lunedì 28 novembre 2011

Derubata la fidanzata di Lavezzi. Come al solito, i maestri dell'odio scatenano un putiferio dal niente.

Brutto incidente ieri per la fidanzata di Ezequiel Lavezzi, acclamato giocatore del Napoli. Dei malviventi l'hanno avvicinata con un'arma da fuoco e le hanno preso il suo Rolex che portava ingenuamente al polso.

La ragazza ha poi completato l'opera scrivendo un tweet su twitter in cui esclamava: "Napoli città di m###a" e minacciando di portar via Lavezzi da Napoli appena le succede qualcosa ad un altro internauta che le aveva intimato di moderare i termini. Dopo un po' sono arrivate le solite scuse ipocrite e forzate.

Forse questo è bastato a placare molti napoletani che sono ben abituati alle sceneggiate e alle lacrime, ma è difficile non nutrire ancora dei dubbi al riguardo: non è, infatti, la prima volta che la famiglia Lavezzi abbia esternato dei sentimenti non proprio positivi nei confronti della città in cui abitano da quasi 6 anni.

Ci si riferisce, ovviamente, alla battuta infelice di Lavezzi al termine della partita Manchester City- Napoli, prima partita del Napoli in Champions League del dopo-Maradona. L'attaccante argentino, alla domanda che chiedeva se si aspettava la folla al rientro notturno a Napoli, ha risposto sorridendo:"No no, la gente deve lavorare" pur sapendo di trovare un bagno di folla. E infatti così è stato.

Ma allora era solo una battutina infelice e molti non se n'erano nemmeno accorti. Poteva anche essere un eccesso di permalosità. Questa volta la cosa è ben diversa: la fidanzata di Lavezzi ha subito un'esperienza difficile ed è ovvio dire cose che non si pensano, ed è comprensibile che abbia avuto una reazione spropositata.

Ma le reazioni sono, per definizione, improvvise ed immediate. Se la signora Lavezzi ha avuto il tempo di accedere ad internet da qualsiasi postazione, di digitare l'indirizzo di twitter e di postarne uno allora vuol dire che la sua lucidità era recuperata da un pezzo.

E, nella sua lucidità riguadagnata, ha anche ribadito il concetto in un altro tweet. E allora non si può più parlare di reazione. E' un pensiero latente in lei (loro) che ha avuto modo di esternare
in una situazione così brutta. E la signora Lavezzi ha le sue ottime ragioni per pensare tutto questo. Solo che le vorrei portare alla memoria alcuni eventi passati sotto silenzio dai media:
  1. Phillpe Mexes, giocatore francese in forza al Milan, quando giocava nella Roma venne rapinato della sua auto e dei suoi soldi. Nessuno ne parlò. Né Mexes né un famigliare si sognò di dire che Roma era una città di m###a.
  2. Lucio, giocatore brasiliano in forza all'Inter, venne rapinato della sua auto appena arrivato a Milano. Nessuno ne parlò. Né Lucio né un famigliare disse che Milano era una città di m###a.
  3. Sempre a Milano, l'ex calciatore Bobo Vieri, pilastro della squadra dell'Inter negli anni '90-inizio 2000, venne rapinato dell'auto. Nessuno seppe nulla. Né Vieri né un suo famigliare disse che Milano era una città di m###a, anzi vi rimasero a lungo.
  4. Francesco Totti, totem della Roma, giocatore che non ha mai cambiato maglia da inizio carriera trovò il parabrezza dell'auto frantumato. Nessuno ne parlò. Né Totti né un famigliare disse che Roma era una città di m###a, anzi ci rimarrà a lungo.
  5. Udite udite, la sorte vuole che anche nella civile e signorile Firenze sia capitato un furto! Gabriel Batistuta, fenomeno argentino degli anni 90, ex Fiorentina, Roma e Inter non ritrovò più le scarpette negli spogliatoi. Nessuno ne parlò. Nessuno disse che Firenze era una città di m###a.
  6. Bruno Conti, storico calciatore romano, eroe del secondo scudetto romanista, venne rapinato ancora una volta a Roma. Nessuno ne parlò. Né Conti né famiglia disse che Roma era una città di m###a.
  7. Clarence Seedorf, giocatore pilastro del Milan, ritrovò la propria casa a Milano saccheggiata per ben due volte, tanto da essere costretto a traslocare. Nessuno disse nulla. Né Seedorf né famigliari dissero che Milano era una città di m###a.
  8. Mirko Vucinic, giocatore montenegrino, ex Roma approdato alla Juventus quest'estate ricevette il caloroso benvenuto della città con un bello scippo dell'orologio. Nessuno disse niente. Né Vucinic né famigliari dissero che Torino era una città di m###a, e lui era appena arrivato.


Questo è un piccolo elenco delle disgrazie accadute agli altri giocatori. Non ho incluso il fatto dello scippo "minore" ad un ex giocatore dell'Inter, Andreas Brehme accaduto il 19 ottobre scorso e della famigerata vicenda di Dino Zoff, portierone della nazionale italiana di calcio negli anni 80, minacciato con una pistola insieme alla moglie.

Ovviamente nessuna di queste notizie ha fatto scalpore come il furto di un Rolex alla moglie di Lavezzi. E vorrei sottolineare i trattamenti diversi delle vittime e dei giornali: la fidanzata di Lavezzi, appena tornata a casa, anziché fare una normale e civile denuncia ai carabinieri del fattaccio, ha gettato il tutto in pasto all'opinione pubblica e a giornalisti sciacalli che marciano sopra le disgrazie napoletane per mancanza di notizie.

Proprio questi ultimi hanno completato l'opera con la maestria tipica di chi è abituato a certe cose. La signora Lavezzi, insieme al marito, ha di proposito infangato una città che l'ha resa dea. I coniugi Lavezzi sono chiaramente trattenuti a Napoli solo dai milioni di euro sborsati annualmente nelle loro tasche e Ezequiel gioca palesemente con il naso otturato, tipico del mercenario. Non lo criminalizzo, anzi, lo giustifico e credo che non sia il solo, ma almeno gli altri hanno la professionalità di tenere per sé le proprie opinioni.

I coniugi Lavezzi sono stato amalgamati, loro malgrado, nella rete di pregiudizi e di inferno mediatico creato dal tg su Napoli e i napoletani e questo furto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Se esistesse un po' di dignità nel calcio, oltre al business, Lavezzi dovrebbe essere cacciato immediatamente dalla società e i tifosi dovrebbero fischiare ogni qualvolta tocchi il pallone. Ma non avverrà mai, purtroppo.



Ma io non vorrei parlare di calcio, perché non sono un intenditore e perché non vorrei che si riducesse a chiacchiere da bar sport. Vorrei soffermarmi sull'ennesimo polverone creato da sciacalli come Mario Adinolfi e persino gli speaker di Radio Rtl 102.5 che criminalizzano Napoli e tutto il Sud in generale sostenendo addirittura che in metropoli quali Milano e Roma certe cose non succedono.

Ebbene io vorrei ricordare che, stando ai dati di Sette, il mensile del Corriere della Sera (giornale milanese!) secondo i quali Milano e Roma sono ai primi due posti in fatto di furti in appartamento, seguite da Torino, Napoli e Firenze, con il capoluogo toscano peggior città italiana rispetto al bilancio del 2009, mentre Napoli è in netto calo.

L'Associazione Nazionale Forze di Polizia riporta Milano e Roma come maglie nere di città pericolose, seguite da Torino e da Napoli. Roma in quest'anno solare ha visto il riaprirsi di una faida tra bande camorriste con un attivo di già 30 morti per omicidio accertati. Secondo il rapporto sulla criminalità del Ministero dell'Interno Napoli e Catania sono le prime per numero di scippi, ma nei borseggi Napoli è ben dietro Venezia, Roma, Firenze, Torino, Milano e Genova con Bologna maglia nera, statistica contestata dal Il Sole 24 ore che vedrebbe Milano più pericolosa di Bologna e Genova.


Senza contare ovviamente le frodi fiscali, che ritrovano la patria nel profondo Nord, in Lombardia e in Veneto in particolare. Il Sito parmatoday.it ha appena pubblicato uno studio secondo il quale, tra le 20 città di pericolose d'Italia, ben 17 sono del Nord. I dati riportati dal vergognoso Adinolfi di 88 omicidi a Napoli, si basano su dati del 2005, anno in cui è scoppiata una faida interna tra il clan Di Lauro e gli scissionisti di Secondigliano.

Come si può facilmente evincere da questa piccolissima porzione di prove, statistiche e dati che vi do, il vero problema è il pregiudizio, fomentato da gente che si lecca i baffi appena può fare il titolone (con complicità di membri esterni, vero signora Lavezzi?), della stessa risma di coloro che esultavano alla notizia del terremoto all'Aquila.

Ripensate a tutto ciò che credevate di sapere su Napoli e sul Sud in generale. Abbiate uno scatto di dignità. Riflettete su certe cose. Lo stereotipo di Napoli e Sud come gironi infernali sono figli di uno Stato criminale e assassino che ci tiene in scacco da 150 anni e ci succhia il sangue, la vita, la cultura e il lavoro.

Credete solo a ciò che vedete con i propri occhi, non a certi individui che si spacciano per giornalisti. I peggiori nemici dei napoletani sono i napoletani stessi, lo dico sempre.

giovedì 17 novembre 2011

Risposta a Beppe Severgnini nella rubrica "Italians" sull'Unità d'Italia

Aprendo "Sette", il settimanale del Corriere della Sera in edicola tutti i giovedì, mi trovo a leggere questa lettera inviata da un certo Umberto Brusco alla rubrica Italians di Beppe Severgnini.

Il nome della lettera non poteva che attirare la mia attenzione: era intitolata "Chi ha voluto l'Unità d'Italia" e il testo è il seguente:




Caro Severgnini, ho appena finito di leggere il libro di Lorenzo Del Boca Polentoni, sottotitolo Come e perché il Nord è stato tradito, e quello di Pino Aprile Terroni, sottotitolo Tutto quello che è stato fatto perchè gli italiani del Sud diventassero meridionali.
Da entrambi si evince che i soli piemontesi, coadiuvati dai loro cugini francesi, volessero l'Unità d'Italia. Il Veneto stava meglio con gli austriaci e il Sud con i Borboni. Le mie domande: chi è che ha voluto l'unità d'Italia a parte i piemontesi? Perché a scuola i testi sul Risorgimento sono ancora così poco fedeli?



Domanda giustissima ed elegante a mio avviso di chi gli ha chiesto, in termini più rozzi, "Chi li vuole 'sti veneti? E perché non si parla della grandezza di Napoli?"

Ed ecco la risposta di Beppe Severgnini:



E se a esser poco fedeli fossero certi libri a tesi? Sarei pronto a scommettere che, alla domanda secca in un referendum ("Volete rinunciare all'Italia unita?"), la maggioranza di noi risponderebbe "No!". Certo, i problemi ci sono e sono grandi: ma le responsabilità sono di tutti. Il clamoroso ritardo del Sud-caso unico tra le regioni svantaggiate d'Europa-è un fallimento collettivo: di tutti noi italiani, dovunque abitiamo e siamo nati. E invece no, non lo vogliamo ammettere. Il nostro motto - da cucire sul tricolore - non cambia mai: "E' stata tua la colpa!". Tanti settentrionali accusano i meridionali, molti meridionali sospettano dei settentrionali, tutti additano il Centro (Roma). E' un modo per non assumersi le proprie responsabilità. E questo sì è davvero molto italiano.


Il sottoscritto non è capace di star zitto leggendo queste cose, per cui stamattina stesso gli ho inviato il seguente messaggio:







Caro Severgnini, ho letto stamattina la sua risposta a Umberto Brusco sulla sua rubrica "Italians". Le vorrei porgere delle domande con la stessa sincerità con cui mi confido ad un amico,se permette, non la solita lettera di pubblicazione. In che modo la rivendicazione della cultura meridionale cancellata dal Risorgimento a suon di deportazioni e distruzioni a tappeto di almeno 81 paesi del Meridione (tra i quali Pontelandolfo a cui sono arrivate tardive e inutili scuse ad agosto di quest'anno), tutte con fonti documentate, cancelli la presa di responsabilità di ognuno? Non crede che invece la riscoperta di una storia gloriosa, soppiantata da una retorica savoiarda prima e fascista poi,sia uno stimolo ad impegnarsi? Se l'unità odierna scontenta sia "gli instancabili lavoratori" veneti che la "feccia fannullona" dei terroni un motivo ci sarà, no? Dire che la Germania ha invaso la Polonia nel '39 equivale ad un esonero di responsabilità da parte dei polacchi e uno scaricabarile sui tedeschi? Perché non dovrebbe essere così anche in Italia? Non crede che l'Italia tutta possa migliorare dal cambiamento di politiche ostili ad aree arretrate come il Meridione (a causa della politica stessa) per poter trovare una risorsa come fece la Germania Ovest dopo la Guerra? Non crede che nell'attualità dovremmo stampare sul tricolore l'espressione napoletana "E je ch'aggia fa!?" ("Io che ci posso fare!?")in segno di impotenza? E non crede che questa stessa impotenza sia acquisita da 150 anni di senso di minorità? I 150 anni di celebrazioni sono stati un'occasione sprecata per rendere giustizia alla Storia. E ancora si è scelto di non agire, molto italianamente. Io avrei tante altre domande da porle, ma io spero che ci rifletta e non importa se non mi dovesse pubblicare (non l'ho scritta per questo scopo). Lei è una persona che vale, non si lasci trasportare da soliti, banali luoghi comuni, la prego.




















Ho scritto nel post, in breve per limite di spazio, tutto ciò che volevo dire. Io torno a ripetere che non credo nei vangeli né nelle Bibbie per cui non prendo per oro colato ciò che è scritto in qualsiasi libro o su internet. E chi mi conosce e chi ha letto anche i miei post precedenti sa bene le misure, talvolta drastiche, che prenderei

nei confronti di meridionali e soprattutto napoletani che non rispettano la propria città e le regole di convivenza civile e morale. Eppure io abbraccio la gran parte delle teorie che vedono il Sud come una grande potenza e ora ridotto in miseria da un manipolo di delinquenti che perseverano negli stessi errori, danneggiando anche se stessi pur di non avvantaggiare l'altro.

E io mi reputo essere un grande responsabile. La riscoperta della grandezza delle mie origini mi ha portato ad avere più rispetto, più civiltà per chi mi sta intorno e per la mia terra e se l'ho fatto io, non capisco perché non debbano farlo anche gli altri. Ci rifletta ancora signor Severgnini.

lunedì 7 novembre 2011

Vergognoso fiume di rifiuti dei Regi Lagni. Ecco come i napoletani uccidono i Borbone più della Lega









Tutto questo è assolutamente vergognoso. Mi lascia basito, esterrefatto. Queste immagini sono la negazione di qualsiasi rivendicazione territoriale e storica che i napoletani vorrebbero fare. Guardate come hanno ridotto i Regi Lagni, fiore all'occhiello dell'ingegneria borbonica, del loro lavoro di bonifica.

E tutto questo è solo una conferma di tutto ciò che ho scritto sul pugno di ferro da utilizzare su Napoli affinché i cittadini vengano rieducati e possano capire di vivere nella città potenzialmente più bella del mondo.

Rileggendo i miei post in cui parlavo di questo, mi dicevo: "Avrò esagerato come al solito. Alla fine, il mito della "razza pura", dell'"essere superiore" non esiste. Il nazismo non funziona. La repressione non paga. Non è questa la via". Ma dopo aver visualizzato questo filmato (mandato in onda, ovviamente senza troppe cerimonie, da tutti i TG nazionali),


mi rendo conto che è meglio tornare sui miei passi. Certa gente (una minoranza neanche troppo ristretta a dire il vero) va distrutta. Deve essere eliminata senza pietà e senza scrupoli. E smettiamo di dare la colpa a Berlusconi, Bossi, Calderoli e compagnia.

Non è certo colpa loro se la gente è tanto incivile e stupida da ridurre in quello stato un capolavoro borbonico fatto da quel Ferdinando II che loro dicono di adorare e che viene rimpianto costantemente.

Chiunque sia dotato di un minimo di coscienza, dovrebbe vergognarsi di vedere quell'orrendo filmato e farebbe mea culpa. Ma ho paura che lo faranno davvero in pochi...

sabato 5 novembre 2011

Alluvione a Genova: ecco perché io non sono solidale.

Da giorni si parla del maltempo che affligge le regioni della Liguria e della Toscana in particolare. Ci sono stati tantissimi danni e 6 morti a Genova con 2 bambine. Non serve entrare ancora più nei dettagli con Quarto Grado, l'onnipresente Barbara D'Urso, La vita in diretta e altra robaccia in agguato 24 ore al giorno per speculare su questa tragedia.

Sono arrivati soccorsi, fondi extra, sono stati aperti numeri speciali ed iniziative per donare soldi alle popolazioni colpite, com'è giusto che sia e come dovrebbe essere per tutto. Ma c'è un particolare: gli aiuti e la solidarietà, neanche a dirlo, sono sempre ad orologeria.

Invito tutti a vedere le condizioni in cui versano quartieri periferici di Napoli come Poggioreale o Gianturco ogni qualvolta cade una goccia di pioggia in più. A volte è accaduto che la pioggia portasse a valle addirittura tombe del famoso cimitero.

Ma a nessuno importa nulla di questo. Ma c'è dell'altro. I territori calabresi, basilicatesi e salernitani sono molto fangosi, hanno un terreno molto instabile e non sono così insolite frane e alluvioni.

Qualche mese fa, ricordo, nel salernitano ci fu una terribile alluvione che costrinse gli abitanti a rimanere senz'acqua corrente per almeno due settimane. Risultato: nessuno ne ha mai parlato neanche a parte le testate dei quotidiani locali. E che dire delle quotidiani alluvioni nei territori paludosi della Basilicata e della Puglia?

Ma nessuno fa niente per la popolazione meridionale. Se muore uno del Sud è come se fosse morto un topo o una mosca. E meno male che, secondo i commenti su You Tube, per le vie del capoluogo ligure galleggiavano divani gettati per strada dai cittadini (strano, ero convinto che succedesse solo a Napoli...).

E poi, diciamo la verità, se Napoli subirà una calamità simile, importerà a qualcuno? Ci sarà solidarietà? Ci saranno raccolte fondi, numeri speciali o iniziative? No, al contrario. Il giorno in cui il Vesuvio erutterà (purtroppo inevitabile) sarà dichiarato senz'altro festa nazionale. E allora, mi chiedo, perché dovrei dare solidarietà e aiuto a chi non lo dà mai? Perché devo mostrare rispetto per i nostri carnefici?

E, proprio mentre sto scrivendo questo post, arriva un tweet di Angelo Forgione, giornalista molto famoso in ambienti meridionalisti e antirisorgimentali. Il tweet è il seguente:


ALLUVIONE A GENOVA, E PAOLO VILLAGGIO DICE CHE È COLPA DEL SUD. Sono veramente nauseato! Ascoltatelo.


Direi che capita proprio a fagiolo. Ecco come è ricambiata la solidarietà. Io di certo non l'ho data, mai la darò. Dispiace, ovviamente, per i morti comunque innocenti ma non più di questo. Concludo copiando parola per parola il post di Angelo al riguardo:

Attenzione, questa è una denuncia convinta, non un pianto sterile. E per dimostrarlo bisogna ricordare a Paolo Villaggio, vittima della peggiore retorica risorgimentale, che i Borbone erano avveduti anche nella prevenzione delle alluvioni.
Basterebbe citare i “Regi Lagni”, un’opera di bonifica che consentì di porre un argine alle inondazioni nelle campagne del Casertano e del Nolano, dando nello stresso tempo fertilità alle aree agricole attraverso un’irrigazione regolata da canali e diramazioni. La raccolta delle acque piovane e sorgive convogliate dalla zona nord di Napoli verso la provincia per poi sfociare in direzione del mar Tirreno, tra la foce del Volturno e il lago Patria, è un’opera di alta ingegneria geologica, ancora utile oggi se non fosse che è diventata con la gestione moderna, che certamente borbonica non è, una discarica a cielo aperto da maltrattare con sversamenti illegali.



E cosa dire dell’Arena Sant’Antonio, un alveo costruito dai Borbone affinchè la città di Napoli non si allagasse? Utilissimo fino al 1990, anno in cui è stato strozzato dai lavori dei mondiali di calcio “Italia ’90″, cioè lo Stato italiano e non i sudisti o i Borbone. Un alveo a cielo aperto in alcuni tratti per convogliare le acque reflue, tombato in altri, lungo 4,5 chilometri; che dai Camaldoli, nei pressi dell’Eremo Benedettino, scende a Soccavo e a Fuorigrotta sboccando in mare sulla spiaggia di Coroglio. Tutto questo ora avviene con enormi difficoltà a causa delle sezioni non uniformi, dellle pendenze variabili, del sovraccarico dovuto alla selvaggia urbanizzazione della collina vomerese e dei manufatti obsoleti, non per colpa dei Borbone. E fino a qualche anno fa, quando si intervenì per limitarne i danni dei Mondiali, gli spogliatoi dello stadio si allagavano ad ogni pioggia leggermente più intensa.
E poi la bonifica delle Paludi Sipontine, del bacino inferiore del Volturno, l’inalveazione del fiume Pelino, la colmata dei pantani del lago di Salpi e tanti altri interventi dovuti al fatto che i Borbone sapevano benissimo che la componente lavica del territorio meridionale, che tanto rendeva fertile il suolo, necessitava di sostegno per la sua friabilità. E per impedire i franamenti a valle, attuarono la deviazione e l’accoglimento in vasche e bacini delle acque straripanti a valle.




twitter @TDarkGladiator

venerdì 28 ottobre 2011

La morte di Gheddafi. Dall'antichità il complotto ancora persiste.







Girando per Internet ho trovato questo video su Gheddafi, recentemente ucciso dai "ribelli" libici. Nel video si descrive un Gheddafi che è l'esatto opposto del mostro che si dedica solo alle infermiere sexy e che trucida chiunque la pensi diversamente da lui.

Viene descritto come un eroe, come un salvatore dell'Africa dalle grinfie Occidentali, come colui che si è sacrificato per il popolo libico, che è stato assassinato dalla NATO. E non è il solo a pensarla in tali termini. Girando per la Rete, si può notare uno stuolo di utenti

fermamente convinti o della legittimità e della giustizia del governo di Gheddafi(anche se non ho visto tanta difesa quando ha incontrato Berlusconi) o che il cadavere mostrato alla tv è in realtà suo figlio. Questa gente fa parte della schiera di persone (sono sempre le stesse) che divulgano la storia dell'11 settembre come auto-attentato di Bush

realizzato in modo tale da avere un'ottima scusa per invadere terre ricchissime di petrolio e che Osama Bin Laden non è mai esistito, e, di conseguenza, non potrà mai essere stato ucciso (e di quest'ultima teoria condivido un bel po' di cose).

Era inevitabile che la storia si ripetesse anche a proposito di Gheddafi e della guerra in Libia. Così, dopo le teorie che vedrebbero Jimi Hendrix, Hitler, Elvis Preasley ancora vivi, Micheal Jackson ucciso dal suo medico personale e Walt Disney ibernato in una cella, anche questa vicenda è stata oggetto di varie speculazioni al riguardo.

La teoria del complotto non ha inizio e non avrà fine. Essa non è mai nata. E' sempre esistita (mi scusino i cristiani per la mia citazione rubata). Fin dall'inizio dell'uomo si sono avute dispute irrealizzate con tantissime teorie tra esse contrastanti.

Mi riferisco, ovviamente, al misterioso "anello mancante" tra Homo Sapiens e la nostra specie evoluta: l'uomo di Neanderthal. Come è potuto scomparire all'improvviso, estinguersi senza lasciare eredi? E, tornando ancora indietro, come si sono estinti i dinosauri?

La versione più acclarata dalla scienza è che la loro estinzione è avvenuta in seguito ad una glaciazione che ha fatto sparire il cibo commestibile per loro, oppure un'altra più "spirituale" è che si siano estinti grazie ad una pioggia di meteoriti, evento che, secondo molti "apocalitto-complottisti" si ripeterà estinguendo la razza umana.

Andando molto molto più avanti nella Storia dell'uomo, la teoria del complotto ha trovato terreno fertile nel Medioevo. L'abbandono improvviso di Carlo V, l'assassinio di Thomas Becket nella Cattedrale di Canterbury, le varie uccisioni all'ordine del giorno di papi, re, imperatori e vescovi hanno dato adito a tante storie intorno a molte organizzazioni esoteriche (Illuminati, primi scorci di Massoneria, Opus Dei e tantissime altre).

E, con modalità differenti, con motivazioni diverse e con diversi intenti, questi complotti (o pseudo-tali) hanno perdurato fin'oggi. Ebbene, io dopo aver letto numerosissimi libri sull'esoterismo, sulle società segrete, su riti iniziatici e quant'altro sono arrivato ad un'unica conclusione certa: la teoria del complotto non potrà mai essere né smentita né confermata. La sua definizione la destina a rimanere in un limbo dove tutto e il-contrario-di-tutto coesistono senza alcun problema

e dove nessuno potrà esprimere delle considerazioni veritiere al riguardo senza essere coinvolti direttamente a meno di non cadere nella banalità e nella superficialità. Per cui, io scelgo la fronda dinnanzi a qualsiasi argomento. Non possiamo conoscere la verità. La Verità (con la "V" maiuscola) esiste, ma è a noi incomprensibile, una specie di metafisica kantiana tanto per intenderci.

E vi pongo un altro dubbio. Come immaginiamo, tra 200-300 anni, la futura Storia di questo momento dell'Italia? Quest'epoca sarà descritta come un'oasi di pace oppure una trincea? Ad esempio, Berlusconi visto, in un modo o nell'altro, come un danno arrecato all'Italia, come sarà descritto?

Probabilmente la storiografia ufficiale vedrà questa come un'epoca travagliata e Berlusconi non certo una figura positiva per le sorti del Paese. Ma non credete che fiorirà una letteratura parallela in difesa di Berlusconi e dirà che l'Italia viveva in pace e nel benessere grazie a lui?

E, quindi, chiunque vedrà Berlusconi come un male, in futuro, sarà visto come un "conformista", uno "schiavo", un "lobotomizzato" solo perché segue ciò che la Storia dice, a prescindere da come la pensa per davvero. E coloro che vedranno Berlusconi come un bene diventeranno degli "eroi oppressi", degli "intellettuali incompresi", dei "divulgatori della verità".

E si arriverà al paradosso che, un domani, Berlusconi potrà essere davvero un martire del libero pensiero quando ora è l'impegnato numero uno nel reprimerlo. E la stessa cosa sarà per tutto. Noi studiamo, impariamo il passato dai vincitori. Non sapremo mai la verità a proposito di alcunché. E ad esprimere questo pensiero sono i più grandi filosofi esistenti, da Voltaire ad Hegel, passando per Eco e Orwell.

E ora dirò una cosa che mi farà un bel po' di nemici tra le schiere dei meridionalisti: che ne direste se per il Regno delle Due Sicilie fosse avvenuta la stessa mutazione che ha subito Berlusconi? E se noi stessimo dando fede ad una storia parallela ma messa in giro da gente non molto raccomandabile?

Alla fin fine, se proprio dobbiamo analizzare la vicenda con obiettività, la storia del Sud ricco e depredato e del Nord demoniaco e ladro sembra fatta apposta per coloro che non fanno altro che delegare ad altri le proprie responsabilità? Non sarebbe la cosa più bella del mondo pensare che non siamo responsabili di nulla ma siamo solo povere vittime? Non c'è cosa più rilassante e soddisfacente dal mio punto di vista.

Tutto questo l'ho voluto dire per dimostrare che la Storia non esiste, che esiste solo un "Geist", uno Spirito Guida degli Eventi che fa sì che in modo assolutamente casuale, gli eventi si ripetano sempre facendo credere alla generazione vivente di avere in mano la scoperta più assoluta.

E, inoltre, vi rinnovo l'invito a non prendere nulla per oro colato nulla di ciò che vedete o sentite. Non fidatevi mai di nessuno.


venerdì 14 ottobre 2011

Trovati preservativi e fazzoletti sporchi sulla tomba di Virgilio. LA MISURA E' COLMA!

Il titolo dovrebbe bastare di per sé. Non ci dovrebbero essere altre parole. Lo scempio purtroppo non conosce fine. E, ironia della triste sorte, la situazione è talmente appropriata che appare metaforica; nessuno ci avrebbe più pensato ormai: dei ragazzi patetici, inutili, parassiti esibizionisti abbandonano dei profilattici e dei fazzoletti che hanno asciugato tutto tranne che il naso sulla tomba di Virgilio.

Segno metaforico della rozzezza, del disamore, della mancanza di ideali e di educazione della gente napoletana verso la propria città e verso lo sterminato patrimonio storico-artistico che la città offre, patrimonio che non ha rivali in tutto il mondo.

E' senz'altro una delle notizie più sconvolgenti che io abbia mai letto, e io ho visto i terremoti dell'Aquila e del Giappone, le stragi dell'11 settembre e della Norvegia, ma innanzi a questa notizia mi sono davvero sentito piccolo, impotente, indifeso.

Se è difficile intraprendere una qualsiasi battaglia contro qualcuno o qualcosa, è impossibile dare battaglia a sé stessi e pretendere di vincere. Gente così è la negazione di buona parte della retorica meridionalista crescente, che addita nella mancata conoscenza della reale storia del Risorgimento le cause di tutti i mali del Sud.

Balle! Come si può sperare in un cambiamento con simili persone? Non c'entra nulla il tipo di cultura che hanno ricevuto, perché queste persone non ne hanno avuta alcuna, ufficiale o meno che sia e posso assicurare che non hanno la minima idea di chi siano personaggi come D'Azeglio, Mazzini, Salvemini, Nitti o qualsiasi altro personaggio risorgimentale e postrisorgimentale,

conosceranno massimo Garibaldi e Cavour per via delle piazze a loro dedicate che si trovano al cuore della città. Non so spiegare il perché del passaggio da civili e colti borbonici a simile feccia. Ci vorrebbero anni ed anni di studio di antropologia per saperne qualcosa.

Mi viene in mente quello pseudo-scienziato chiamato Richard Lynn che "dimostrò" con i suoi "studi" che i settentrionali fossero più intelligenti dei meridionali e quindi antropologicamente superiori. All'epoca, ricordo, rimasi davvero scioccato da una notizia del genere, ma dopo tanto tempo mi trovo costretto a rivalutare l'ipotesi che avesse ragione:

Io non ho mai né visto né sentito di una popolazione come quella napoletana che autodistrugge sé stessa e la sua città nella più profonda indifferenza generale. Lo fa e basta, senza chiedersi troppi perché, senza farsi troppo domande, senza porsi dubbio alcuno.

Il problema, però, è che c'è una porzione enorme della cittadinanza che rispetta le regole, ragiona, lavora e di certo non farebbe mai niente del genere. E io ritengo che quella grossa fetta di popolazione vada protetta, salvaguardata, tutelata ed incoraggiata.

Per fare ciò, bisogna eliminare queste persone che sono incivili, irrispettose ed ignoranti. Gente che tenta sempre di fregare il prossimo e di fare i furbi. Gente che merita la più dura e spietata repressione. Questa gente dovrebbe imparare a rimpiangere Mussolini, dovrebbe tornare il fascismo solo per loro, per liberare la città da simile feccia.

E non a caso questi idioti, che sono parecchi ma pur sempre in minoranza, si fanno sentire in maniera molto maggiore della gente perbene. Se Shakespeare diceva il vero a proposito della goccia di male sufficiente a contaminare un oceano di bene, figurarsi centinaia di migliaia di gocce.

A causa loro tutt' Italia ha qualcosa da ridire sui napoletani. Se tutti provano rancore verso una sola singola città, gli abitanti di tale città dovrebbero porsi qualche serio dubbio. E non sto parlando dei mentecatto leghisti, dei lobotomizzati del calcio e di qualche invidioso infetto dal complesso di inferiorità. Lasciamo perdere simile gentaglia.

Io mi riferisco a tutto il resto. Pochi sono veramente neutrali nei confronti di Napoli: o la si ama o la si odia. Ebbene, io la amo da impazzire, è la cosa che più conta al mondo dopo la mia famiglia e sono pronto a tutto pur di farla tornare in cima al mondo come era solo 150 anni fa.

Mi rincresce che abbiano chiuso il campo di concentramento di Fenestrelle: vedendo simili comportamenti, una mezza idea di come riutilizzarla ce l'avrei.

lunedì 19 settembre 2011

San Gennaro ha fatto il miracolo: è davvero protezione o ennesimo strumento di controllo sulla popolazione?

Come (quasi) tutti gli anni, si è ripetuto per l'ennesima volta il cosiddetto miracolo di San Gennaro, patrono della città di Napoli. L'evento consiste nel fatto che il sangue di San Gennaro, conservato in un'ampolla nel Duomo di Napoli, per qualche minuto diventi fresco nuovamente, dopodiché ritorni al suo stato coagulato.


Il fenomeno è stato analizzato a lungo da molti scienziati, senza, tuttavia, trovare spiegazioni plausibili, salvo teorie complottiste su sostanze chimiche aggiunte i giorni precedenti da mano umana. Diventa, quindi, difficile dare una spiegazione moderata: o si è devoti fedeli al santo o si è scettici fedeli alle teorie del "complotto".


E' da dire, però, che oggettivamente si sono ci sono state alcune spaventose coincidenze che segnano un punto a favore dei devoti (alla religione). Difatti, il mancato miracolo di San Gennaro ha portato ad avvenimenti catastrofici nel corso della storia di Napoli, l'ultima volta sembrava fosse venuta l'apocalisse: i fenomeni eruttivi, iniziati nell'agosto 1943, finirono il loro ciclo nel 1944, in concomitanza con la guerra, con i bombardamenti e con la fame.


Ancora andando indietro nel corso dei secoli, si registrano epidemie di colera, terremoti, peste e altri guai veri e propri, sempre quando San Gennaro non compiva alcun miracolo, anche se le fonti storiche sono sempre poco attendibili in quanto facilmente alterabili dalla Chiesa e dai vescovi (i gesuiti e i C.Op. sono capaci di questo e molto altro).


Invece, le teorie che tentano di smascherare questo fenomeno si basano su alcuni esperimenti portati avanti dal Cicap, che hanno scoperto una miscela di elementi chimici che, se ben combinate, danno vita ad un tipo di composto "tissotropo", ossia che risponda alle caratteristiche proprio del sangue. Un esempio è il ketchup, che diviene quasi liquido subito dopo l'agitamento. Ancora, un esperimento della Federico II ha dimostrato che in tali condizioni di conservazione, il fenomeno della ricoagulazione è possibile con il sangue di chiunque.


Quindi, in base a tutto ciò, anche coloro che sono scettici (e con un minimo di cervello), o comunque che non sono cattolici,sono costretti a prestare molta attenzione a questo appuntamento così strano e così misterioso, lontano dai miracoli "classici" che consistono, appunto, in degli eventi incredibili, inaspettati e inspiegabili; questo è un miracolo che dà appuntamento ai fedeli in tre giorni diversi dell'anno.

Personalmente io ho un'idea di religione molto varia ed eclettica. Occorrerebbe molto spazio per dare fondo a tutte le mie convinzioni e teorie al riguardo. Ma penso sia superfluo elencarle tutte in quanto questo fenomeno non determina certo un giudizio generale riguardo a tutte le religioni del mondo: sarebbe troppo generalizzante e semplicistico.

Inoltre ritengo sia inutile fare i professorini saccenti: nessuno è in grado di dimostrare la verità e di farla comprendere a tutti, all'unanimità. Non ci sono riusciti preti, vescovi, scienziati, papi, leader politici e non ci riusciremo neanche noi discutendo su questo blog. Penso solo ad analizzare la realtà così com'è.

A dire il vero, l'unico modo per conoscere la verità è il seguente: aspettare che San Gennaro non compia il miracolo e constatare che a Napoli non è accaduto alcunché di catastrofico. Si potrebbe, certamente, ribattere che in tutti questi anni che il miracolo è avvenuto regolarmente, non è che chissà che benefici Napoli ne abbia tratto, anzi.

Ma qui si va anche oltre la religione o la scienza. E' sempre questo l'Eterno Conflitto che la persona saggia dev'essere in grado di aggirare e di prendere le cose migliori dall'uno e dall'altro. Si dovrebbe usare la religione come una guida spirituale in grado di rendere persone migliori, di creare una morale, una rettitudine, un comportamento specifico per ognuno e tali cose non sono che da trovarsi nel cuore di ognuno.

Ignorante è colui che crede ad un dio-re di qualche terra o qualche cielo conquistato e che crede solo per timore, o per ascoltare la propria ignoranza che non consente di produrre ragionamenti e si vede, insomma, costretto a rimettersi a qualcosa di immaginario (o meno) molto più grande e potente di lui, di crogiolarsi in una sorta di timore reverenziale e amare e odiare al contempo quell'ipotetico Essere Supremo.

Ignorante è anche colui che si chiude in un razionalismo cieco (paradossalmente, potremmo definire "razionalismo irrazionale") e che crede nella religione come delle semplici favolette che servono a prendere in giro la gente. La loro presunzione, la loro presunta intelligenza superiore rispetto a coloro che credono che sono "addormentati", "lobotomizzati", "drogati" o "illusi" li acceca al pari del fanatico religioso che vede Dio e Satana ovunque. Essi, molto spesso, sono persone senza alcun tipo di morale e senza alcun fondamento neanche scientifico.

Le loro arie di superiorità allontanano anche i libri più elementari da loro. Non si "abbassano" a leggere, ad esempio, un libro che parla di Templari e Santo Graal credendo si tratti di una specie di "Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda", non hanno mai sentito parlare di eminenti scienziati della scholastica, della noetica, di filosofi del calibro di Hegel, Platone, Plotino, Leibniz, San Tommaso, Sant'Agostino (questi due in particolare) che erano convinti che uno Spirito, un Geist, un Aldilà, un Essere Supremo, una monade, un archè, un fatalismo esisteva.

Ed essi erano immensamente più intelligenti e colti di loro: di questa gente esiste in quantità industriale e vorrei proprio sapere come si fa a dare l'etichetta di "ignorante" e "lobotomizzato" ad uno come San Paolo o Sant'Agostino. Probabilmente solo perché sono accettati come santi dalla Chiesa cattolica. Si diffidi anche di queste persone.

Questo è il punto. Non bisogna riconoscersi in nessuna delle due categorie, a mio avviso. Io di sicuro non sono cattolico e la mia concezione religiosa e spirituale è davvero troppo complessa per poterla ridurre ad una sola frase o etichetta. Ma io di certo ho tirato un bel respiro di sollievo quando ho sentito che San Gennaro aveva fatto il miracolo. Non mi vergogno di dirlo. Non ho alcuna voglia di risolvere il dilemma Scienza-Fede sulla pelle della mia città.