocchiato sopra in modo che le annullassero) e ho votato sì a quelle sul nucleare e legittimo impedimento.

C'era ancora una vocina nella mia testa che diceva:" Pensa, caro mio, pensa con la tua testa, non con la bocca di un ex comico entrato in politica per far vincere il populismo o di un ex ministro che fa propaganda solo per recuperare il suo posto perso dopo 20 anni ". Fortunatamente, l'ho ascoltata solo in parte e ho deciso di astenermi dal rispondere al quesito sull'acqua. Esso, infatti, richiedeva una grandissima preparazione economica e di logiche di mercato, e mi piacerebbe sapere cosa sanno di liberalizzazione del mercato i 25 milioni di professorini che hanno risposto sì. Ora l'Italia, dopo essere il Paese del sole, della pizza e dell'amore è anche il Paese dell'economia.

Ma non fraintendetemi, io non so assolutamente nulla di certe cose e questo mi ha spinto ad astenermi da qualsiasi giudizio, però se qualche laureato in Economia e Commercio, Scienze Politiche avesse optato per il sì (o per il no) non ho nulla da obiettare. Chapeau! Io però non faccio parte di quella schiera e ,fortunatamente, nemmeno di quelle che hanno votato sì per andare contro Berlusconi, per sentito dire o perché così fan tutti.

Diverso il discorso sul nucleare e il legittimo impedimento: sul primo ho già espresso le mie opinioni, in tempi non sospetti, qualche mese fa; sul secondo non c'era neanche bisogno di pensarci: bisognava votare sì e basta e far sì che Berlusconi vada in carcere una volta per tutte. Io, quindi, ho commesso l'errore di andare a votare e di esprimere la mia preferenza per queste leggi.

Io ero convinto di dover votare per esprimere il mio accordo o disaccordo con determinate leggi. Ho messo da parte la mia coscienza astensionista convinto che la politica non c'entrasse, che questo non era l'ennesimo banco di prova per Berlusconi. Pensavo di poter adempiere al mio dovere di cittadino in maniera diretta, di decidere con le mie mani le sorti della mia terra e l'idea mi entusiasmava alquanto. Ma sono stato disilluso nel momento in cui ho visto i risultati sullo speciale del Tg 3.

Ho dovuto sorbire un essere patetico (consentitemi il termine) come Rosy Bindi andare in escandescenza perché Giuliano Ferrara (uomo che non stimo affatto, ma non si può negare che sia una persona di cultura) ha mosso la critica alla sinistra di non essere in grado di costituire un' alternativa seria a Berlusconi, ho dovuto sopportare Bersani che definiva il voto politico e invitava Berlusconi a dimettersi perché l'esito del referendum voleva dire che non aveva più la maggioranza.

Questa è una strumentalizzazione vergognosa di un voto che davvero, potenzialmente, esprime la volontà popolare. In occasione dei referendum (metodo che in Italia viene usato una tantum mentre è prassi comune in Svizzera o negli Usa), il cittadino ha davvero la possibilità di decidere il proprio futuro con le sue mani, senza alcun tipo di intermediazione o di imposizione delle oligarchie di partito.

Credo sia oggettivamente inaccettabile che una persona cerchi di sfruttare al massimo una condizione che lo vede "vincitore", che lo vede in cima a quell'onda del malcontento che tenta di cavalcare. Io ero convinto di aver votato una legge di interesse comune, che andava al di là di divisioni tra destra e sinistra, ma sono stato profondamente ingenuo. Il mio voto si è trasformato alchemicamente in un consenso alla sinistra. Stiano pur certi i signori al governo che si sono giocati il mio voto, questa volta per sempre.

martedì 24 maggio 2011

Napoli in Champions League dopo 21 anni. Grandissimi ragazzi!


Volevo dedicare un articolo di questo blog allo sport. E' da un bel po' che non scrivo nulla a proposito del calcio e l'ultima volta che lo feci non ne parlai certo bene. Ora vorrei dire due paroline sulla promozione del Napoli in Champions League dopo 21 anni, dai tempi di Maradona. Dopo una stagione molto bella dal punto di vista dei risultati, il Napoli ottiene questo bellissimo risultato,a coronamento di un ciclo iniziato nel 2004, con il fallimento della società, l'acquisizione di De Laurentiis, due anni passati in serie C, uno in B e 4 anni di A. Il campionato 2010/11 si è aperto con le solite incertezze riguardo la squadra e agli acquisti, ma alla fine il tutto si è concluso per il meglio dopo addirittura due settimane passate al secondo posto, a 3 punti dalla prima, a sognare lo scudetto. Il Napoli perse tutto nella partita interna contro l'Udinese persa 2-0, dopo di che perseguì una striscia davvero negativa ma che gli ha permesso, alla fine nella partita-biscotto contro l'Inter, di accedere alla Champions League senza passare per i preliminari, risultato davvero impensabile fino a poco tempo fa. Ora il Napoli deve andare al cospetto delle grandi squadre europee del calibro di Manchester United, Barcellona, Real Madrid e Bayern Monaco. E' un risultato prestigioso ed importante che il Napoli meriterebbe solo per il grandissimo pubblico che sempre lo sostiene. E' stato l'unico in Italia ad aver superato il milione di spettatori complessivi senza contare le presenze medie di 50.000 spettatori nelle partite di serie C e le mastodontiche ma umilianti trasferte nelle serie C e B a Teramo, Chieti, Cittadella, Gela, Spezia, Frosinone, Treviso e quant'altro (con tutto il rispetto per queste città e con queste tifoserie). Qui di seguito trovate un video che raccoglie tutti i gol del Napoli di questa stagione bella e fortunata pur con le sue sbavature.




Ma io volevo analizzare anche un altro aspetto. Come già detto nel precedente articolo, ma credo che non ci voglia un genio per capirlo, il calcio non è più il romantico sport degli anni 60 e 70, bensì è un giro di affari e di soldi. Il Napoli è la squadra meridionale con il palmares più fornito e l'unica ad aver vinto almeno uno scudetto al sud di Roma, nonché l'unica squadra meridionale ad aver vinto almeno una coppa europea. Questo potrà essere un prestigio e un motivo di grandissima pubblicità per la città. Inoltre, se si inizia un ciclo virtuoso stabile con una squadra che ogni anno lotta almeno per il quarto posto utile per la Champions, potrà acquistare tifosi anche non napoletani e potrebbe far sì che le generazioni di juventini, milanisti, interisti e romanisti nate negli anni 90 (anni bui per la Napoli calcistica, che vedeva la propria squadra sempre oscillare tra la serie B e la lotta per la salvezza) abbiano una fine. Chissà, forse così facendo i cittadini di Napoli potrebbero acquistare quell'amor proprio e quell'affezione alla città che tanto manca oggi come oggi. Non è un semplice sport il calcio, lo dobbiamo constatare, e il fatto dei brogli perfettamente normali e quasi legittimi all'interno di campionati, partite e designazioni, non lo rendono meno valido. Il calcio svolge un ruolo sociale nel bene e nel male. E' sicuramente un male quasi insanabile il livello di fanatismo raggiunto da molti tifosi, dediti quasi esclusivamente alla propria squadra 7 giorni su 7, magari anche da operai, disoccupati, cassintegrati e precari che spendono la metà di quel poco di stipendio o di assegno di previdenza che gli arriva in abbonamenti e in spese di trasferta. Questa gente esiste, e formano una cospicua parte soprattutto su internet. Li potete facilmente riconoscere dal livello di ignoranza e di odio gratuito e ingiustificato che trasudano. Talvolta, essi si spacciano anche per promulgatori di fede politica: alcuni si dichiarano fascisti pur odiando a morte cittadini e zone d'Italia, della loro stessa patria che il loro osannato Duce dice di essere intoccabile; altri invece giurano di essere comunisti pur sostenendo una squadra di calcio e quindi una delle massime espressioni di quel capitalismo che tanto dicono di odiare ma di cui sanno dire poco salvo qualche slogan. Questa gente, alienata da qualsiasi rapporto umano e sociale, è una delle tante metastasi mondiali (sarebbe pretestuoso circoscrivere il fenomeno unicamente all'Italia). Altro aspetto negativo è costituito dagli stipendi milionari che percepiscono i calciatori e la loro avidità nel volerne sempre di più. E' un'autentica bestemmia verso chiunque abbia lavorato un minimo in tutta la sua vita. Ancora è un male tutto il giro di denaro sporco che vi ruota intorno oppure immigrati che si trovano in Italia da tre giorni e già si trovano con il permesso di soggiorno mentre un altro immigrato è costretto a lavorare per anni e anni per un permesso che non vedrà mai.

Ma ci sono anche alcune cose positive nel calcio. E' un forte collante se preso nel modo giusto. Nulla fa unire le famiglie in un giorno normale come una partita importante di calcio della propria squadra o della nazionale. Per alcune famiglie con problemi, le partite sono dei momenti di distrazione e di aiuto per venire fuori dalla loro difficile condizione. Vedere una bella partita di calcio dopo una mattinata di studio intenso è una delle cose più rilassanti che ci siano, non importa se la squadra vinca o no. L' importante è sostenerla sempre e in qualsiasi situazione. Sì, perché il calcio è sostegno, è campanilismo, è amore per la propria città e la propria terra. Detto questo, concludo dicendo che il Napoli ha raggiunto un ottimo risultato ma non può assolutamente permettersi di poggiarsi sugli allori altrimenti si rischia di fare la fine della Sampdoria: dai preliminari di Champions alla serie B. Speriamo che non sia così, i tifosi hanno già sofferto troppo.

FORZA NAPOLI!

giovedì 5 maggio 2011

Dalle Torri Gemelle alla morte di Bin Laden. Quando la finiranno di prenderci in giro?

Lunedì 2 maggio 2011. La prima notizia della giornata è assolutamente incredibile: Osama Bin Laden morto, ucciso da un raid da parte della CIA ad Islamaband in Pakistan. Lo "sceicco del terrore" è stato trovato in una lussuosa villa con alcuni suoi collaboratori ed una delle sue mogli. E' stato ucciso nello scontro insieme ai suoi collaboratori, la Cia giura che Osama si è difeso fino all'ultimo secondo facendosi scudo con la sua donna, il vicinato sostiene con fermezza che quella casa non aveva mai avuto alcun aspetto equivoco né frequentato da persone sospette. Si sono combattute almeno tre guerre, si sono invasi almeno 4 Paesi per snidare Al Qaeda e guarda un po' il caro Osama dove si è andato a nascondere? Nel Paese limitrofo. Un po' come quando giocavamo a nascondino e il posto migliore in cui nascondersi era dietro l'angolo di chi faceva la conta. O almeno questa è la versione fatta passare dai mass media, ma, trattandosi degli USA, la repubblica massonica per eccellenza, patria di complotti e manipolazioni, credo che le cose siano andate diversamente.

Tutto iniziò con il famoso attentato alle Torri Gemelle, a Manhattan, nel cuore di New York. Verso le 9 del mattino, ora americana, un aereo dirottato si schiantò sulla prima torre e, dopo pochi minuti, un altro aereo ripercorse la stessa rotta per andare a colpire la seconda torre. Nello stesso giorno, un Boeing 757 si schianta contro il Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa statunitense. Ci furono migliaia e migliaia di morti, l'attentato fu rivendicato da Al Qaeda e dal suo capo Osama Bin Laden, il giorno stesso l'allora presidente George W. Bush dichiarò guerra al Medio Oriente e ad Al Qaeda. Da qui sarebbero poi nate le guerre decennali in Iraq, Libano, Gaza, Afghanistan e Georgia. Sembra ieri che le edizioni straordinarie di tutte le reti interruppero tutte le trasmissioni per dare l'annuncio più importante di tutta la Storia Contemporanea, ed ora,a dieci anni quasi esatti dall'evento, la storia si "chiude" (perché non è chiusa affatto: se anche Bin Laden fosse davvero morto, non vuol dire che il terrorismo integralista islamico sia cessato): nel mistero con un pizzico di inganno tipicamente americano.

Sull'attentato alle Torri Gemelle sono state fatte molte teorie complottiste al riguardo e, a dir la verità, alcune cose combaciano e fanno riflettere. Secondo questi complotti, le Torri sarebbero state colpite non da aerei inviati da un gruppetto di arabi che odiano l'America, ma dagli americani stessi in modo da avere un pretesto per attaccare terre ricche di petrolio già adocchiate durante le Guerre del Golfo. Questa teoria è assolutamente plausibile, è praticamente usata all'ordine del giorno. Berlusconi non ha organizzato un auto-attentato quella sera del 13 dicembre 2009 quando Massimo Tartaglia lanciò quella statuetta del Duomo che lo colpì in pieno viso? Maurizio Belpietro, direttore di Libero, simpatico giornalino berlusconiano, non ha organizzato un attentato ai danni della sua immagine? Cosa ha fatto Nerone? E Borghezio, il quale progettava di farsi addirittura uccidere dalle squadre padane per dare la colpa ai comunisti? Non c'è nulla di scandaloso nel pensare una cosa del genere (ma tu guarda a che paradosso siamo arrivati...). Resta però da giustificare il fatto che miliardi di persone hanno visto in mondovisione un aereo schiantarsi contro la Torre Sud. Anche qui hanno trovato spiegazioni. Tutte le reti erano concordi con vari gesti, ad esempio mandavano un rumorino e, esattamente 17 secondi dopo, l'aereo si schiantava, oppure tutte quante sfumavano al nero un attimo prima dello schianto, oppure che, analizzando fotogramma per fotogramma, si vede che l'oggetto assume una forma silurale, diritta, senza ali prima dello schianto. Insomma, è una serie di filmati carini ed interessanti che possono e che devono far riflettere. Se aggiungete il fatto che, sotto al World Trade Center abbiano trovato macerie somiglianti a casse di esplosivo allora vuol dire che questi siano qualcosa in più di semplici dubbi. Consiglio vivamente di cercare su You Tube la serie September Clues . E' una serie di 10 video da 10 minuti ciascuna. Se avete un'oretta e mezza libera vi consiglio di visualizzarlo. Qui è il primo filmato. Personalmente credo che sia tutto vero fino ad un certo punto. Non ho l'abitudine di credere a tutto ciò che si vede in internet. Alcune cose possono essere giustificate dalla scarsa qualità delle videocamere dell'epoca (parliamo pur sempre di 10 anni fa!) o per pure casualità. In ogni caso vi consiglio la visione.

Veniamo ora, percorrendo tutta la storia, ai fatti di 3 giorni fa. Bin Laden è morto. "Il mondo ora è un posto migliore" commenta Obama raggiante. L'America intera si dà alla pazza gioia, si festeggia come se avessero davvero vinto una guerra mentre hanno ucciso (??) solo un uomo. Al Qaeda, sempre fermo restando che esista e che sia tutto vero ciò che si dice, è un'organizzazione di prim'ordine. La morte del loro capo era certamente prevista dai loro piani e sicuramente se ne saranno fatti un altro. Ma anche qui ci sono cose che non tornano in nessun modo.


1) Tanto per cominciare, nessuna foto è stata scattata al cadavere di Osama, ad eccezione di queste, già dichiarate false dalla stessa tv pakistana:







Il caro Presidente Barack Obama ha tentato di giustificare la mancata pubblicazioni di foto del corpo di Bin Laden con la censura: erano troppo crude. Ovviamente un esperto del web come Obama saprà certamente che su internet non esiste alcun tipo di censura, si trova di tutto e di più, quindi avrebbe potuto liberamente circolare. Ma poi il caro Obama non è colui che non ha chiuso la base di Guantanamo dove si scattano le foto ai prigionieri in posizioni umilianti? E poi le foto delle altre persone uccise ad Islamaband non sono state pubblicate senza esitazione?

2)Se non ci sono foto, allora dov'è il corpo di Bin Laden? "L'hanno sepolto in mare" dicono "secondo le antiche usanze islamiche, in forma di rispetto". Ovviamente il rispetto è un concetto molto relativo per queste persone che festeggiano con canti, balli e musiche per tutta la notte la morte di quell'uomo che dicono di voler rispettare. E poi la tradizione islamica non vuole questo. La sepoltura islamica prevede il lavaggio del corpo, l'avvolgimento in 3 strati di lino e la sepoltura sotto terra, con il viso rivolto a La Mecca. La sepoltura in mare può avvenire se,e solo se, il defunto è morto durante il viaggio e non c'è modo di approdare a terra prima che il corpo inizi la putrefazione. E ovviamente non ha alcun collegamento l'Oceano Indiano con Islamaband. Come mai hanno esposto come trofei tutti gli altri assassinati sospettati di avere a che fare con Al Qaeda? Ennesima bufala.

3)Come è possibile che, curiosamente, Bin Laden, nemico numero uno degli USA, ricercato dappertutto, il più voluto del mondo, sia stato catturato improvvisamente e senza un minimo di difesa? E che tutto questo avvenga quando Barack Obama, il Presidente americano più sopravvalutato di tutta la storia, attraversi il suo periodo di peggior crisi? Non era lui che ha collezionato le peggiori figuracce come la riforma della Sanità, l'entrata in guerra in Libia di un premio Nobel per la Pace e le sue accuse di essere un immigrato clandestino? Questi sono solo 3 punti che mi vengono in mente. Hanno ragione a credere che siamo una massa di idioti. Cerchiamo di non credere a tutto ciò che ci viene rifilato.

mercoledì 13 aprile 2011

BORGHEZIO DA LUCIA ANNUNZIATA - In mezz'ora 10/04/2011


Ormai questo blog sta diventando monotematico e la monotonia ne sarà una diretta conseguenza. Eppure il seguente argomento sta ancora divampando nella mia mente scombussolata: questa maledetta unità d'Italia. Ma non temete, non farò l'ennesima stancante, ripetitiva e pomposa orazione sulla Conquista del Sud e sulla celebrazione forzata delle terre colonizzate. Aprirò solo una piccola parentesi su un episodio che mi ha riguardato in prima persona a scuola. Durante la nostra lezione normale, il vicepreside ci avvisa che dovevamo "salire sopra per visualizzare un docu-film sull'Unità d'Italia (ed era il 31 marzo) ". Io, stanco e spossato dalle continue discussioni e dibattiti avvenuti con i professori e con i conoscenti che non erano a conoscenza di un'altra visione dei fatti, ero sull'orlo delle lacrime. Non ne potevo davvero più, non potevo credere che tutte quelle centinaia di persone credessero ad una storiella simile senza aver ascoltato nemmeno una campana diversa. E' da dire che la maggioranza delle persone che celebrano ipocritamente come forsennati l'unità d'Italia non sanno nemmeno loro cosa si stia celebrando, ma è snervante lo stesso. In ogni caso, dopo la visione di un "filmato" squallido, privo di contenuti e di insegnamenti e fatto con spezzoni di vari film (tra i quali persino uno di Celentano), alla solita domanda del "Chi vuole parlare?", mi sono alzato, ho preso la parola e ho impiantato un discorso su due piedi riguardante le centinaia di punti oscuri mai chiariti su quel periodo, sui rapporti tra piemontesi e camorristi, sull' infamia sabauda e sulla colonizzazione e Olocausto del Meridione. Parlare davanti a centinaia di persone, tutte molto attente, è stato bello e secondo me utile. Chissà, può darsi che qualcuno di loro abbia iniziato a cercare qualcosa ed ora ha delle vedute più larghe sugli avvenimenti di quel triste arco storico. Mi aspettavo risposte che nessuno mi ha dato, nessuno ha saputo contrastarmi; solo farfugliamenti dissennati sul fatto che l'Unità d'Italia deve essere trattata dagli "storici colti" e che tutto il processo revisionista che sta correndo su internet sia una strumentalizzazione politica da parte di qualcuno. In ogni caso, ho subito solo interruzioni quando ho cominciato a dare argomenti troppo convincenti (a mio parere. Ottimo esempio di retorica di regime e di chiusura mentale. Questi dovrebbero essere i cittadini dell'Italia "fondata sulla democrazia e sulla libertà di pensiero e di parola". In ogni caso è stata una giornata positiva. Ma chiudiamo qui questa parentesi.


Volevo parlare di ben altro, ma sempre in qualche modo connesso alla disgraziata Unità d'Italia. Ricordo benissimo che il mio primo articolo fu sulla Lega. Il titolo è "Considerazioni di un Italiano". Allora non possedevo molta dimestichezza con cose impegnative e serie quali un blog (che rimane tale nonostante il cattivo e superfluo uso che molti ne fanno). Venivo da idee alcune sbagliate ed altre da rivedere. Queste idee si sono sviluppate nel tempo e il loro progresso è ben visibile dalla lettura di tutti i miei post. A leggere quelli iniziali mi sembro un'altra persona. All'epoca consideravo la Lega un male assoluto per l'unica ragione che il loro scopo sia quello di dividere l'Italia, fatto che, per me, era inaccettabile e scandaloso. Il mio astio verso questa è esattamente identico a prima, ma per motivi diversi. E' un partito che incarna tutto ciò che di brutto c'è nel mondo. Non è un'esagerazione. Pensateci bene: razzismo, xenofobia, omofobia (penso che non ci sia bisogno di commentare queste tre cose), violenza, squadrismo, dittatura, delinquenza, ipocrisia e criminalità organizzata. Qui correggo molte cose che scrissi nel mio primissimo post. La Lega non nacque come partito di estrema destra: sarebbe inconcepibile per un partito di estrema destra pensare di dividere la Patria o di instaurare una guerra civile tra Nord e Sud. Mi scandalizzo letteralmente quando sento persone accusare la Lega di fascismo, che si definiscono leghisti e fascisti o quegli 'individui' lobotomizzati da certi ambientini di curve di stadi dichiararsi fascisti odiando a morte il Sud.

Avendo visto di recente il film L'Onda, davvero un film memorabile anche se con molte romanzate secondo me, sono rimasto impressionato da quali e quante analogie ci sono con la reale politica di questo movimento. Tanto per cominciare, è un progetto basato sulla non esistenza, sulla bugia. Un gruppetto di contadini lombardi analfabeti ed ignoranti hanno creato dal nulla un pezzo di terra inesistente chiamato Padania ,del quale non conoscono nemmeno loro i confini esatti, abitata da gente con presunte origini celtiche (?!) e vittime di un presunto Stato italiano (costituito, peraltro, da loro stessi) che penalizza il Nord a favore di Roma e del Meridione (!!!!!!!!!!!!!). Il processo di crescita di questo partito è quantomeno simile alla genesi del movimento Onda dell'omonimo film; un gruppo di persone, o per togliersi dai propri guai personali o, effettivamente, per portare avanti un progetto di riabilitazione del Settentrione, legittimissimo, per carità, hanno messo su un mito senza fondamenta né storiche né pratiche. Il loro obiettivo era, in primis, scatenare un guerra civile contro i meridionali e inculcare idee razziste e violente nelle menti dei propri adepti nei confronti dei 'terroni', degli immigrati e dei 'comunisti' (odio effimero nato da chissà cosa). Molti dei loro obiettivi sono stati effettivamente raggiunti. Il loro progetto di autarchia è andato in porto ed ora si ritrovano padroni effettivi del governo, con in mano tutta la maggioranza, mentre alle elezioni raggiungono a stento l'8%. Ecco, l'unica analogia con il fascismo è l'inizio. Entrambi sono nati come movimenti violenti, razzisti e discriminatori (o meglio, la Lega lo ha solo mascherato, mentre Mussolini li ha acquisiti dopo), entrambi non dovevano stare al governo per la loro mancanza di democrazia, ed entrambi si sono insediati al governo illecitamente grazie alla concessione del premier di turno, Giolitti per quanto riguarda Mussolini e Berlusconi per quanto riguarda la Lega nonostante gli screzi dopo il '94 visto che Bossi è stato il responsabile della caduta del primo governo Berlusconi ed entrambi hanno giurato di non guardarsi nemmeno più in faccia.

Questo progetto è tutt'ora in corso ed è in continua evoluzione. La Lega si è espansa in tutte le regioni del Centro-Nord coinvolgendo regioni anche del Centro-Sud come la Sardegna e il Lazio. Da questo nascono molti commenti maliziosi ma tutto sommato veritieri sul fatto che, se la Lega si presentasse alle elezioni nelle regioni meridionali, avrebbero dei consensi anche lì. Ma la Lega non farebbe mai una cosa del genere. Già è andata troppo oltre presentandosi nel Lazio, si è infiltrata nel cuore del loro nemico raggiungendo consensi. Questa è la cosa grave. Come è possibile che esistono laziali che votano Lega? Da dove nascono queste crisi di masochismo mistico? E allora io posso concludere dicendo che basta poco, davvero pochissimo, per sottomettere un gruppo di persone. "L'unione fa la forza", "Tutti uniti siamo più forti", "Nessuno ci potrà fermare se rimaniamo uniti" e centinaia di altri proverbi sono tutti sbagliati: la vera forza è insita in un mondo trascendentale ed astratto che trova luogo solo nella più profonda parte di ciascuno di noi. L'individuo è il vero potere, l'unione (ammassamento) è debolezza e fragilità. La Lega, come i Partiti che diedero vita a Stati totalitari, ha imparato a sfruttare questa debolezza e ne ha fatto la sua forza.

Ma in che modo la Lega ha manipolato e modificato (in maniera più o meno reversibile) la mente dei propri elettori? Già si commette un errore pensando che il "leghismo" sia circoscritto solo alla cerchia (per il momento non ancora stretta e, fortunatamente, in netta diminuzione dopo il pandemonio di Lampedusa) di affiliati e militanti. La Lega si aggira come uno spettro in ognuno di noi (Uno spettro si aggira per l'Europa.....). Tralasciando gli affari sporchi della Lega e i suoi ben noti rapporti con la criminalità organizzata (soprattutto la 'ndrangheta), mi riferisco alla forma mentis totalmente stravolta che produce il leghismo. E' un leghista chiunque diffonda bugie per il proprio tornaconto, chiunque sia razzista e cavalchi paure dovute dall'ignoranza senza alcuna ragione, chiunque che sfrutti qualsiasi situazione come fonte di guadagno personale. E' un leghista chiunque pensi che la camorra, l'omertà, la malavita, gli omicidi, i 'regolamenti di conti' e tutto ciò che è collegato alla sfera mafiosa sia solo prerogativa del Sud. E' un leghista chiunque continui a sostenere che al Nord la mafia esiste ma è limitato a pochi padrini delinquenti e che la mafia in nessun modo è entrata nelle istituzioni e della politica del Nord come lessi qualche tempo fa sul Giornale online in preda ad un masochismo sfrenato, crogiolandomi nel dolore dovuto alla conoscenza di quanto siano ignoranti e cattivi chi ci governa, forse lo stesso che spinge la gente sarda e laziale a votare Lega.

E' un leghista chiunque ami o anche solo rispetti una persona del genere, come nel video che trovate sotto. Tutti noi, credo, dovremmo lottare disperatamente affinché non si abbia alcun punto in comune con lui.

martedì 29 marzo 2011

Roberto Benigni a Sanremo 2011: commento con tutte le bugie





Sono davvero indignato. "Che novità!" penserete voi. Ma stavolta sono davvero furioso e mi rammarico di aver fatto un mese di ritardo. Sono stato assolutamente sconvolto dalla retorica e dalle bugie dette da Roberto Benigni nella serata del 17 febbraio 2011 a Sanremo. Vorrei fare un piccolo elenco di questo episodio che ha fatto venire i brividi a milioni di persone e che è stato chiamato ad essere uno dei discorsi più belli mai fatti in tv. Per favore, mettete play al video e seguite la mia lista. Dopo un passabile inizio passato a sfottere Berlusconi come al solito, abbiamo:

  • Minuto 10:02. I Carbonari altro non erano se non cospiratori pagati dalla Massoneria internazionale e appoggiati dalla camora;
  • Minuto 10:50. La Casa di Savoia erano degli infami, ladri e soppressori. Tra di loro abbiamo Re Carlo Alberto chiamato il "Re Tentenna" per la sua codardia; Vittorio Emanuele II macchiatosi dell'eccidio e della sottomissione del Meridione; Umberto I coinvolto nei peggiori omicidi e, addirittura, nelle repressioni del '48 in Italia; Vittorio Emanuele III era un codardo scappato a Brindisi lasciando Roma in mano ai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale; Vittorio Emanuele intercettato per vari reati tra i quali addirittura l'omicidio e poi Emanuele Filiberto di cui, spero, non ci sia bisogno di fare commenti;
  • Minuto 13:13. La cosiddetta "impresa" è stato frutto di un accordo preso con i Massoni inglesi e finanziato dalle casse del Piemonte (difatti, Ippolito Nievo ebbe un naufragio proprio per questo: un inviato dai servizi segreti piemontesi, mise una bomba sulla sua nave diretta da Palermo a Napoli per evitare che venissero a galla alcuni documenti scottanti per il Piemonte);
  • Minuto 13:37. Il "mondo" viveva ancora nella serena pace del Congresso di Vienna. L'"impresa" italiana fu talmente importante che non fu considerata una guerra tale da sconvolgere quell'equilibrio. Poco più di una rissa in un bar;
  • Minuto 14:14. Garibaldi un mito per chi? Per i colonizzatori piemontesi e per i camorristi che presero in mano i plebisciti per annettere gli altri Regni al Piemonte?
  • Minuto 14:38. Il Piemonte ha dato tutti a chi? A che cosa? Ha dato tutto a se stesso forse. L'Italia è solo una Guerra di espansione piemontese e noi siamo costretti a ricordarla. E' come se la Polonia celebrasse l'invasione tedesca del settembre 1939;
  • Minuto 14:59. Paragonare Charles Dickens a Dante e a Shakesperare è un po' un azzardo. Avrei cose da dire, ma lasciamoglielo.
  • Minuto 15:30. Esempio della peggior retorica di regime degna del miglior Mussolini.
  • Minuto 16:06. Qualcuno vuole spiegargli che il compimento di una nazione non è per forza un atto di civiltà? Oppure che la Germania si è unita 10 anni dopo l'Italia e, nel frattempo, aveva già dato vita al Romanticismo con lo Sturm und Drung, all'idealismo filosofico con Fichte, Schelling ed Hegel e che avevano già scritto le leggi della fisica con Kirchoff e Ohm mentre in Italia non c'era nemmeno l'istruzione obbligatoria? Una vergognosa bugia ed ancora più vergognosi gli applausi di un pubblico ignorante e caprone.
  • Minuto 16:26. E lui cosa sta facendo? Non sta facendo un'esaltazione falsa e retorica considerando il proprio Paese migliore di tutti mentre gli altri solo barbari e ignoranti, come poi vedremo?
  • Minuto 17:53. Non è affatto vero. Loro hanno avuto solo mercenari a carico così come loro stessi.
  • Minuto 18:00. Quale casta di italiani hanno arricchiato?
  • Minuto 18:25. Sono assolutamente d'accordo. Ecco perchè sto scrivendo questa lista di bugie dette da Benigni.
  • Minuto 19:00. Cosa ha fatto, ha descritto il Sud dopo l'annessione al Piemonte?
  • Minuto 21:01. Questo discorso sull'allegria come prerogativa italiana è un qualcosa di raccapricciante.
  • Minuto 22:03. La politica Borbonica fu molto avanzata. Ha avuto delle grandezze, delle ricchezze e dell'avanzamento culturale che il resto d'Italia poteva solo sognare. Solo gli ignoranti credono ancora alla storia del Piemonte avanzato e i Borbone arretrati quali, purtroppo, Benigni. Ma con ciò non voglio dire che non avesse lati negativi, ma io preferisco un miliardo di volte la "dittatura Borbonica" alla "democrazia italiana" che ci ha portato solo tonnellate e tonnellate di spazzatura sulle nostre fantastiche strade. Meglio non dire qual era la democrazia e la tolleranza dei piemontesi. Meglio glissare su questo fatto.
  • MInuto 22:16. Oggi l'Italia è giusta e felice, giusto?
  • Minuto 23:46. Come è possibile che una persona che lotta per l'unità d'Italia difenda la Repubblica Romana? Mi sembra una leggera contraddizione no?
  • Minuto 23:51. D'accordissimo. Per questo il discorso di Benigni è una totale vergogna e niente ha contribuito più ad addormentare le persone.
  • Minuto 26:20. Che vergogna, che schifo. Addirittura un incitamento al razzismo che lui ha tanto detto di aborrare. Cos'ha contro la cultura fenicia? Perchè l'Italia avrebbe dovuto essere inferiore se fosse stata fenicia? Non sa che il primo alfabeto è stato fenicio? Non sa che la lingua italiana, che lui ha deciso di amare, deriva da lì? Benigni per questa frase dovrebbe solo vergognarsi. Ma lui si può permettere tutto, lui è un intellettuale....
  • Minuto 27:14. Roma era una città di bruti e di bifolchi. La sua grandezza di cultura è da attribuirsi al contatto con la cultura ellenistica. I primi documenti scritti sono di Livio Andronico, di cultura e nascita greca, deportato come schiavo a Roma dopo la conquista di Taranto che spalancò le porte alla cultura estera che fece grande Roma. Identico discorso per le forme d'arte e per le tecniche di combattimento, esportate dai popoli conquistati. Quanta ignoranza ha il nostro Benigni....
  • Minuto 28:34. O degli immensi ladri...
  • Minuto 29:00. Cos'è quell'espressione schifata sulla sua faccia alla pronuncia di "stranieri"? Che lo spettro del razzismo e del "nazionalismo" abbia posseduto il nostro Roberto?
  • Minuto 32:00. Incommentabile. Una vergogna.
  • Minuto 33:37. Questa non l'ho capito. Molto oscuro...
  • Minuto 33:38. Peccato che Totò e Luciano De Crescenzo abbiano tradotto in napoletano le opere di Shakespeare, di Gray e persino dell'Odissea e sono tutte dei capolavori immensi.
  • Minuto 35:52. Ennesima esasperazione dell'Italia. Forse gli è sfuggito che la bandiera italiana altro non è che una volgare copia di quella francese. Ci sono bandiere assolutamente simboliche e fantastiche. Mi riferisco, ovviamente, alla Gran Bretagna e agli Usa.
  • Minuto 36:25. "Unione", "amore", "popoli". Ha citato tre delle parole più retoriche e prive di significato presenti nella lingua italiana. Non ho capito nulla di cosa voleva dire.
  • Minuto 37:26. Secondo voi è un onore quello di essere uccisi mentre si scappa dal nemico?
  • Minuto 39:34. Cioè? Ora sta cercando di dire che l'espressione più alta dell'unità d'Italia sia la Lega? I leghisti, quei pochi che abbiano aperto un libro di storia (seppur modificata, sempre storia è), ricordano quell'evento non perchè abbiano difeso l'Italia, ma per segnalare la superiorità dei Comuni esistenti solo al Nord (fatto visto come estremo avanzamento dalla storiofrafia ufficiale, ma non ha appena detto che se siamo uniti siamo più forti? All'epoca esisteva già il Regno di Napoli ed era pressocchè identico al Regno delle Due Sicilie poi distrutto) e per il fatto di aver respinto uno straniero con la forza.
  • Minuto 41:48. Qualcuno gli vuole ricordare che, in uno scenario di guerra, il più pulito ha la rogna? In tutte le guerre sono presenti mercenari ed atti di infamia. Questi espisodi sono polvere, servono solo ad accrescere la retorica di regime.
  • Minuto 42:26. Chi violentava chi? Cosa hanno fatto i cari piemontesi nell'invasione del Regno delle Due Sicilie? Altro che violenza. Hanno fatto il più grande genocidio della storia italiana. Come mai non parla del campo di concentramento di Fenestrelle?
  • Minuto 46:12. Morti per chi? Di certo non per tutti
  • Minuto 46:20. Che squallora, che vergognosa retorica..
Il tutto si conclude con un' esecuzione dell'inno di Mameli. E' una vergogna. Benigni è davvero caduto in basso con questo. A me non è mai piaciuto, ma l'ho considerato sempre una persona intelligente, pseudo intellettuale di sinistra sì, ma pur sempre intelligente. Ora che l'ho sentito sparare questa quantità industriale di bugie narrate dalla storia delle elementari, anche col compenso di 500 000 euro pagati dagli abbonati, non avrò più la stessa opionione. Se Benigni pensa sul serio le stupidaggini che ha detto vuol dire che è un ignorante non poi così intelligente, se invece le conosce allora vuol dire che è un venduto e non merita l'attenzione di nessuno. Mi dispiace Roberto, sei stato una delusione.

lunedì 21 marzo 2011

Pensando alla Guerra in Libia...


Alla fine la situazione è degenerata per andare nelle braccia della peggior soluzione possibile. Sabato 19 marzo alle ore 17:49, sono partiti gli aerei francesi per dare il via ai bombardamenti, seguiti dai sottomarini inglesi e americani. Si è mobilitata l'intera NATO con l'appoggio della Lega Araba e la partecipazione del Qatar e degli Eau. Le nazioni che partecipano alla cosiddetta Odissey Dawn sono: Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Usa, Norvegia, Qatar e Eau contro la Libia del rais di Gheddafi. I raid si susseguono sulle varie città libiche con una sconvolgente giostra di bugie: entrambi gli schieramenti si accusano a vicenda dicendo che l'uno fa stragi di civili al contrario dell'altro, ci sono bombardamenti da ambo i lati, anche dagli stessi libici su città libiche. Entrambi si riempiono la bocca di paroloni insignificanti e retorici: i "gheddafiani" dicono che il popolo libico è per Gheddafi perchè unico ad aver dato loro la libertà negata dagli Usa, gli altri che Gheddafi è un dittatore illiberale e il loro unico scopo è di dare libertà ai popoli arabi oppressi. Addirittura il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito queste rivolte tunisine, algerine, egiziane, barahiniane e libiche "Risorgimento Arabo". Ogni giorno ci sono notizie contrastanti e forse false entrambe su bombardamenti e uccisioni, si parla addirittura della morte del figlio di Gheddafi. L'Italia, dal canto suo, ha messo a disposizione ben 7 basi aeree agli americani e agli inglesi: due in Puglia, uno in Sardegna, uno in Veneto e ben tre in Sicilia. Le operazioni, gli sbarchi e gli attacchi saranno coordinati dall'imponente base NATO di Napoli costruita nell'aereoporto civile di Capodichino (e, guarda caso, anche quest'ultimo coinvolto nelle operazioni con decine di aereoporti militari in giro), in un quartiere davvero sporco, degradato e desolato. Di solito certe costruzioni portano prestigio al quartiere di appartenenza, ma nel caso di Napoli, purtroppo, così non fu.

Credo sia superfluo dire che questa è una guerra di espansione delll'Inghilterra o degli USA per avere il petrolio o per costruire centrali nucleari in posti "isolati dalla civiltà". Non mi stupirei se si venisse a sapere che persino la rivolta libica iniziale sia stata tutta organizzata da qualche congregazione di Alti (vedi articolo sulla Questione Meridionale) che hanno senz'altro in mano la NATO e tutte le forme di diplomazia internazionale. L'Italia, quindi, si è messa in fila elemosinando una briciola delle ricchezze che i potenti guadagneranno come un cane che si siede vicino ai piedi del padrone che mangia nella speranza che questi gli dia qualche crosta o qualche briciola. Con la solita fedeltà e con la solita onestà che contraddistingue la sua politica estera fin dalla sua nascita (dalle famose Guerre di Indipendenza già ampiamente trattate, passando dall'invasione della Libia nell'età di Giolitti,guarda caso, giusto 100 anni fa, passando con la rottura della Triplice nella Prima Guerra Mondiale e una serie di altri e alti tradimenti), l'Italia ha violato numerosi trattati di pace con la Libia. Ora vi riporto la versione integrale facilmente consultabile andando su camera.it :
DISEGNO DI LEGGE
presentato dal ministro degli affari esteri
(FRATTINI)
di concerto con il ministro dell'interno
(MARONI)
con il ministro della difesa
(LA RUSSA)
con il ministro dell'economia e delle finanze
(TREMONTI)
con il ministro dello sviluppo economico
(SCAJOLA)
con il ministro delle infrastrutture e dei trasporti
(MATTEOLI)
con il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca
(GELMINI)
con il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali
(SACCONI)
con il ministro per i beni e le attività culturali
(BONDI)
con il ministro per i rapporti con le regioni
(FITTO)
e con il ministro per le politiche europee
(RONCHI)
Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008
Presentato il 23 dicembre 2008



Onorevoli Deputati! - Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia è stato firmato a Bengasi il 30 agosto 2008 dall'onorevole Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e dal leader della Rivoluzione, Muammar El Gheddafi, a coronamento degli sforzi compiuti negli ultimi anni per trovare una soluzione soddisfacente ai contenziosi storici e per definire un nuovo e bilanciato partenariato. L'Italia è stata, negli anni dell'isolamento internazionale della Libia, il principale partner di riferimento per Tripoli. Nonostante ciò, mentre la Libia andava normalizzando i propri rapporti con i Paesi occidentali, continuavano a pesare sul rapporto bilaterale italo-libico tutte le problematiche e i contenziosi retaggio del passato coloniale. Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione persegue, pertanto, l'obiettivo strategico, per un verso, della chiusura definitiva del «capitolo del passato», con la soluzione dei contenziosi bilaterali, e, per l'altro verso, della costruzione di una nuova fase delle relazioni italo-libiche, basata sul rispetto reciproco, sulla pari dignità e su un rapporto paritario e bilanciato. Tale duplice finalità è affermata esplicitamente nel Preambolo del Trattato, nel quale si fa anche riferimento al rammarico già espresso dall'Italia per le sofferenze arrecate al popolo libico a seguito della colonizzazione italiana, alle iniziative già realizzate dal nostro Paese in attuazione delle precedenti intese, nonché al contributo dato dall'Italia al superamento dell'embargo nei confronti della Libia. Sempre nel Preambolo, le due Parti esprimono l'intenzione di fare del Trattato il quadro giuridico di riferimento per lo sviluppo di un rapporto bilaterale «speciale e privilegiato», caratterizzato da un forte e ampio partenariato politico, economico e in tutti gli altri settori di collaborazione. Su un piano più generale, dopo aver rimarcato i legami di amicizia tra i due popoli e il comune patrimonio storico e culturale, le due Parti riaffermano il loro impegno a operare per il rafforzamento della pace, della sicurezza e della stabilità, in particolare nella regione del Mediterraneo. A questo riguardo è fatto anche riferimento, sempre nel Preambolo, alla partecipazione dell'Italia e della Libia rispettivamente all'Unione europea e all'Unione africana, nei cui ambiti le Parti si riconoscono impegnate nella costruzione di forme di cooperazione e di integrazione in grado di favorire l'affermazione della pace, la crescita economica e sociale e la tutela dell'ambiente. Oltre al Preambolo, il Trattato si compone di 23 articoli, suddivisi in tre capi: il primo (articoli 1-7) relativo ai princìpi generali; il secondo (articoli 8-13) concernente la chiusura del capitolo del passato e dei contenziosi; il terzo (articoli 14-23) relativo al nuovo partenariato bilaterale.

Capo I (articoli 1-7). Princìpi generali.

I princìpi generali riguardano: il rispetto della legalità internazionale, in base al quale le Parti, sottolineando la centralità delle Nazioni Unite nel sistema delle relazioni internazionali, si impegnano ad adempiere in buona fede agli obblighi derivanti dai princìpi e dalle norme del diritto internazionale universalmente riconosciuti, nonché inerenti al rispetto dell'ordinamento internazionale, con implicito riferimento alle norme di carattere pattizio cui sono vincolate (articolo 1); il rispetto dell'uguaglianza sovrana degli Stati (articolo 2); l'impegno a non ricorrere alla minaccia o all'impiego della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica della controparte o a qualunque altra forma incompatibile con la Carta delle Nazioni Unite (articolo 3); l'impegno alla non ingerenza negli affari interni e, nel rispetto dei princìpi della legalità internazionale, a non usare né concedere l'uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile nei confronti della controparte (articolo 4); l'impegno alla soluzione pacifica delle controversie (articolo 5); il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, conformemente alle rispettive legislazioni e agli obiettivi e princìpi della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione universale dei dritti dell'uomo (articolo 6); l'impegno al dialogo e alla comprensione tra culture e civiltà, mediante l'adozione di tutte le iniziative che, ispirate ai princìpi della tolleranza, della coesistenza e del reciproco rispetto, consentano di disporre di uno spazio culturale comune (articolo 7).

Capo II (articoli 8-13). Chiusura del capitolo del passato e dei contenziosi.

L'Italia si impegna a realizzare in Libia «progetti infrastrutturali base» (articolo 8), che dovranno essere concordati tra i due Paesi, nei limiti di una spesa complessiva di 5 miliardi di dollari americani, per un importo annuale di 250 milioni di dollari americani per venti anni. Le aziende italiane provvederanno alla realizzazione di tali progetti secondo un calendario concordato tra le Parti. I fondi finanziari saranno gestiti dalla Parte italiana mentre la Libia renderà disponibili i terreni, senza oneri per l'Italia o per le aziende costruttrici. Queste saranno altresì agevolate dalla Grande Giamahiria nel reperimento in loco dei materiali necessari e nell'espletamento di procedure doganali e d'importazione, in esenzione dalle relative tasse. Parimenti in esenzione dalle tasse saranno i consumi di energia elettrica, gas, acqua e linee telefoniche.
Al fine di individuare le caratteristiche tecniche dei progetti di cui all'articolo 8 e di stabilire l'arco temporale complessivo, nonché le cadenze della loro realizzazione, è prevista l'istituzione di una Commissione mista paritetica, costituita da componenti designati dai rispettivi Stati (articolo 9).
La Commissione mista individuerà, inoltre, indicando tempi e modalità di affidamento e di esecuzione, importanti opere infrastrutturali, progetti industriali e investimenti che la Libia si impegna a garantire a società italiane, sulla base di specifiche intese dirette e a prezzi da concordare tra le Parti. La conclusione e il buon andamento di tali intese rappresentano le premesse per la creazione di un forte partenariato italo-libico nel settore economico, commerciale e industriale, ai fini della realizzazione degli obiettivi del Trattato, in uno spirito di leale collaborazione. In altri termini, la creazione di un solido e ampio partenariato economico-industriale è condizione essenziale per la realizzazione del Trattato nel suo complesso e, quindi, per il rispetto anche degli impegni assunti dall'Italia.
Alla Commissione mista sono attribuiti compiti di verifica degli impegni presi, di segnalazione ai Ministeri degli affari esteri dei due Paesi di eventuali inadempienze e di proposta di soluzioni a livello tecnico.
L'Italia si impegna, inoltre, a realizzare, per un ammontare di spesa complessivo che sarà concordato tra i due Paesi, alcune «iniziative speciali» (articolo 10): la costruzione di 200 unità abitative; l'assegnazione di borse di studio universitarie e post-universitarie a un contingente di 100 studenti libici, rinnovabili più volte e che saranno oggetto di una specifica intesa; un programma di cure presso istituti italiani a favore di alcune vittime dello scoppio di mine in Libia; il ripristino del pagamento delle pensioni di guerra ai titolari libici, civili e militari, e ai loro eredi; la restituzione alla Libia di manoscritti e di reperti archeologici trasferiti in Italia in epoca coloniale.
La definizione delle modalità di esecuzione di tali «iniziative speciali», e del limite di spesa annua da impegnare per ognuna di esse, sarà affidata ad appositi Comitati misti.
A fronte degli impegni assunti dall'Italia, la Libia si impegna: ad abrogare tutti i provvedimenti e le norme regolamentari che impongono vincoli o limiti alle sole imprese italiane operanti in Libia (articolo 9, paragrafo 2); a concedere, dalla firma del Trattato e senza limitazioni o restrizioni di sorta, visti di ingesso ai cittadini italiani espulsi nel 1970 (articolo 11); a sciogliere l'Azienda libico-italiana (ALI) (articolo 12), che, pur essendo stata originariamente concepita con finalità opposte, finora si è rivelata nei fatti un serio ostacolo allo sviluppo della presenza economica italiana in Libia (le nostre aziende sono state costrette a versare contributi obbligatori all'ALI pari fino al 5 per cento del valore dei contratti acquisiti, con una evidente discriminazione a danno delle stesse aziende rispetto alla concorrenza). Tali contributi, già versati, saranno utilizzati per la costituzione del Fondo sociale, che sarà gestito da un Comitato misto paritetico per le finalità che erano state previste al punto 4 del Comunicato congiunto italo-libico del 4 luglio 1998, in particolare per l'avvio della realizzazione delle «iniziative speciali» relative all'assegnazione delle borse di studio e al programma di cure di cui al citato articolo 10 (iniziative queste già previste da precedenti intese intergovernative e realizzate dall'Italia). Definite le modalità di gestione dell'ammontare già costituito e le iniziative da finanziare (oltre a programmi di cura per vittime dello scoppio di mine e a progetti di formazione universitaria e post-universitaria, anche eventuali progetti di bonifica dalle mine e di valorizzazione delle aree interessate), le Parti considereranno definitivamente esaurito il Fondo sociale. Il finanziamento da parte italiana per la realizzazione delle «iniziative speciali» continuerà, quindi, in attuazione delle disposizioni del Trattato.
La Libia si impegna a raggiungere con uno scambio di lettere una soluzione dell'annosa questione dei crediti vantati dalle aziende italiane nei confronti di amministrazioni ed enti libici, sulla base del negoziato finora condotto nell'ambito dell'apposito Comitato misto sui crediti (articolo 13). Nel medesimo scambio di lettere sarà anche definita la questione dei debiti di natura fiscale e/o amministrativa di aziende italiane nei confronti di enti libici (per un ammontare peraltro assai limitato rispetto ai crediti vantati dalle stesse aziende).
Sulla base di una ricognizione effettuata nel 2003, su incarico di entrambi i Governi, dalla banca italo-araba UBAE e dall'ALI, le pretese creditorie delle aziende italiane nei confronti di amministrazioni ed enti libici ammontano complessivamente a oltre 620 milioni di euro solo in conto capitale (non tutti i crediti sono peraltro corredati da sufficiente documentazione probatoria), mentre i debiti di natura essenzialmente fiscale e doganale, che solo alcune aziende hanno nei confronti della Libia, ammonterebbero, complessivamente, a 33 milioni di euro.

Capo III (articoli 14-23). Nuovo partenariato bilalerale.

L'articolo 14 prevede meccanismi di consultazione politica, con riunioni annuali a livello di Capi di Governo, definite «Comitato di partenariato», e di Ministri degli affari esteri, definite «Comitato dei seguiti». A quest'ultimo spetterà in particolare il compito di seguire l'attuazione del Trattato, adottando i provvedimenti che si rendessero necessari. Sono altresì previste, nello stesso articolo, regolari riunioni tra altri esponenti dei due Governi. Gli articoli da 15 a 18 prevedono l'impegno delle Parti in favore di varie forme di collaborazione, ai fini dell'intensificazione della cooperazione scientifica, culturale, economica e industriale, tra cui la realizzazione di programmi di formazione e di specializzazione post-universitarie, nonché lo sviluppo di rapporti tra università e istituti di ricerca e di formazione delle due Parti (articolo 15); contatti diretti tra enti e organismi culturali dei due Paesi (agevolando in particolare l'attività dei rispettivi istituti culturali a Roma e a Tripoli) e l'ulteriore impulso alla collaborazione nel settore archeologico (articolo 16); la promozione di progetti di trasferimento di tecnologie, la collaborazione nei settori delle opere infrastrutturali, dell'aviazione civile, delle costruzioni navali, del turismo, dell'ambiente, dell'agricoltura e della zootecnia, delle biotecnologie, della pesca e dell'acquacoltura - relativamente alle quali si prevede la realizzazione di un'intesa tecnica, già in fase di negoziato - nonché lo sviluppo degli investimenti diretti e la costituzione di società miste (articolo 17); il rafforzamento del partenariato nel settore energetico, con un'attenzione particolare alle energie rinnovabili (articolo 18). Nell'ambito della cooperazione culturale di cui al citato articolo 16, è in particolare prevista una specifica collaborazione archeologica in materia di restituzione dei reperti e dei manoscritti rinvenuti in Libia in epoca coloniale, con l'istituzione di un apposito Comitato misto. All'articolo 19 è prevista l'intensificazione della collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all'immigrazione clandestina, con un richiamo all'Accordo firmato a Roma il 13 dicembre 2000 e con un esplicito riferimento alle successive intese tecniche, tra cui in particolare, per quanto concerne la lotta all'immigrazione clandestina, i Protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007, dei quali ci si attende pertanto una compiuta attuazione da parte libica. Le due Parti promuoveranno la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle competenze tecnologiche necessarie. L'Italia si è impegnata a sostenere il 50 per cento dei costi di realizzazione di tale sistema, mentre per il restante 50 per cento Italia e Libia chiederanno all'Unione europea di farsene carico, tenuto conto delle intese intervenute tra Tripoli e Bruxelles, anche su questo aspetto, con la firma di un Memorandum of Understanding (MoU) nel luglio 2007. Su un piano più generale, le due Parti collaboreranno alla definizione di iniziative volte a prevenire il fenomeno dell'immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori. L'articolo 20 riguarda la collaborazione nel settore della difesa, prevedendo la finalizzazione di specifici accordi relativi allo scambio di missioni tecniche e di informazioni militari, nonché lo svolgimento di manovre congiunte. Le Parti si impegnano, altresì, ad agevolare la realizzazione di un forte e ampio partenariato industriale nel settore della difesa e delle industrie militari. È infine previsto, sempre in tale articolo, l'impegno politico dell'Italia a sostenere nelle opportune sedi internazionali la richiesta della Libia di indennizzi per i propri cittadini vittime dello scoppio di mine e per la riabilitazione dei territori danneggiati. L'articolo 21, relativo alla non proliferazione e al disarmo, tratta di collaborazione politica internazionale. Le Parti si impegnano infatti, nel pieno rispetto degli obblighi internazionali in materia, ad adoperarsi per fare del Mediterraneo una zona priva di armi di distruzione di massa. L'articolo 22 concerne l'intenzione delle Parti di favorire la collaborazione tra le rispettive Istituzioni parlamentari e gli enti locali. L'articolo 23, relativo alle disposizioni finali, ribadisce come il Trattato, sottoposto a ratifica secondo le rispettive procedure costituzionali, costituisca, nel rispetto della legalità internazionale, il principale strumento di riferimento per lo sviluppo delle relazioni bilaterali, in sostituzione del Comunicato congiunto del 4 luglio 1998 e del Processo verbale delle conclusioni operative del 28 ottobre 2002. Il Trattato, che entrerà in vigore al momento dello scambio degli strumenti di ratifica, potrà, come d'uso, essere modificato previo accordo tra le Parti e le modifiche entreranno a loro volta in vigore alla data di ricezione della seconda delle due notifiche. A suggello, infine, della nuova fase nelle relazioni tra Italia e Libia aperta dal Trattato, nello stesso articolo 23 si prevede che il 30 agosto sia considerato in entrambi i Paesi come «Giornata dell'amicizia italo-libica». Anche se non espressamente previsto nel Trattato, i libici si sono, di conseguenza, impegnati a non celebrare più, il 7 ottobre, la cosiddetta «Giornata della vendetta», che ricordava l'espulsione degli italiani dalla Libia nel 1970. La firma del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione con Tripoli segna, in definitiva, un cambiamento «storico» nelle relazioni bilaterali e se, come riteniamo, da parte libica si vorrà onorare in buona fede gli impegni assunti, la sua applicazione consentirà di superare definitivamente i contenziosi bilaterali e di avviare una nuova fase nel rapporto tra l'Italia e la Libia, caratterizzata dal rafforzamento della collaborazione in tutti i campi di reciproco interesse e dalla creazione di un forte partenariato politico ed economico.


Come vedete è tutto riportato qui, nero su bianco, l'infame tradimento di cui l'Italia si è macchiata, l'ennesimo e qualcosa mi dice non ultimo della sua storia. L'Italia ha fatto sì che il signor Muhammar Gheddafi, forse uno degli uomini più disgustosi presenti sullo scenario della diplomazia mondiale, abbia ragione nei confronti dell'Italia e abbia ragione nell'odiare gli italiani. Ora l'Italia partecipa ad i raid e uccide come chiunque altro. Purtroppo ora non si può più parlare nemmeno di guerra. Ora, nella neolingua degli Alti, si chiama missione umanitaria o azioni necessarie per salvaguardare i civili. Propinano ai Bassi il loro concetto becero, contorto e malato di guerra giusta, di guerra di liberazione. Nessuna guerra è giusta perchè nessuna è civile e nessuna aiuta le "democrazie". Le guerre rappresentano un'inutile carneficina di soldati mandati al massacro, di gente ,già di per sè violenta e senza scrupoli, la cui cattiveria è stata acuita da mesi di caserma e di lavaggio del cervello. E alla fine? Chi ne trarrà profitto da un destino di una guerra? Gli Alti. Loro e sempre e soltanto Loro. La guerra è la massima espressione di come gli Alti possono davvero far ciò che vogliono di chiunque. Sono retti su scale di diamante. A tutto questo squallido teatrino partecipa anche il presidente americano Barack Obama, premio Nobel per la pace. Una vera delusione sotto tutti i punti di vista. Abbia almeno la decenza di riconsegnare il Nobel.

L'altro giorno stavo guardando uno spezzone di Annozero. Ho sentito le dure critiche di Gino Strada, fondatore della ONG Emergency, nei confronti dell'entrata in guerra dell'Italia. Mi sono oltremodo imbarazzato ascoltando la risposta di Ignazio La Russa, grande promotore della guerra e non dimentico del suo passato da picchiatore fascista nell'Msi, il quale sosteneva che "la pace mondiale è un'utopia, soddisfatto che la sinistra abbia finalmente lasciato nel cassetto le loro bandiere multicolori" e "le guerre esistono da quando esiste l'uomo". Una vergogna, una totale mancanza di senso civico. Le guerre esistono da quando l'uomo scoprì una fonte di guadagno in tutto, da quando nei primitivi Alti nacque il senso di bramosia che tutto muove. Oggi è lo stesso ragionamento. Come mai non sono intervenuti in Tibet? Come mai nelle dittature sudamericane, indonesiane e asiatiche non sono mai intervenuti? Perchè, forse, non avrebbero tratto gadagno? Non c'era il petrolio o il gas a fare da magnete? E poi che ragionamento è questo? Come è vero ciò che ha detto lui, è vero anche che l'uomo ha ucciso un altro uomo da quando è stato messo al mondo. Questa allora sarebbe una buona ragione per scendere in strada e fare una strage con una mitraglietta? Sarebbe una valida ragione quella di dire "è un'utopia pensare che l'uomo smetta di uccidere un altro uomo, quindi lo faccio anche io"? Una bestia davvero. Sono disgustato ed indignato.

Ma sto dilagando. Io sono sempre contro qualsiasi maledetta guerra perchè non è altro che una manipolazione. Perchè non vanno Frattini, La Russa, Berlusconi, Obama e Gheddafi a combattere? Non che la sinistra sia meglio. Non hanno mai difeso la pace, anzi hanno pressato Berlusconi perchè non è intervenuto prima. Una vergogna. Ma questo è il mondo e tale rimarrà finche ci sarà questa gerarchia tra Alti e Bassi.